Pioli a Sky Sport: "Il Milan è una realtà: se fosse una donna, sarebbe mia moglie". VIDEO

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L'allenatore racconta in esclusiva il suo 2020 al Milan. Dalla conferma sulla panchina rossonera fino alla costruzione di un gruppo che ha chiuso l'anno in testa al campionato: "Questa squadra non è una favola, è una realtà. In questa stagione ho avuto due angeli: Astori e mio padre". Poi il retroscena sul rapporto con Ibra: "La scorsa estate gli dissi che non era giusto andare via". L'intervista su Sky Sport 24 giovedì 31 dicembre alle 14.30, alle 17.30 e alle 20

MILAN IMBATTUTO POST LOCKDOWN: UNICO CASO IN EUROPA

Dal suo arrivo al Milan poco più di un anno fa, forse nemmeno Stefano Pioli poteva aspettarsi di costruire, in così breve tempo, una squadra con una nuova mentalità vincente. L'allenatore racconta il suo 2020 in esclusiva a Sky Sport 24, dall’arrivo di Ibrahimovic alla riconferma sulla panchina del Milan, passando per la crescita della squadra dopo il lockdown. Ecco la trascrizione integrale dell’intervista che potete rivedere a Sky Sport 24 giovedì 31 dicembre alle 14.30, alle 17.30 e alle 20.

Se dovessi immaginare una canzone per descrivere il tuo momento, quale sceglieresti?

"A me piace molto la musica. È uscita da poco una canzone dei Negramaro, si chiama 'Contatto'. C’è una frase che dice 'La vita che volevo è tutta qui, gli amici che sognavo, proprio così'. Questa frase racchiude un po' il mio momento".

 

Se il Milan fosse una donna, come sarebbe?

"Se il Milan fosse una donna, sarebbe mia moglie. Sono sposato con mia moglie da 32 anni, è l’amore della mia vita, quindi significa che anche il Milan…".

 

Quando è iniziata la trattativa per l’acquisto di Ibrahimovic?

"La trattativa per l’arrivo di Zlatan è iniziata molto prima della partita contro l’Atalanta (Atalanta-Milan 5-0 del 22 dicembre 2019, ndr). L’ok di Ibrahimovic è arrivato proprio nei giorni successivi alla sconfitta di Bergamo, ma la società mi aveva parlato già prima di questa possibilità, io l’ho presa molto positivamente. Sapevo che avevamo bisogno della sua personalità, della sua forza, del suo carisma, quindi eravamo tutti pronti ad accogliere Zlatan. Io ho sempre pensato che Ibra fosse il giocatore giusto per il nostro gruppo e per il nostro modo di giocare. Lo vedevo adatto soprattutto alla nostra mentalità, per provare a dare una cultura del lavoro importante all’interno di questa squadra. Non ho mai avuto dubbi".

 

Com’è stato il primo incontro con Ibrahimovic?

"Il primo incontro con Zlatan è avvenuto a Milanello, da lì ho capito che mi trovavo di fronte a un campione di mentalità, di professionalità e di tecnica. Ci siamo detti poche parole, ma da lì ho iniziato a capire che mi trovavo di fronte a una persona molto intelligente, molto simpatica, un giocatore che quando entra in campo diventa un’ira di dio. Ha sempre la battuta giusta, sa sempre motivare i compagni nel modo giusto, in campo li sprona con veemenza e con forza, ma sa fuori dal campo sa parlare con i toni giusti, sa capire i momenti. E poi mi piace la sua schiettezza, il suo modo di essere molto diretto. Mi ricordo che, appena arrivato, la prima cosa che mi ha detto è stata: 'Mister non ascoltare nessuno: io sto bene e domenica voglio giocare'. Io gli ho risposto: “Zlatan, se tu stai bene, io sono contento”. E lui ha aggiunto: 'Io faccio il giocatore e tu fai l’allenatore, io ti rispetto'".

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Cosa avete imparato dopo la sconfitta per 5-0 contro l’Atalanta di un anno fa?

