Serie A, il decreto lascia indietro il calcio. Le date per la ripresa degli allenamenti

Serie A
Alessandro Alciato

Alessandro Alciato

Il decreto del governo sulla Fase 2 al via dal 4 maggio non ha ancora stabilito una data certa per la ripresa degli allenamenti degli sport collettivi, dunque del calcio (le stagioni di basket, volley e rugby sono state dichiarate già concluse), mentre concede il via libera per gli allenamenti degli sport individuali. Una decisione che è sembrata una vera e propria punizione personalizzata per il mondo del calcio

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Dal 4 maggio partiranno gli allenamenti degli sport individuali. Dal 18, a sentire il presidente del consiglio Conte, quelli di squadra, e nemmeno con certezza, a sentire il ministro dello sport Spadafora. E il campionato di calcio di Serie A? Magari, forse, chissà. A oggi, l’ipotesi più realistica parlando di pallone – per quanto surreale – è quella di vedere, dal 4 maggio, i giocatori allenarsi al parco, con il giusto distanziamento sociale, e chissà quanto camuffati. Di sicuro, è stato vietato per decreto, ad atleti professionisti, di allenarsi in centri sportivi attrezzati anche per garantire la distanza di sicurezza fra di loro. Centri sportivi che spesso hanno molti campi da calcio al proprio interno, non uno solo.

Il paradosso calcistico

Se non è una punizione personalizzata per il mondo del calcio, poco ci manca. Federica Pellegrini, per fare un esempio, potrà allenarsi in piscina. Cristiano Ronaldo dovrà invece andare a correre al Parco del Valentino, ma non su uno dei quattro campi della Continassa. Ibrahimovic – sempre che torni – a Parco Sempione ma non a Milanello, Lukaku a Parco Nord ma non alla Pinetina, Immobile e Dzeko a Villa Borghese, mica a Formello o Trigoria, Milik a Parco Virgiliano sì e a Castelvolturno no. Per non parlare del Papu Gomez, che avrebbe a disposizione otto campi a Zingonia, e invece probabilmente verrà dirottato su Parco Suardi. Si saprà tutto dei tragitti urbani, come dentro una guida turistica. Sarà il trionfo della lonely planet. Un po’ meno del calcio, che rimane indietro.