L'allenatore rossonero in conferenza alla vigilia della sfida contro la Fiorentina: "Questa squadra è mia al 100%. Il 4-3-3? Non cambieremo modulo. Gigio, che personalità". Sui pochi gol segnati: "Prima creavamo poche occasioni". Milan-Fiorentina, diretta esclusiva Sky domenica 29 settembre alle ore 20:45 su Sky Sport Uno
Mi è piaciuto, sa giocare e sa cucire. Quello che il Milan ha saputo fare in percentuale a farlo a Torino deve riuscire a moltiplicarlo nel tempo. In 95 minuti ci sono anche momenti di sofferenza.
La squadra la sento assolutamente mia, che poi è dei tifosi e non è mia. Donnarumma è un grande professionista, con professionalità da vendere. Ha sempre saputo reagire alle critiche, è un fuoriclasse. Sa che siamo sottoposti sempre alle critiche, anche quando vinciamo perché magari non siamo stati convincenti. Penso che non si debba porre nemmeno più l'accento.
La produzione offensiva è stata buona. Hernandez è sempre proiettato ad attaccare e va disciplinato, è un grandissimo giocatore che ha bisogno di acquisire equilibri che poi lo renderanno un po' più forte. Calabria ce l'ha e Rodriguez e Conti pure, bisogna comunque garantire solidità difensiva. Il Milan ha un modo di difendere che non può prescindere dall'aiuto collettivo.
I malumori e le critiche le capisco. Il Milan raccoglie milioni di tifosi e ha una storia. Io ho il dovere di continuare a lavorare con impegno e serietà, cercando di migliorare le performance della squadra.
I parametri sono tutti positivi. È stata fatta una comparazione nello storico individuale e i dati sono ottimi.
Paquetà sta bene, si sta allenando con la squadra. Quelli che giocano meno non sono contenti, ma hanno un atteggiamento professionalmente di un certo livello. Nessun manifesta insoddisfazione plateale.
Sono dettagli, ma voi vi focalizzate sempre sull'ultimo frame. Sul primo gol non ci sono responsabilità di nessuno. Musacchio in quell'occasione ha avuto un comportamento ottimale, ma c'era qualcosa di sbagliato prima che non posso dire. Sul secondo invece quando abbiamo perso i riferimenti iniziali non c'è stato filtro, mancavano una serie di marcature preventive. I gol subiti sono figli di un lavoro collettivo non fatto bene che ci ha penalizzato oltre misura. È impensabile non far tirare gli avversari.
No, Piatek l'anno scorso ha fatto tanti gol. Non ci sono paragoni da fare, sono state annate e situazioni diverse. Io ai miei attaccanti faccio vedere i loro video.
Hernandez ha spessore fisico, è propositivo, ma è stato fuori un mese e mezzo. Bennacer idem, vale lo stesso discorso. Non ho rammarico. Quelli che hanno giocato prima non sono da meno, mi preoccuperei se fosse così perché significherebbe giocare solo con undici giocatori in rosa. La fiducia è un discorso più complesso. Io 22-23 anni fa ho fatto anche io il dirigente, so come pensa un club. Se si è ritenuto di esporsi in un determinato modo, avrà fatto le sue valutazioni.
Vero, ma bisogna continuare a lavorare tanto, i nuovi come i vecchi. Le sintonie devono essere sviluppate ancora molto.
Si prende una strada e si porta avanti, a me non piace molto cambiare perché si perdono riferimenti e si gioca meno di collettivo. Dobbiamo proseguire in una direzione. Il 4-3-3 o il 4-3-1-2 alla fine sposta poco. Sono le caratteristiche dei giocatori che determinano. Non vince il modulo. La Juventus di Allegri ha vinto sette scudetti cambiando modulo mille volte.
Non siamo stati ad organizzarci e abbiamo messo la linea difensiva più a repentaglio. Giocando il 4-3-3 dobbiamo essere bravi a portare giocatori vicino a Piatek, ora ci sono diverse dinamiche rispetto a prima. La squadra vive di equilibri e questo è importante per non aspettare l'avversario. Dietro tutto questo c'è un lavoro certosino che i miei giocatori sono attenti a perseguire. Io sono molto esigente, io so che ci sono tanti piccoli dettagli. La giustificazione è intervenuta per spiegare la produzione offensiva, a Torino non è successo perché la squadra ha prodotto meglio.
Si può anche difendere migliorando con il possesso palla, perché se la palla ce l’ho io inevitabilmente l’avversario crea meno occasioni. Dobbiamo essere bravi a gestire meglio il possesso. Dobbiamo valutare ogni singolo calciatore, oggi faremo un’altra valutazione e domani deciderò. Sarò attento alla risposta fisica di ognuno.
Piatek in quella posizione ritrova il suo habitat, è abituato a giocare lì. Leao penso che abbia le caratteristiche per essere schierato più largo. Poi l’intesa tra due calciatori è spesso figlia delle loro qualità. Dobbiamo portare tanti giocatori nella metà campo offensiva. Entrambi i giocatori sanno trovarsi gli spazi più consoni per le loro caratteristiche. Loro si intendono, come con altri: questo non esclude gli altri.
Prima era giustificato perché le occasioni per tirare in porta non le avevamo create, contro il Torino abbiamo avuto diverse occasioni e supremazia territoriale. Non si può fare di tutte e cinque le partite la stessa analisi. Per me non c’è un problema con gli attaccanti.
Sono tutte complicate, non ci sono partite semplici. Da diversi anni è così. La mentalità deve fare la differenza. Ai miei calciatori dico di rispettare ogni avversario e di stare sempre in propensione offensiva, che è la cosa più importante.
Al di là delle scelte, siete molto attenti ai singoli mentre io mi preoccupo più di come la squadra recita la parte nel complesso. L'obiettivo fin dal primo giorno è giocare a calcio, fare la partita, gestire i tempi e averne il controllo. L'atteggiamento della squadra è stato di grande convinzione. Il dettaglio può far saltare il banco e in questo caso è non aver chiuso la partita.
Abbiamo avuto il torto di non chiudere la partita, di non ammazzarla. Era quella la strada per portare a casa la vittoria e abbiamo perso alcune coordinate, complice anche alcuni dettagli che hanno spostato la partita in altra direzione. Per buona parte della gara mi sono divertito. La gestione di alcuni momenti non è stata ottimale. Il giudizio sulla partita risente come sempre del risultato.
Mi ha fatto piacere, ma parto dal presupporto che ai calciatori non si può mai mentire perché l'allenatore trasmette con le parole e con i sentimenti.