Serra, arbitro di Milan-Spezia: "Pensavo che Rebic volesse strangolarmi... poi ha capito"

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Lorenzo Fontani

Lorenzo Fontani

©IPA/Fotogramma

In esclusiva a Sky Sport24, parla il protagonista dello sfortunato episodio nel finale di Milan-Spezia: "Dai calciatori del Milan gesto bellissimo, ma ero frastornato e l'ho capito solo il giorno dopo. Non ho dormito, adesso non vedo l'ora di tornare". E rivela sull'episodio: "Pensavo che Rebic volesse strangolarmi... poi ha capito il mio errore". Il presidente dell'AIA Trentalange: "Serra ferito, ma maturo e motivato".  Gli altri passaggi in tv dell'intervista: oggi alle 17 e alle 21.30 sul 200

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"Non ho dormito, al massimo un'ora. Ma adesso voglio soltanto tornare in campo". Marco Serra racconta così, in esclusiva a Sky Sport24, le sensazioni e tutta la voglia di riprendere ad arbitrare dopo lo sfortunato episodio di Milan-Spezia dello scorso 17 gennaio, con il gol del 2-1 reso vano dalla mancata applicazione del vantaggio. Il 39enne direttore di gara piemontese ricostruisce la dinamica dell'errore, lo stupore al momento del successivo gol dello Spezia e le parole di conforto dei giocatori del Milan negli spogliatoi. "Nella mia testa c'è probabilmente un errore di priorità - spiega - io mi concentro su Rebic e su Bastoni che sta arrivando da dietro e penso 'se lo tocca è fallo', perché sta tirando in porta quindi non può prendergli la palla senza fare fallo. Concentrandomi su quello mi perdo lo scenario completo e non vedo Messias che sta per tirare. Ho il ricordo di aver pensato mentre la palla gli arrivava 'speriamo non la butti dentro...'. Questo sì".

L'arbitro Marco Serra, un momento della sua intervista a Sport24

Purtroppo poi un errore così non può essere corretto dal Var...
"Se un errore viene corretto dal Var rimane un errore, arbitralmente parlando e quindi nella mia valutazione, ma restituisce la realtà sportiva, la verità del campo, in questo caso invece il Var non può far nulla ed è forse l'errore peggiore che può succedere a un arbitro oggi col Var".


Una delle immagini più simboliche di quel momento è Rebic che corre verso di te e poi prendendoti la testa tra le mani da aggressivo diventa quasi consolatorio.
"Credo che Rebic sia partito con l'idea di strangolarmi. Poi penso che abbia capito da uomo di campo che anche lui magari avrà sbagliato un gol a porta vuota, ed era quello che avevo fatto io in quel momento. Credo che tanti di noi arbitri, forse tutti, avremmo avuto la stessa reazione, dal più giovane al più vecchio, sono sicuro. 

Subito dopo, però, si consuma il delitto perfetto, il colmo della sfortuna: punizione, calcio d'angolo, traversa e soprattutto contropiede e gol dello Spezia...

"Sì, e mi ricordo di aver detto in auricolare 'non ci credo' quando stava per calciare il giocatore dello Spezia...".

Negli spogliatoi poi cosa succede?

"Succede che passa qualche giocatore del Milan... Florenzi era affranto come me, sembravo io... e addirittura mi abbraccia. Poi Calabria, da capitano, passano Theo Hernadez Diaz, anche loro a dirmi 'succede'. Il succo era sempre 'reagisci, che si sbaglia tutti'. E poi arriva anche Ibra e la sostanza del suo intervento era 'ora dimostra di essere forte e reagisci'. Mi ha fatto molto piacere ma credo di aver realizzato il giorno dopo il gesto che avevano fatto, sul momento nello stato emotivo in cui ero non l'ho apprezzato come dovevo".

Quanto hai dormito la notte successiva?
"Un'oretta sul divano, credo. Non di più".


Tra i tanti messaggi di incoraggiamento, affetto, comprensione, ce ne è stato qualcuno che ti ha anche strappato un sorriso?

"Sì, uno in particolare in cui mi si diceva 'meglio avere tutte le sfighe in una partita che una a partita', e io ne avevo raccolte tutte in una quindi si spera di essere a posto così. La prima cosa che mi ha detto Gianluca (Rocchi, ndr) è stata 'questa è la serie A' e poi ha aggiunto 'qui non si abbandona nessuno, massima serenità, tornerai ad arbitrare' ed è il mio obiettivo a breve termine".

Avrai sentito anche il presidente Trentalange

"Sì, ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha chiesto come erano andate le cose e come stavo e anche da lui il messaggio era 'prenditi qualche giorno e poi vai avanti come hai sempre fatto fino ad ora' ".

Qual è la cosa che ti ha dato più fastidio e che ti ha fatto più piacere di tutta questa vicenda?

"Non so rispondere a questa domanda, posso solo dirti che non vedo l'ora di tornare in campo al più presto".

Il presidente dell'AIA: "Serra ferito ma tanto motivato"

A parlare è anche il presidente dell'AIA, Alfredo Trentalange: "Ho trovato una persona di grande spessore che conoscevo fin da piccolo perché è di Torino come me, l'ho trovato molto maturato, una persona ferita ma che non vedeva l'ora di tornare ad arbitrare. Mi ha raccontato della sua gratitudine verso i colleghi, e mi ha fatto pensare che l'Aia è una grande squadra nella quale si esce dalla dimensione individuale per raggiungere quella di gruppo, di una grande squadra non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano, e Serra in questo è stato molto bravo. I calciatori hanno umanità e maturità, e trovarla nei dirigenti in un momento così ci ha fatto piacere. Spesso diciamo che dobbiamo trasformare i problemi in risorse, è quasi un mantra per noi. Proprio in una delle ultime riunioni ho detto agli arbitri che io parlo di tecnica, etica, organizzazione e umanizzazione, ma forse con l'umanizzazione hanno esagerato nel darmi ragione. Lo dico scherzando naturalmente".

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