"Sicuramente quella sconfitta è stata pesante, difficile da accettare per un club come il Milan. Abbiamo avuto tanta volontà e forza per provare a crescere dopo ogni partita, la sconfitta di Bergamo è stata una dura lezione che però ci ha fatto capire alcune situazioni, ci ha fatto cambiare il modo di giocare, il modo di interpretare le partite. Credo che tutto il nostro percorso sia iniziato a gennaio 2020 con un mercato importante della società in entrata e in uscita. Lì abbiamo iniziato a gettare le basi per costruire qualcosa di positivo. Gli arrivi di Ibrahimovic, Theo Hernandez e Saelemaekers hanno dato un po' di slancio ed entusiasmo dopo la brutta sconfitta contro l’Atalanta. La settimana in cui siamo rimasti a casa dopo quel ko è stata pesante, perché quella sconfitta ci è rimasta dentro anche durante le feste di Natale. Però, appena ritornati tutti a Milanello, ci siamo detti che non dovevamo più rivivere certe situazioni, che le partite si possono anche perderle, ma bisogna comunque giocarle con più determinazione, più intensità e più qualità. Da lì siamo ripartiti".

 

Da cosa hai capito che avevate intrapreso la strada giusta?

"Si vedeva dai comportamenti della squadra, si vedeva dal nostro modo di giocare, da come interpretavamo le partite. Abbiamo cambiato un po’ l’assetto a centrocampo, usando un centrocampo a 3 invece di un centrocampo a 2 con il vertice alto, inserendo una punta come Zlatan, in questo modo abbiamo trovato delle posizioni buone in campo che ci hanno dato subito i risultati in campo, anche se ci mancava ancora la famosa vittoria contro la squadra sopra di noi in classifica. Era quello il tassello che ci mancava, il tassello per acquisire ancora più autostima, fiducia e convinzione, per diventare ancora più forti".

 

Una vittoria importante che poteva arrivare nel derby del 9 febbraio 2020, ma che poi è sfumata…

"Perdere quel derby è stata una delusione forte, vincevamo 2-0 nettamente dopo il primo tempo e alla fine abbiamo perso 4-2. Quella partita ci ha aiutato tanto a crescere, ma da quella delusione siamo riusciti a portare a casa degli aspetti importanti che ci hanno aiutato a capire qual era la strada giusta".

 

Anche la sconfitta contro il Genoa a San Siro, l’8 marzo 2020, è stata a suo modo particolare…

"La partita contro il Genoa è stata la prima a porte chiuse (a causa del coronavirus, ndr), inoltre Gazidis venne a fare il suo primo discorso alla squadra: era stato un intervento chiaro, molto coerente, disse che da quel momento in poi tutti ci saremmo giocati la riconferma e il futuro al Milan, un bel messaggio mantenuto nel tempo, quindi fu una prova di correttezza e di professionalità. Da quel momento abbiamo pensato a lavorare a testa bassa per vedere se eravamo all’altezza del Milan".

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Come avete vissuto il lockdown e lo stop del campionato?

"La prima parte del lockdown, in cui siamo rimasti a casa e abbiamo staccato, è servita a tutti. È servita a me ed è servita anche ai giocatori, per questo ho deciso insieme al mio staff di lasciarli tranquilli per le prime due settimane. Ci sentivamo ogni tanto, ma non li abbiamo stressati. Dopo è arrivato il momento giusto per ritrovarci, vederci, riallenarci tutti insieme. Pur stando lontani, stranamente ci siamo ricompattati di più durante il lockdown. Parlandoci spesso, abbiamo individuato meglio quale fosse il nostro obiettivo, focalizzandoci sulla strada da intraprendere con le nostre possibilità".

 

Come è stato tornare a giocare dopo il lockdown?

"Ci sentivamo comunque inferiori, abbiamo giocato delle buone partite, ma ci mancava sempre qualcosa per fare la differenza. Quando poi siamo riusciti a vincere contro una big, abbiamo acquisito ancora più entusiasmo e convinzione, la squadra ha iniziato a giocare con fiducia e positività per tutti i 90 minuti, sapendo di avere le qualità per poter vincere determinate partite. Questo è stato il passo più importante e decisivo nel nostro percorso".

 

Poi è arrivata anche la conferma al Milan…

"Quando Gazidis mi comunicò che sarei stato confermato, appena prima della trasferta contro il Sassuolo, simpaticamente mi disse: “Tu non mi avevi creduto quando davanti alla squadra avevo detto che vi sareste giocati la conferma in base alle vostre prestazioni e ai vostri risultati”. Io gli risposi che invece avevo creduto alle sue parole, per questo avevo lavorato a testa bassa, senza pensare a nient’altro. Gazidis mi spiegò che la proprietà aveva deciso di lavorare ancora insieme, se a me stava bene. Ci ho pensato un attimo, poi ho detto che a me stava bene".

