Stadio Milano: Inter, Milan e Comune più vicini sul nuovo San Siro

Serie A

Alessandro Acton

Si è concluso l'incontro a Palazzo Marino tra Inter, Milan e Comune di Milano. I club hanno presentato il nuovo piano di fattibilità economica, con una novità: sono disposti a pagare il diritto di superficie a partire dal primo anno, riconoscendo anche il valore del vecchio Meazza

Un diritto di superficie che tenga conto anche di ciò che rimarrà del vecchio Meazza, da pagare da subito. Questa la principale novità della riunione tecnico-economica a Palazzo Marino tra Milan, Inter e Comune, per discutere dell'area di San Siro e in particolare di cosa sarà del vecchio stadio. Una riunione potenzialmente importante, ma mediaticamente a telecamere spente, come spesso accade per gli incontri più proficui. 

 

Dieci giorni fa il confronto dello scatto in avanti, dopo il gelo di fine anno: la presentazione dei concept rivisti alla luce della richiesta da parte del Comune di salvare almeno parte del vecchio Meazza, rendendolo fruibile alla cittadinanza per attività sportive non professionistiche. 

 

Ora il secondo step, quello degli aspetti economico-finanziari, alla presenza dell'assessore al bilancio e allo sport: in particolare i club hanno presentato il nuovo piano di fattibilità economico, che prevede un diritto di superficie da pagare dall’anno zero fino al 90esimo e non dal 33esimo, come inizialmente previsto. Un costo che dovrebbe inglobare anche il valore del vecchio San Siro, stimato dall’agenzia delle entrate in 100 milioni di euro. 



Aspetti economici che verranno valutati nei prossimi giorni e strettamente correlati alla prossima riunione dedicata alle volumetrie, in sostanza quanti edifici costruire sull'area

 

Se finalmente si troverà il giusto compromesso, sarà via libera? No, non ancora perché incombe la decisione della Soprintendenza in merito al vincolo sul vecchio San siro, attesa a marzo. Un progetto definitivo, che ottenga la dichiarazione di pubblica utilità, dovrà ovviamente tener conto di cosa si può o non si può abbattere. Di qui la necessità di procedere senza grandi clamori, almeno per un po’.