Plusvalenze nel calcio: cosa sono e come potrebbero cambiare

la guida

Di seguito una guida alla definizione di cosa è una plusvalenza nel mondo del calcio, perché viene usata e come potrebbe cambiare alla luce di quanto sta succedendo a livello di giustizia ordinaria e sportiva

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Tecnicamente la plusvalenza (nel calcio) è il guadagno che una società fa con la vendita di un calciatore, meno la quota di ammortamento del cartellino che era ancora a bilancio. Facciamo un esempio così ci capiamo meglio: compro un giocatore a 10 milioni di euro e gli faccio 5 anni di contratto, quota di ammortamento 2 milioni di euro all’anno. Se dopo tre anni lo vendo a 20 milioni di euro la mia plusvalenza sarà: 20-(10-2x3)=16. Ovvero la cifra che incasso meno quanto ho ancora a bilancio che si ricava da quanto l’ho pagato meno la quota di ammortamento (2) per gli anni che ho avuto in squadra il giocatore (3). Ecco che il risultato fa 16. 

I club che fanno più player-trading

Lasciando perdere le big d’Europa che sono costruite per vincere (e che quindi acquistano prodotti praticamente finiti, senza badare a spese e che hanno introiti giganteschi da tutto il resto) tutte le altre squadre hanno bisogno di vendere. Fare una plusvalenza su un calciatore significa individuare un talento, crescerlo, allevarlo per poi farlo arrivare pronto in una squadra più importante. Ci sono tantissime squadre che fanno del player trading il loro core-business, anche ad altissimo livello (basti pensare a Nazioni che sono storicamente dedicate a questo: Portogallo, Olanda, Francia...): Benfica, Ajax, Monaco in questi anni hanno effettuato vendite record e, nel frattempo, sono riuscite anche a vincere (nel proprio Paese ma anche in Europa).

CAMP NOU, BARCELONA, SPAIN - 2020/12/08: Miralem Pjanic of Fc Barcelona (L) and Arthur Henrique Ramos de Oliveira Melo of Juventus Fc (R) battle for the ball during the UEFA Champions League Group G  match between Fc Barcelona and Juventus Fc. Juventus Fc wins 3-0 over Fc Barcelona. (Photo by Marco Canoniero/LightRocket via Getty Images)

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Cosa sono le plusvalenze ‘a specchio’

Il problema - come evidenziato ciclicamente in questi anni - può sorgere quando la plusvalenza viene effettuata con uno scambio di giocatori, a maggior ragione se dovesse essere uno scambio alla pari, ovvero a “specchio”. Perché sorge il problema della valutazione del cartellino. La plusvalenza a specchio crea un valore positivo per il bilancio (che cresce proporzionalmente al valore attributo al giocatore) ma comporta una serie di costi per i bilanci successivi che appesantiscono la situazione societaria nel futuro. In qualche caso ‘obbligando’ le società alla cercare nuove plusvalenze per mettere a posto l’oggi senza pensare al domani.

Quanto vale un giocatore?

Il vero nodo è: chi può decidere quanto vale un giocatore? La Figc, da alcuni mesi, sta cercando di individuare uno strumento oggettivo di verifica. Tante le ipotesi: affidarsi a un algoritmo, creare un bilancio sportivo e uno economico, fare in modo che suoni una sorta di allarme se i valori non dovessero tornare e quindi cominciare a controllare da prima. 

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Casini (Lega A): "Il problema è l’abuso di plusvalenze"

Quello delle plusvalenze "è un tema serio, ne abbiamo parlato nei mesi scorsi, ma basta vedere anche i dati del report calcio per vedere quanto siano cresciute come peso a bilancio – ha dischiarato il presidente della Lega di Serie A, Lorenzo Casini -. Di per sé non sono un male, ci sono società che vivono in modo sano di plusvalenze. Il problema è l'abuso e va verificato con attenzione in tutti i Paesi in cui si fa mercato. Come limitare l'abuso? E’ un problema federale, che non riguarda soltanto la lega calcio e non soltanto l'Italia: non esistono valori oggettivi, la Fifa sta elaborando un programma per arrivare ad avere un valore il più oggettivo possibile. Lo sappiamo tutti: vale per i calciatori come per qualsiasi altro mercato, non è semplice. Però è indubbio che non può risolverlo una componente da sola".

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Il Governo pensa a una modifica della norma

Il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha già annunciato la volontà di dare un contributo per fare chiarezza sulle decisioni prese e mettere un punto da cui poi ripartire: "Il mio messaggio è quello di un soggetto istituzionale che non vuole rimanere passivo, o restare un osservatore di fattori degenerativi. Ci sono autonomie e ruoli, ma vogliamo dare un contributo per migliorare e quello che sarà di competenza del governo verrà fatto di concerto con il Parlamento. Serve poi senso di responsabilità: non abbiamo molto tempo, perché percepisco la sfiducia dell'opinione pubblica e l'esigenza di comprendere le decisioni. Mi occuperò di questo per far sì che si spieghino le decisioni prese e si metta un punto per ripartire". Ad annunciare possibili modifiche "alla norma" è stato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti al ‘Sole 24 Ore': “Si dà per scontato che vi sia un ricorso sistematico a plusvalenze fittizie nel mondo delle società professionistiche del calcio - osserva - e se lo Stato è un'istituzione seria vuole capire cosa significa questo fittizio, visto che  è portato in bilancio e quindi qui al Mef - ne ho parlato con il collega Maurizio Leo (viceministro al Tesoro ) stiamo riflettendo se la normativa fiscale art. 86 del testo unico sull'imposta dei redditi in qualche modo fotografa in modo coerente e corretto questo fenomeno e quindi non escludo anche novità nelle proposte del governo in questo senso". La norma dunque "potrebbe cambiare", spiega Giorgetti, aggiungendo che è stata avviata "un'analisi rispetto al fenomeno. Se così è non credo che lo Stato possa riconoscere plusvalenze fittizie, le plusvalenze sono una bellissima cosa, per carità, ma quando diventa deliberatamente artefatta lo Stato deve mettere mano per evitare che questo accada".