Olimpico, il 'Nocciolinaro' salvato dai tifosi di Lazio e Roma

Serie A

Dopo 50 anni di lavoro nelle curve di Roma e Lazio il famoso 'Nocciolinaro' rischia di restare fuori dall'Olimpico per mancanza di licenza. Ha pianto davanti ai cancelli dello stadio, l'intera città si è mobilitata: "Che problemi vi crea?". Ma dopo l'appello dei tifosi potrebbe rientrare domenica

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La cosa più curiosa è che nessuno sa il suo nome, neanche dopo aver cercato un po’ sui social, dove tutti lo conoscono così: “Er Nocciolinaro dell’Olimpico”. Il soprannome di una vita, come ‘Paguro’ o ‘Gamberetto’. Ognuno lo ricorda a modo suo. Il suo vero nome dovrebbe essere Rolando, condizionale d’obbligo, anche se altri tifosi dicono Roberto.

Nessuno conosce il suo vero nome, ma le tifoserie di Roma e Lazio si sono unite: “Er Nocciolinaro” rischia di non lavorare più all’Olimpico dopo 50 anni, non ha la licenza per poter vendere lupini e soprattutto noccioline, stare nelle curve durante le partite. “Fatelo lavorare”, dicono i laziali che frequentano la Nord. “Che problemi vi crea?”, incalzano i romanisti dalla Sud. Uniti per un’icona del tifo della Capitale, laziale e romanista.

La protesta è arrivata fino a Trigoria, tant'è che per i giallorossi non ci sarebbe alcun problema: Rolando può continuare a vendere le sue noccioline (era stato fermato dagli steward durante una partita della Lazio perché sprovvisto della licenza).  La prova definitiva si avrà soltanto domenica con Lazio-Atalanta, ma sembra che la storia di Rolando continuerà. Per Roma, Lazio e per il Coni non ci dovrebbero essere problemi. 

L'appello dei tifosi di Lazio e Roma

Il ‘Nocciolinaro’ è stato il simbolo di tanti sabati e domeniche vissute allo stadio, tra adulti e bambini. E’ vero, non ha la licenza e la legge va rispettata, ma è lì da 50 anni, ha visto i Mondiali del ’90 e gli scudetti di entrambe le squadre, i tifosi hanno invitato chi di dovere a chiudere un occhio. Qualcuno l’ha visto piangere prima di Roma-Udinese del 13 aprile, seduto sulle scalette fuori lo stadio, con la testa china e gli occhi tristi, accanto alle sue noccioline. I baffi ‘curati’ e la maglietta a mo’ di canotta, con le maniche tirate su.

I calzini lunghi dove conservava le monete per paura di perderle, i ‘soldi spicci’. Poi quei famosi 'lanci' di noccioline da un seggiolino all'altro con precisione assoluta, tra i cori e gli applausi della gente, la sua. L’appello dei tifosi si è sparso velocemente sia sul web che sulle radio romane, dove decine di ascoltatori sono intervenuti in diretta per dire la loro. “L’Olimpico è casa sua, non toglietegliela”.