Sartori: "Drogba? L'avevo già preso all'Atalanta"

il retroscena
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Il responsabile dell'area tecnica del Bologna ha raccontato la sua carriera in una lunga intervista al Corriere dello Sport. rivelando anche dei retroscena di mercato: "All'Atalanta avevo preso Drogba, saltò per un'inezia..."

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Trent’anni di carriera segnati da miracoli e scommesse: Giovanni Sartori, uno degli artefici del Chievo promosso in A che ha raggiunto due Coppe UEFA e i preliminari di Champions, oggi è al Bologna, sorpresa dell'attuale Serie A. L’ex attaccante della Sampdoria, 66enne e al trentunesimo anno da dirigente, ha avuto la possibilità di riflettere sulla sua carriera durante un’intervista al Corriere dello Sport. Oggi si descrive “tardivo, non intuitivo”, ma i risultati ottenuti tra Verona e Bergamo e quelli che stanno arrivando a Bologna sono la dimostrazione di quanto il suo stile ragionato e ponderato sia efficace.

Il mercato dei sogni

L’occhio per i campioni, lui, l’ha sempre avuto: le scommesse Amauri e Barzagli e la fiducia data a Perrotta e Bierhoff hanno aiutato a costruire il suo Chievo miracoloso ma, a volte, i desideri rimangono tali. Hojlund, Thiaw, Daniliuc, Doig, Dia e Schuurs sono alcuni dei calciatori che Sartori aveva seguito e segnalato, senza però riuscire a chiuderli: “Erano imprendibili. Quello che avevo praticamente chiuso tanto col club quanto col giocatore è Balerdi del Marsiglia. All’ultimo momento si è infortunato un difensore e l’OM ha bloccato il trasferimento – racconta - ma io e la società siamo soddisfatti di quelli che abbiamo.” Non sempre, però, si riesce a rimanere appagati del proprio mercato: è il caso di Drogba che, secondo Sartori, era promesso sposo della Dea: “L’avevamo già preso. Saltò per un’inezia. Adesso non ricordo quanto lo avremmo pagato, non voglio sforzare troppo la memoria.”

Fiducia agli allenatori

Nella carriera di Sartori il rapporto con gli allenatori è stato un aspetto fondamentale che ha anche portato grandi risultati: la partecipazione alla Coppa UEFA con il Chievo di Delneri e le tre partecipazioni alla Champions con l’Atalanta di Gasperini fanno ben sperare i tifosi bolognesi che già in questa stagione vedono vicina la zona Europa: “Thiago Motta mi incuriosiva parecchio. L’avevo seguito allo Spezia perché lì avevamo tre giocatori dell’Atalanta. Ero rimasto colpito dal calcio che faceva, coraggioso, propositivo. Thiago è un grande lavoratore e un grande comunicatore, molto diretto e deciso con la squadra, arriva subito ai ragazzi. Posso dire che ha migliorato il mio pensiero.

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Il suo Chievo

L’intuizione su di lui la ebbe Luigi Campedelli, padre di Luca e presidente del Chievo fino al 1992: “Mi disse: ‘Devi smettere di giocare. Devi fare l’allenatore e dare una mano a Bui’. Ricordo di aver pensato o mi considera una pippa o intravede in me qualcosa che io stesso non riesco a individuare.” Racconta Sartori, ricordando il suo passaggio, precoce, dal campo alla panchina. Grazie a lui il Chievo sale di categoria e sempre l’ex presidente gli consiglia di diventare direttore sportivo: “Comincio a settembre del ’92 e pochi giorni dopo, il 15, muore Luigi Campedelli. Vado nel panico. Gli subentra Luca, ventiquattro anni, decide di proseguire sulla strada del padre. Giovanissimo lui, giovane io e giovane Malesani, straordinario Alberto.” Il Chievo cresce e con lui cresce Sartori, e il rapporto con la società è nel segno dell'amore: “Per il Chievo avevo rinunciato a proposte importanti anche di club di prima fascia pronti a garantire quattro volte quello che prendevo. Per anni aveva deciso il cuore, poi ho accettato l’offerta dell’Atalanta.”