 

Dopo la tua conferma, anche Ibrahimovic ha deciso di rimanere al Milan

"Dopo la partita contro il Sassuolo, chiesi a Zlatan cosa aveva intenzione di fare per la stagione successiva. Lui mi disse che gli mancava la famiglia, sul momento ho incassato, non ho avuto la reazione giusta, ho pensato fosse meglio lasciarlo sereno. Quando ho dei dubbi e non sono sicuro di una cosa, preferisco non prendere decisioni. Tornando a casa poi ho pensato che non era giusto così: il giorno dopo ho detto a Ibra che non mi era piaciuto ciò che mi aveva detto, e non mi era piaciuto neanche ciò che io non gli avevo detto. Non gli avevo detto ciò che sentivo, gli ho spiegato che il nostro lavoro insieme era appena cominciato, lui aveva fatto tantissimo per tutta la squadra, dimostrando ancora una volta di essere un campione, quindi non poteva finire così, gli ho assicurato che io e la società avremmo fatto di tutto per convincerlo a rimanere".

 

Oltre alla conferma di Ibrahimovic, in estate sono arrivati altri importanti colpi di mercato come Tonali

"In pochi giorni di mercato il Milan ha dato una grandissima dimostrazione nel saper dare continuità a quello che si stava facendo, con la conferma di Ibrahimovic e l’annuncio dell’arrivo di Tonali, uno dei giovani più talentuosi d’Italia. In questo modo la società ha provato ad avere una prospettiva importante per tornare a essere quello che il Milan è sempre stato".

 

Come vi siete approcciati all’inizio della stagione in corso?

"Quando ci siamo ritrovati per riprendere la nuova stagione, sembrava che non avessi lasciato i ragazzi. Ho ritrovato lo stesso entusiasmo, la stessa disponibilità, la stessa voglia di stare insieme. Ci siamo preparati poco per giocare tante partite, quindi anche le gare dei preliminari sono state difficili. Però siamo stati bravi a mantenere un certo livello di prestazioni, anche senza giocatori importanti che avevano ancora qualche problema fisico. Credo che i preliminari di Europa League siano stati importanti per dare ancora più certezza e forza alla squadra, per permettere a tutti i calciatori di poter giocare e crescere".

 

Si chiude il 2020, qual è il bilancio personale di questo anno?

"È stato un anno gratificante, alleno un grandissimo club, alleno un gruppo di ragazzi che mi piace, mi piace il loro comportamento, pur essendo così giovani sono già responsabili, quella che stiamo vivendo nel mondo è una situazione molto particolare e delicata anche per loro".

 

Cosa ricordi del tuo primo giorno a Milanello?

"Quando sono arrivato qui la prima volta mi sono subito sentito bene con tutti, qui c’è il meglio possibile per poter lavorare bene. Dobbiamo continuare con questa voglia di stare insieme, di crescere, di puntare al massimo, perché siamo in un grande club e possiamo toglierci delle belle soddisfazioni".

 

Immaginavi di poter chiudere il 2020 in testa al campionato?

"Pensare di fare nove mesi come li abbiamo fatti noi, con tutti questi risultati, diventa difficile. Però ci abbiamo creduto, abbiamo lavorato tanto. Ci siamo conquistati tutti questi risultati importanti. A gennaio non avevamo l’obiettivo di chiudere l’anno in testa, è un obiettivo che abbiamo costruito pian piano, lentamente abbiamo iniziato a pensare che dopo aver cambiato modo di giocare tante situazioni hanno iniziato a darci ragione: in questa prima parte di stagione abbiamo centrato il primo posto nel girone di Europa League e il primo posto in campionato. Diciamo che è un mini-obiettivo che non ci dà nessun trofeo, ma che ci aiuta a capire che livelli possiamo raggiungere e a che livelli possiamo competere. Secondo me siamo a metà della salita, ma la salita è ancora lunga, piena di difficoltà, è ancora ripida, c’è tanto da fare, dobbiamo pensare partita per partita continuando a giocare un calcio che ci piace, un calcio propositivo per segnare un gol in più degli altri. Per adesso il nostro obiettivo è solo questo, poi c’è ancora spazio per provare a raggiungere qualcos’altro. Siamo un gruppo molto giovane, un gruppo che si impegna tanto, che dà il massimo e che poi trova felicità nei risultati, speriamo possa durare ancora a lungo".

 

In questo 2020 felice con il Milan, hai mai pensato a quello che hai vissuto prima con Davide Astori?

"L’esperienza che ho vissuto a Firenze, insieme alla perdita di mio padre l’anno scorso, mi ha portato ad avere due angeli custodi in più. Ci sono anche loro in questa bella stagione al Milan".

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