L’ex ct della Nazionale ha ricordato con Cannavaro il Mondiale vinto nel 2006 e ha parlato di un allenatore che segue con attenzione: "Oggi mi piace molto Klopp, i suoi principi di gioco sono come i miei: pochi passaggi e subito in verticale"
Marcello Lippi sta rispettando il lockdown in maniera rigorosa. Riguarda le partite del Mondiale 2006 e si concede qualche sigaro in più del solito: "Ne fumo 8-10 al giorno. Sono troppi, anche perché inizio il pomeriggio, dopo pranzo. La mattina non mi piace". Dall'altra parte c'è Fabio Cannavaro, il capitano della sua Italia campione del mondo. Il discorso scivola dunque su quei momenti, ai rigori nella finale vinta contro la Francia: "Ero tranquillissimo - spiega l'ex Ct - ero convinto che avremmo vinto. Stavamo troppo bene con la testa e con il fisico". Decisiva la scelta dei rigoristi: "Nella mia carriera mi sono sempre scritto tutto sulla carta - ricorda - in certi tornei mi segnavo anche i 5 o 6 rigoristi. Poi può capitare che a fine partite due o tre di loro non ci siano più e si debba cambiare. Del Piero, per esempio, venne da me e mi chiese di fargli battere l'ultimo, come aveva fatto nella finale di Champions del 1996. Peccato però che a Roma vincemmo al quarto e quindi lui non tirò. La mia convinzione era che i più bravi dovessero calciare all'inizio. Quindi per primo doveva andare Materazzi, un ottimo rigorista. Poi De Rossi secondo, Del Piero terzo e così via. Per assegnare il quinto mi guardai intorno. Gattuso si era già messo a sedere in panchina (ride ndr). Allora guardai Grosso e gli dissi: 'Il quinto lo tiri tu'. Lui non ci credeva, ma gli dissi che lui era l'uomo degli ultimi secondi".
I 4 attaccanti con la Germania
Prima della magica notte di Berlino, l'Italia aveva eliminato i padroni di casa della Germania. Sul punteggio di 0-0, ai supplementari, gli ingressi di Iaquinta e Del Piero fanno sì che gli azzurri se la giochino con quattro attaccanti: "Io e Gigi (Buffon ndr) ci siamo guardati e non capivamo - sorride Cannavaro, a dir poco sorpreso da quella mossa del suo allenatore: "In quel momento la partita non si giocava più a centrocampo - racconta Lippi - loro attaccavano e noi facevamo lo stesso. Ma, a differenza loro, avevamo una difesa che non faceva nemmeno nemmneno una gocciolina. Allora, ad un certo punto, mi sono detto: 'Vediamo chi avrà ragione'. E poi Del Piero era dall'inizio della partita che mi guardava, che voleva entrare. Quando l'ho messo in campo, mi sono girato verso la panchina e ho detto: 'Scommettete che fa gol?'. Era carico da morire, fece 70 metri per seguire l'azione. Sono sempre stato molto equilibrato in carriera, ma in quel momento mi venne quell'idea".
"Abbiamo festeggiato poco"
"Oggi mi emoziono di più a rivedere quel Mondiale e penso che abbiamo festeggiato poco se guardo anche ad altri paesi. Poi non ci siamo mai visti, avremmo potuto organizzare qualcosa per i dieci anni dalla vittoria ad esempio", sorride nostalgico Cannavaro: "Quella squadra era diventata talmente forte e unita in quei due anni, che tutti volevano esserci e il casino che arrivò dall'esterno con Calciopoli fu trasformato in qualcosa di positivo – spiega dal canto suo Lippi – la forza dell'Italia da sempre è stata la capacità di difendere ma facevamo gare equilibrate con qualità in fase offensiva. Ricordo quando parlammo di Totti che mi dicesti 'meglio lui al 50% che qualcun altro'. Maldini? Gli chiesi se avrebbe voluto continuato con la Nazionale, però lui rispose che gli avrebbe fatto piacere ma che aveva già preso una decisione e cambiare scelta gli sarebbe sembrata una mancanza di rispetto nei confronti di Trapattoni che c'era prima di me".
Lippi e il rapporto con Baggio
Del rapporto tra Lippi e Roberto Baggio se ne sono dette tante, così l’allenatore è voluto tornare sull’argomento: "Il mio rapporto con Baggio non è stato sempre bello, sono state travisate tante cose, qualcuna l'ha travisata lui stesso. Ha raccontato che io gli avrei chiesto di fare la spia. Ma secondo te avrei mai potuto fare una cosa del genere con un giocatore? Se l'ha detto, probabilmente ha avuto questa sensazione. Alla Juve abbiamo avuto un bel rapporto. Poi, verso la fine dell'anno, non si accordò con la società per il contratto e allora gli augurai di trovare quello che avrebbe voluto. Mi disse: 'Peccato, quello che cercavo lo avevo già trovato qui'. Questo la dice lunga".
"Oggi mi piace Klopp"
Cannavaro ha provato a stuzzicare Lippi, cercando di capire se si possa ipotizzare un suo ritorno in panchina. "In questo momento la frase di circostanza è sempre 'un club non lo allenerò più, magari a ottobre/novembre se dovesse venire una nazionale...', anche se guardo che il calcio di oggi è molto simile a quello che facevo io 15-20 anni fa. Oggi mi piace molto il calcio di Klopp, perché riassume quei principi di gioco che ho sempre pratica, con pochi passaggi e molte verticalizzazioni" ha concluso l’allenatore.