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Milan, per Ibrahimovic allenamento personalizzato: "Adesso torno e cambia la musica"

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L'attaccante svedese, che oggi ha svolto un lavoro personalizzato già preventivato e pregusta una convocazione (seppur simbolica) contro il Torino, ha parlato a Mediaset del suo rientro e del momento della squadra: "Quando torno cambiamo musica - ha detto. A 41 anni ho ancora voglia, a chi non crede in Dio lo farò vedere in campo. Se ti criticano vuol dire che sei ancora al top"

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Si avvicina il ritorno di Zlatan Ibrahimovic. Dopo il rientro in gruppo di ieri, l'attaccante svedese ha svolto oggi un lavoro personalizzato già preventivato (oramai da anni, quando è a disposizione, alterna giorni di lavoro in gruppo con giorni di lavoro mirato) e domani dovrebbe tornare ad allenarsi col resto dei compagni: a meno di sorprese sarà convocato, seppur simbolicamente, per la partita contro il Torino. Più lunga la strada del rientro, invece, per Maignan che, nell'allenamento odierno, ha effettuato lavoro alternato tra palestra e campo.

Ibra: "Adesso che rientro cambia la musica"

In attesa di rivederlo ufficialmente sul terreno di gioco, Ibra ha rilasciato un'intervista in cui ha analizzato il momento del Milan, sia dal punto di vista della squadra che da quello dell'allenatore. " Non è un buon periodo ma basta poco per cambiare, i piccoli dettagli possono fare la differenza. Adesso che rientro cambiamo musica – ha detto a Mediaset -. In questi mesi ho fatto quello che potevo fare, aiutando la squadra e il mister in modo differente, ma è in campo che voglio stare perché lì posso aiutarli il più possibile. Bisogna avere pazienza per rientrare al meglio e non fare continuamente dentro e fuori, ma tutto è andato come avevamo previsto. Sono sempre me stesso, poi più si avvicina il match più salgono l’adrenalina e la concentrazione, ma non sempre bisogna parlare tanto, bastano poche parole per far capire cosa fare. Ho tanta voglia, sono tanti mesi che sono fuori e se non hai voglia non dovresti essere qui. Lo scudetto vinto? Se ce l’abbiamo fatta è perché ognuno ha fatto il suo, ognuno si è sacrificato e si è preso le sue responsabilità nel momento in cui serviva. Non c’è stato un one man show, noi non siamo dipendenti da uno o due fenomeni, abbiamo vinto grazie al collettivo. E anche grazie ai tifosi che hanno dato una grande carica al gruppo”.

"Le critiche? Me le mangio. A chi non crede in Dio lo farò vedere in campo"

Lo svedese si è soffermato anche sulle critiche ricevute: “Sono normali, se non ti criticano vuol dire che non sei al top – ha aggiunto -. Ormai sono abituato, sono 25 anni che mi criticano perché sono il numero uno. Me le mangio le critiche, è come mettere benzina sul fuoco e quando scherzi col fuoco ti bruci. A 41 anni ho ancora tante pagine da scrivere, anche perché la qualità non scompare. Il fisico cambia, la preparazione fisica è diversa ma la qualità non va via, è una cosa che rimane. A chi non crede in Dio, lo farò vedere in campo, non a parole. Non deve dipendere tutto da me, voglio trasferire tutto quello che ho dentro agli altri: se i miei compagni stanno bene sto bene anche io. Sono qui per loro, non per me. Se fosse per me sarei su un’isola con un sigaro. Se posso essere un esempio e un leader lo faccio”. Ibra si è espresso anche sulle critiche a Pioli: “Sono cose normali, è l’allenatore del Milan e se le cose non vanno bene è giusto criticare l’allenatore e la squadra – ha spiegato -. Siamo professionisti e le critiche fanno parte del lavoro. Se non le reggi non bisogna fare questo lavoro, anzi sono utili perché ti fanno restare al top. Quando sei brutto puoi diventare bello”.

"Leao è più forte di un anno fa. De Ketelaere? Deve solo sbloccarsi"

 Ibra, infine, si è lasciato andare ad su due compagni di squadra: “Leao ha fatto un anno fantastico, ha vinto il premio come migliore giocatore del campionato. Poi è arrivata la questione contratto, altri club che ti cercano, il mondiale e tutto il resto. Ma lui deve restare concentrato e pensare solo a giocare a calcio, tutto il resto si risolve. È diventato più forte rispetto a un anno fa, solo che quest’anno tutti sanno chi è Leao, l’anno scorso invece erano meno concentrati su di lui”. “Per conoscerlo bene devo essere tutti i giorni nello spogliatoio – ha concluso su De Ketelaere -. Ha grandi pressioni anche per il prezzo pagato, ma è un talento con grande potenziale, deve solo trovare la giusta strada per crescere. Poi è in un’altra città, fuori casa e deve abituarsi. Ma quando arrivi al Milan tutti ti aiutano, ti accolgono al meglio, quando entri nel nostro spogliatoio ti senti a casa. Deve solo sbloccarsi, poi una volta che si sblocca parte tutto”.