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Inter campione d'Italia: le pagelle
Matteo Marani analizza la stagione dei protagonisti del titolo nerazzurro. Conte, Lukaku e Barella su tutti: voti e i giudizi dello scudetto nerazurro
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HANDANOVIC
Nei 9 anni di Inter, di cui gli ultimi tre da capitano, il portiere sloveno è stato a lungo la certezza, ultima e insormontabile barriera in anni difficili. Non è stata una stagione agevole per lui: decisivo nel derby di ritorno ma anche errori piuttosto evidenti (Benevento). Resta la gioia di uno scudetto vinto con la fascia al braccio.
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SKRINIAR
Era considerato inadatto alla difesa a tre, destinato perciò alla cessione dopo il sofferto adattamento al ruolo un anno fa. Invece è stato uno degli eroi della stagione. Insuperabile in marcatura e sempre più presente sotto porta. Fino al gol-vittoria di Verona e a quello pesantissimo contro l’Atalanta.
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DE VRIJ
Più che un semplice centrale, un ministro della difesa. Più che un comune marcatore, un professore della fase difensiva. Perfetta lettura dei tempi di gioco, anticipi sempre puntuali e con stile impeccabile. Se la retroguardia è stata la migliore della A e la forza dell’Inter, lui ne è il leader silenzioso.
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BASTONI
Un anno fa portò via il posto a Godin, nazionale uruguaiano. Ma la grande intuizione di Antonio Conte è persino cresciuta nel tempo e Bastoni è arrivato alla Nazionale in un anno memorabile. Ha difeso, giocato in ampiezza, ha riproposto l’azione con il suo piede educatissimo.
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HAKIMI
È stato il grande acquisto della stagione. L’ex Dortmund è partito con l’acceleratore premuto, dovendo apprendere in fretta la fase difensiva richiesta da Conte. Ha segnato come un attaccante aggiunto e in fascia è stato devastante coi suoi assist. Anello perfetto per il gioco in transizione.
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BARELLA
Emblema in campo del pensiero di Conte, questo è Barella. Veterano a 24 anni. Ha corso per un intero anno: a proteggere le difesa, a sorreggere il centrocampo, a lanciare l’attacco. Per il migliore centrocampista italiano, la soddisfazione dei gol a Cagliari, Juventus e fiorentina. Indomabile.
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BROZOVIC
La notizia è che il croato non è più quello discontinuo e scontento di un tempo. Ha fatto girare l’orchestra con una personalità e una maturità finalmente da grande giocatore. Con lui in campo è stata un’Inter più equilibrata e più razionale. L’incontro con Conte l’ha reso più completo.
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ERIKSEN
L’ultima pennellata, la più preziosa. Dopo lungo dibattito sul mancato impiego da trequartista, ruolo non previsto da Conte, ecco l’idea decisiva di impiegarlo da mezzala. Il danese, oltre all’infinita classe, ha messo corsa, sacrificio, impegno, dimostrando di meritare il posto più di Vidal. Al dunque decisivo.
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PERISIC
L’Inter dello scudetto era partita con Young sulla sinistra, ma cammin facendo sono saliti quotazione e minuti del vicecampione del mondo. Non più svogliato e smanioso di andarsene, al contrario pronto a sposare il piano di Conte. In fascia ha messo la qualità che si conosce, ma pure una tenacia che invece ignoravamo.
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LUKAKU
Il Re Leone sopra al Dio Ibra. Ha messo la firma principale allo scudetto. Ha segnato di continuo, in ogni modo, ha fornito assist al gemello Lautaro. Ma ancora prima ha difeso ogni pallone lanciato in avanti, ha fatto risalire la squadra, è stato leader in campo e fuori. Il giocatore dell’anno della Serie A.
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LAUTARO
Doveva andare al Barcellona, invece è rimasto. E alla fine è stato il più presente e il più continuo. La crescita con Conte è sotto gli occhi di tutti: da giovane promessa a campione consacrato. Ha dato un contributo fondamentale con gol pesanti come al Toro. La partita perfetta nel derby di ritorno.
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CONTE
Potremmo sprecare aggettivi. Ma basta il nome, Antonio Conte, ormai sinonimo stesso di capacità, grinta, motivazione, determinazione nel raggiungere gli obiettivi. Solo il Trap, con cui il Feroce Salentino divide molte qualità, era riuscito a vincere con Juve e Inter. È nella storia. Ha fatto un capolavoro.
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DARMIAN
Un giocatore nato per piacere a Conte. Serietà, applicazione, rendimento costante, anche per pochi minuti o qualche partita. Il feeling con il tecnico si era già visto a Euro 2016, sorta di nuovo Giaccherini. Il dodicesimo perfetto, con gol da tre punti contro Cagliari e Verona.
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SANCHEZ
Chi lo considerava non più utile alla causa, forse non avrà colto l’apporto comunque importante del cileno allo scudetto nerazzurro. Al di là dei gol, vedi la partita della svolta sul campo del Sassuolo in coppia con Lautaro e la doppietta di Parma, ha rispettato al meglio le gerarchie.