Condò: "La vera sfida di Ibrahimovic è migliorare i suoi compagni al Milan"
Serie APaolo Condò ha parlato dell'operazione che ha riportato lo svedese al Milan: "Il 5-0 subìto a Bergamo è il momento che ha sciolto ogni dubbio. I rossoneri avevano bisogno di un giocatore dal grandissimo carisma. Non mi stupirebbe vederlo titolare già contro la Samp"
A San Siro, per la sfida con la Sampdoria, ci sarà il pienone. C'è tanta voglia di Milan, come sempre. A maggior ragione se si tratta della prima partita al rientro dalla sosta e se in campo ci potrebbe essere un certo Zlatan Ibrahimovic. Pioli lo schiererà subito titolare oppure lo farà partire dalla panchina? Il grande dilemma è già sulla bocca di tutti. Per adesso l'allenatore rossonero gli ha dato subito fiducia, anche se si trattava di un'amichevole contro la Rhodense, squadra di Eccellenza. Lo svedese lo ha ripagato andando subito in gol, ma sa che in Serie A sarà più difficile: "Il 5-0 subito a Bergamo è il momento che ha sciolto ogni dubbio sulla necessità che questa squadra aveva di abbracciare un giocatore dal fortissimo carisma - ha spiegato Paolo Condò negli studi di Sky Sport - prima di quella partita il Milan si stava risollevando, aveva fatto vedere qualche piccolo miglioramento. A Bergamo, invece, è stato dimostrato che, davanti alle difficoltà, la squadra non ha la forza morale per risalire la corrente. Non a caso Ibra ha detto che le chiamate sono arrivate soprattutto dopo Bergamo". Lo sguardo ora va alla gara con la Samp appunto: "Non mi stupirei di vederlo titolare nonostante il ritardo di condizione. La situazione lo favorisce, perché il Milan giocha in casa davanti a 60mila persone e contro una squadra che gli sta sotto in classifica. Mi sembrerebbe strano dovesse rimanere in panchina".
"Non sarebbe mai andato via"
Tante le offerte arrivate all'attaccante 38enne dopo la fine della sua esperienza in MLS, ma lui ha voluto l'Italia: "Il Milan era la squadra alla quale era molto affezionato - ha continuato Condò - l'ha riportato alla vita dopo il catastrofico matrimonio con il Barcellona di Guardiola, un'operazione disastrosa. E riportarlo in rossonero fu l'ultimo grande colpo di Galliani, che lo acquistò ad una cifra irrisoria (24 milioni). Zlatan non se ne sarebbe mai andato. Parliamo di uno che fino al Psg è stato il terzo giocatore al mondo dopo Messi e Ronaldo, o almeno il terzo attaccante. Poi fra l'esperienza allo United, dove comunque ha vinto, e quella in America, si sono inseriti altri personaggi e oggi ha 38 anni. Non è più forse da Real, Liverpool o Barcellona, ma la sfida di riportare il Milan in una posizione più dignitosa come l'Europa League è stimolante. Il distacco dall'Inter? Sicuramente vorrà cercare di diminuirlo, ma i nerazzurri e la Juve ora appartengono ad un altro pianeta".
"La sfida è migliorare i compagni"
Ibrahimovic è stato preso per la sua forza e il suo carisma, ma anche per la capacità innata di migliorare chi gli gioca vicino: "Lui è un uomo molto intelligente e sa perfettamente che ha 38 anni - ha concluso Condò - in conferenza ha citato un gol da 40 metri segnato con i Galaxy, perché quella è classe e rimane. Ti rendi conto però che fai fatica ad arrivare fino alla porta, ma hai altre armi, altre frecce. La sua missione sarà migliorare i compagni. Se in questi sei mesi dimostrasse di riuscirci, sarebbe una vittoria. Faccio un nome, ovvero Leao. Ha dimostrato qualche lampo degno del vecchio Milan. Gli sprazzi tecnici che ha dimostrato puoi chiedere ad Ibra di svilupparli. Punterei su di lui e non su Piatek".