Brescia, Sandro Tonali: "Da grande volevo diventare calciatore o santo"

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Il centrocampista classe 2000, al centro dei desideri di mercato di tante big, si è raccontato su Sportweek: "Da piccolo scrissi una lettera a Santa Lucia, chiedendo di diventare un calciatore o un santo. Poi ho capito che per la santità mi sarei dovuto impegnare troppo... Pirlo ha detto che sono più completo di lui? Ha esagerato, ma sono rimasto senza parole. Il Milan non mi ha mai considerato". Sul ritorno in campo: "Ho la solita voglia matta di spaccare il mondo"

CORONAVIRUS, GLI AGGIORNAMENTI

Sandro Tonali non ci ha messo molto a sorprendere la Serie A al suo primo anno fra i grandissimi del calcio italiano. Adesso tutti lo vogliono, dall'Inter alla Juventus e non solo. Pirlo, al quale da sempre viene paragonato, lo ha definito addirittura più completo di lui: "Esagerando, mi ha dato ragione - ha raccontato il centrocampista del Brescia a Sportweek - non ci somigliamo. Ma da qui a dire che io sia un giocatore più completo di lui... Quando due miei amici mi hanno girato sul cellulare la diretta Instagram nella quale si esprimeva così, ci sono rimasto. E ancora adesso sono senza parole. Posso solo rispondergli con un grazie". Il suo modello è Modric. Più mezzala o regista? "Mi piacciono entrambi. Dipende da come si schiera l’avversario. Contro un 4-4-2 ho più spazio come mezzala, se ho di fronte un trequartista mi piace stare davanti alla difesa, perchè una volta saltato lui ho campo". E pensare che da bambino era indeciso: "Avevo chiesto in una letterina indirizzata a Santa Lucia che da grande avrei voluto essere un calciatore o un santo. Poi ho capito che per la santità mi sarei dovuto impegnare troppo...". 

La paura del virus

Papà dice che il fratello, Enrico, era in realtà il più forte dei due: "Ma non è vero - sorride Tonali - lui aveva tre anni in più e si vedeva nelle nostre partitelle". L'idolo è Gattuso: "Avesse diviso per dieci la determinazione che aveva dentro, ce ne sarebbe rimasta abbastanza per riempire tutti i suoi compagni di squadra. Non aveva paura di nessuno". Tonali un po' di paura invece l'ha avuta. Non di un avversario, ma del coronavirus: "Nella nostra provincia è scoppiato uno dei focolai peggiori. Mi ha fatto male vedere mia nonna Gina chiusa in casa per mesi, senza neanche poter andare al cimitero a portare i fiori sulla tomba del marito. Molti miei amici sono in cassa integrazione e alcuni hanno perso il lavoro. Ci telefoniamo tutti i giorni, perchè non si lascia solo nessuno".

Rammarico Milan?

La sua prima squadra vera e propria dopo le partitelle all'oratorio fu la Lombardia Uno, affiliata con il Milan: "Ogni due o tre mesi cinque o sei bambini venivano chiamati al Vismara, dove si allenano i giovani del club - racconta Tonali - non posso dire che mi abbiano scartato: non mi hanno proprio preso in considerazione. Forse ero troppo piccolo". La Serie A intanto si appresta a tornare in campo dopo lo stop per coronavirus: "Con il senso di responsabilità di ciascuno e i giusti accorgimenti, si può riprendere. Un po’ di preoccupazione resterà per chissà quanto. Hai la palla e ti piomba uno addosso: un pensiero potrebbe venire. In ogni caso, prima o poi bisogna ricominciare: io sono pronto. Ho la solita voglia matta di spaccare il mondo. Ho realizzato neanche la metà di ciò che ho in mente, però mi sento abbastanza forte da farcela".