Appena compiuti i 45 anni, l'ex arbitro bergamasco ha presentato l'autobiografia "La mia regola 18" nella quale ha ricordato la malattia che lo coinvolse nel 2012: "In Milan-Juventus di Coppa Italia ero a terra, mia moglie Daiana mi prese per mano e mi convinse a continuare"
"In Milan-Juventus di Coppa Italia, l'8 febbraio 2012, ero a terra. Mia moglie Daiana mi prese per mano e mi convinse a continuare". L'arbitro bergamasco Paolo Silvio Mazzoleni, 45 anni compiuti oggi, a carriera appena conclusa rivela di aver superato lo scoglio del cancro: "Arbitrai Fiorentina-Udinese la domenica prima, il lunedì entrai all'Istituto dei Tumori di Milano per l'operazione e per il mercoledì rifiutai il cambio di designazione offertomi dal designatore Stefano Braschi", ha ricordato Mazzoleni presentando al cineteatro dell'oratorio di Colognola (il quartiere d'origine) l'autobiografia "La mia regola 18" a cura dei giornalisti Giorgio Burreddu e Alessandra Giardini (Absolutely Free Libri).
"È stata una scelta di vita, allietata tre anni dopo dalla nascita di mio figlio Riccardo", ha proseguito il fischietto bergamasco, fratello d'arte. In chiusura, un'attestazione d'affetto per tre colleghi e una battuta: "Con Piero Giacomelli (presente alla serata, ndr), Daniele Orsato e Luca Pairetto è amicizia vera, basta uno sguardo per intendersi. Il futuro? Non so se farò il pensionato o la mia sezione Aia mi darà incarichi. Di sicuro non mi vedrete a commentare i rigori in tv, la categoria arbitri nel piccolo schermo è in overbooking. Ho 45 tatuaggi, ma mi voglio tatuare anche le 210 partite in Serie A".