Sassuolo-Juventus, eterno Buffon: rigore parato a Berardi e record in Serie A

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Nella settimana in cui ha annunciato di lasciare i bianconeri al termine della stagione, l'infinito Gigi si è preso la scena al Mapei Stadium: rigore parato a Berardi che gli riserva l'ennesimo record in carriera. Un amuleto in stagione per la Juve, Buffon è tornato sull'espressione 'tolgo il disturbo' ("Un mio modo goliardico") e ha spiegato quale sarà il suo futuro: "Ho ricevuto offerte, mi prendo 20-25 giorni per decidere. Altrimenti smetto serenamente"

SASSUOLO-JUVE 1-3, GOL E HIGHLIGHTS

"Tolgo il disturbo? Se l’ho detto era in un modo umile…". Specificazione d’obbligo per chi, dopo quasi vent’anni di Juventus, ha già annunciato di lasciare i bianconeri a fine stagione. Lo aveva fatto dopo l’intervista rilasciata a beIN Sports, lo aveva ribadito nelle scorse ore su Instagram: "Ogni inizio ha anche una fine. E questa è la fine del mio secondo tempo alla Juve". In realtà, al netto delle parole di congedo, Gianluigi Buffon ha avuto modo di prendersi ancora la scena con la Juventus. E lo ha fatto da protagonista assoluto al Mapei Stadium quando, al minuto 15, chiude la porta a Berardi parando il suo calcio di rigore. È proprio l’eterno Gigi, 43 anni compiuti a gennaio, a rimediare all’errore di Bonucci (steso Raspadori) e confermarsi centrale proprio nella settimana della separazione ufficiale dalla Juve. È qui che rientra il gioco il campione, riscatto per chi non riesce proprio a non essere decisivo.

Amuleto e pararigori da record

Alla fine la squadra di Pirlo la spunta 3-1 (100° gol in bianconero sia per Cristiano Ronaldo sia per Paulo Dybala), tiene il passo delle altre concorrenti alla prossima Champions e si rialza nel momento più delicato della stagione. C’è inevitabilmente la firma di Buffon, uno abituato a scrivere record in Serie A: è lui il più presente di sempre (656 volte) nella storia del torneo), dalla serata di Reggio Emilia è inoltre il portiere più anziano a parare un rigore nella massima serie. A 43 anni, 3 mesi e 14 giorni, infatti, Gigi ha battuto il primato che apparteneva in precedenza a Marco Ballotta (determinante su Ferrante in Ascoli-Lazio 1-4 del 7 maggio 2006 a 42 anni, 1 mese e 4 giorni). Altro che ultimo tango per il portierone bianconero, uno che quando è sceso in campo in questa stagione non ha mai perso: 13 presenze tra tutte le competizioni, ben 12 vittorie e un pareggio (1-1 a Crotone lo scorso 17 ottobre). La domanda sorge spontanea: e se avesse raccolto qualche presenza in più dove sarebbe questa Juventus?

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"Questa Juve è stata discontinua"

Lo stesso Gigi ha raccontato il suo momento al fischio finale, tornando inevitabilmente alle dichiarazioni rilasciate in settimana: "Anche se sono da vent’anni alla Juventus, ho sempre servito tutti come se fossi l’ultima ruota del carro. Non avevo nessuna smania di rimanere, ho il mio orgoglio e l’ho imparato da mio padre. Non voglio risultare pesante. Io alla Juve ho dato tutto e ricevuto anche di più: se sono qua è merito mio ma anche del club". Sull’addio ai bianconeri: "L'ho comunicato alla società a inizio gennaio, non volevo creare problemi a nessuno". E tornando a quel 'tolgo il disturbo': "Un modo mio per chiudere la frase, quasi goliardica. Ho sempre fatto dell’autoironia per cavalcare le cose difficili. Niente abbraccio dello Stadium? Sono contento del saluto di due anni fa, sarei stato in difficoltà a riproporlo. Sono felice di quel ricordo magnifico". Quali problemi ha avuto la Juve quest’anno? "È una squadra forte, ma talvolta discontinua. E questo ha fatto sì che perdessimo punti per strada. A cosa è dovuta? Anche alle caratteristiche individuali, abbiamo perso punti che non perdevamo prima. Non è che la differenza sia abissale, nel match singolo te la giochi con tutti". E sul sostegno a Pirlo: "Se avessimo fatto qualche punto in più… Ma è come se fosse mio fratello, penso di averlo fatto come tutti i compagni. Pirlo non ha avuto modo di preparare la stagione: il pre-season è sempre determinante".

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"Ricevuto offerte, mi prendo 20 giorni per decidere"

Non mancano mai gli stimoli a Gigi, bastava osservarlo dopo il gol incassato da Raspadori: "Mi sono arrabbiato, c’era una situazione in cui l’arbitro avrebbe potuto fischiare un fallo e poco dopo hanno segnato. Ci tengo a finire le partite senza prendere gol. Meglio nascere fortunati che bravi, oggi ho visto una squadra umile ed operaia che voleva vincere". Inevitabilmente le curiosità ci portano al futuro del 43enne Buffon: "Prossima scelta? Fra le decine di motivazioni per cui sono tornato alla Juve era mettermi alla prova come uomo, sono quasi sempre stato capitano, giocatore, leader e ho sempre dovuto confortare chi non giocava, i panchinari. Trasformare in positività, stimolarli. E quindi ho voluto mettermi alla prova come secondo e vedere se avevo questo approccio. Mi sono misurato, mi ritengo affidabile anche coi compagni. Ho dato il meglio di me, se un giorno dovessi fare l’allenatore avrò la forza di dire a uno 'stai in panchina perché ci sono stato anch’io'. Il ritorno a Parma? Io sono arrivato alla Juve che ero un ragazzo, oggi sono un uomo felice. Per me questo percorso di vent’anni è la conquista più grande. Per il mio futuro mi prendo 20-25 giorni, ho ricevuto offerte: voglio vedere se ho entusiasmo, motivazioni e voglia di faticare per essere ancora Buffon. La guerra da solo non la puoi fare: ho cercato di dare entusiasmo agli altri, se qualcuno riuscisse a darmelo lo accoglierei. Altrimenti smetto di giocare in modo sereno".

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