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Rudi Völler, il "tedesco volante" della Roma compie 60 anni: la sua storia

Serie A

Vola tedesco vola - cantavano per lui sulle note di Lorella Cuccarini. Bomber, campione del mondo, allenatore e dirigente. Auguri Rudi Völler: dalla culla dei fratelli Grimm alla storia del calcio

VIDEO: VÖLLER, GLI AUGURI DI RIZZITELLI E UN ANEDDOTO...

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Non poteva che somigliare a una fiaba la vita calcistica di chi ha avuto i natali ad Hanau, la città tedesca culla dei fratelli Grimm... e di Rudi Völler. "Saghe germaniche" è una delle antologie a firma Jacob Ludwig e Wilhelm Karl, nati circa duecento anni prima che un'altra saga germanica prendesse vita, nel mondo del pallone. Quella di Rudi Völler è iniziata sessant'anni esatti fa nell'Assia, lungo il fiume Meno e - come recita un famoso adagio - ha portato a Roma, esattamente come tutte le strade. Tedesco sì, ma giallorosso di adozione nella squadra dove ha giocato più partite in carriera: quasi duecento. La Curva Sud, innamorata persa di quei suoi riccioli biondi così iconici, lo glorificava con quel mitico coro "vola, tedesco, vola!", cantato sulle note rese famose da Lorella Cuccarini, mentre lui continuava a realizzare gol su gol. Sino a quella Coppa Italia alzata al cielo grazie anche a due suoi gol nelle finali contro la Samp e un ricordo indelebile lasciato nei cuori della capitale giallorossa. Che il riccioluto tedesco ha sempre corrisposto. Perché, parole sue, "una volta che giochi nella Roma, fai per sempre il tifo per la Roma". 

Tedesco volante

Rudi Völler alla Roma ci arriva nel 1987. Da qualche tempo ha segnato un gol in una finale Mondiale, ma sulla coppa messicana, più che i suoi biondi ricci, c'erano già stampati sopra i lunghi capelli neri di Diego Armando Maradona. Per quello Rudi avrà tempo di rifarsi, nel frattempo atterra nella capitale con un curriculum niente male sotto porta: nella sua bacheca non c'è ancora alcun trofeo collettivo, ma in quella personale due titoli di capocannoniere. Col Monaco 1860 ha segnato 37 gol in 37 partite nel 1982, compito quasi "facile" nella B tedesca. Ma l'anno dopo Völler sale in Bundes e raggiunge lo stesso traguardo: miglior marcatore, con 23 centri, ma con la divisa del Werder Brema. In cinque anni segna tanto al punto da convincere i giallorossi di Dino Viola a sborsare 5.5 miliardi di lire, accogliendo un nuovo campione nell'abbondanza del pallone tricolore degli anni Ottanta, dove già giocavano i più forti del pianeta. Il "barone" Liedholm è il primo allenatore, ma gli infortuni il grande ostacolo: tanti, e solo tre gol. Ma Rudi nell'Hall of Fame del club giallorosso (nel 2014) ci entrerà per davvero, merito di quel riscatto sempre a suon di reti. Quindici gol al secondo anno. Sedici con Gigi Radice, e poi il primo trofeo con Ottavio Bianchi in panchina. Nel 1991 la Roma va in finale sia di Coppa Italia che di Coppa Uefa: perde la seconda (contro l'Inter), dopo un gol al fotofinish firmato dal tedesco nella semifinale col Brøndby, ma vince la prima (contro la Samp): Völler decide con due gol su rigore, uno per partita (la finale allora si giocava andata e ritorno), e diventando capocannoniere di entrambe le competizioni.

22 luglio 1988, Rudy Völler con l'ex presidente della Roma Dino Viola durante il raduno

Città eterna

Nel mentre c'è il Mondiale del 1990: un finale dolcissimo come una fiaba, appunto. L'ambientazione del racconto è proprio all'Olimpico di Roma, la sua Roma, nell'ultimo atto, questa volta vinto, ancora contro gli argentini. Brehme decide su un rigore procurato dallo stesso Völler, i cui ricci biondi nel frattempo stavano iniziando a colorarsi di grigio valendo il soprannome Tante Kathe ("Zia Kathy"), un nomignolo che arriva dal compagno di quel Mondiale Thomas Berthold, di Francoforte, città dove quello era il soprannome delle vecchie signore in permanente e dai capelli argentati. D'oro invece era la coppa alzata proprio a Roma, città eterna dove Rudi ha incontrato anche l'amore eterno con la moglie Sabrina, romana e romanista, ma in segreto in quel Mondiale: "Stavamo già insieme ma ci vedevamo di nascosto - come ha detto lei recentemente alla Bild - l'unico a saperlo era il ct Franz Beckenbauer".

Rudi Völler, Andreas Brehme, Juergen Kohler, Bodo Illgner e Juergen Klinsmann festeggiano il Mondiale 1990

In panchina

Ct, poi, lo diventerà anche Rudi Völler, quasi per caso, sempre come accade in quelle fiabe dei concittadini Grimm. Nel mentre Rudi vince anche la Champions League - la prima con il nuovo nome dopo l'ex Coppa dei Campioni - con l'Olympique Marsiglia nella finale contro il Milan. E chiude la carriera in quel Bayer Leverkusen che, oggi, è anche il suo presente. Nel 1996 smette infatti col calcio giocato diventando subito ds dei tedeschi, e traghettando per un breve periodo la squadra del 2000 in panchina. La sorte vuole che capiti lo stesso con la nazionale poco dopo, ma il forfait di Christoph Daum gli lascerà pieni poteri verso il Mondiale 2002, da Ct. Lui, già il secondo miglior marcatore della storia della nazionale (alle spalle solo di Gerd Müller e poi sorpassato solo da Miro Klose), diventa così anche la terza persona della storia del calcio, insieme a Zagallo e Beckenbauer, a raggiungere la finale mondiale sia da giocatore che da allenatore. La corsa, quasi a sorpresa, dei tedeschi si infrange solo sulla doppietta di Ronaldo Il Fenomeno nella finale di Yokohama. La storia in panchina di Völler proseguirà anche in giallorosso, in quei 28 giorni (con soli quattro match) nell'anno dei quattro allenatori (dopo Prandelli e prima di Delneri e Bruno Conti). Il presente - nel giorno dei suoi sessant'anni - continua ad essere a Leverkusen dove è direttore esecutivo. La Roma il passato ma anche il futuro, come diceva lui: una volta giallorosso, per sempre giallorosso.