In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Milan 1994: una squadra di piedi, teste e cuori fuori dall’ordinario

dal 7 maggio

Veronica Baldaccini

Da martedì 7 maggio arriva "Milan 1994, più che una squadra", un appuntamento unico in onda su Sky, in streaming su NOW e disponibile on demand. La nuova produzione in 2 episodi da un’ora ciascuno racconta le tappe di una stagione calcistica vincente e controversa, contrassegnata dalla discesa in campo politico del presidente del Milan, Silvio Berlusconi e del primo trionfo in Champions League per Fabio Capello

MILAN-CAGLIARI LIVE

Condividi:

C’è stato un tempo in cui sognare era più facile. La vita ci sembrava davvero la scatola di cioccolatini di Forrest, prima di cena cantavamo allegramente guardando un programma alla tv, magari Penso Positivo e niente e nessuno al mondo poteva fermare quell’onda. Neppure le guerre vicine, come quella nei Balcani, che senza social network non ci sembravano poi così vicine, al contrario di oggi. Era facile pensare in grande allora. Anzi, era inevitabile. Era quasi un dovere immaginare di potercela fare, sempre. Solo dopo ne avremmo pagato il conto con il disincanto. Non nel 1994.

Berlusconi vince le elezioni

Anche affrontare da sfavoriti in finale di Champions League l’avversario più forte del pianeta e silenziare la sua voce arrogante con quattro gol non era poi così impossibile. Anzi, era la cosa più naturale del mondo provare a farlo, specie se il tuo presidente si chiamava Silvio Berlusconi e aveva appena vinto le sue prime elezioni politiche, promettendo di stracciare vecchi e cattivi costumi per cambiare l’Italia.

Il successo di Atene è ancora la vittoria più larga in una finale di Champions

Nessun trionfo di una squadra italiana ci appare oggi, nitidamente, come lo specchio del suo tempo quanto quello del Milan nel 1994, il Milan che Fabio Capello ha guidato, da maestro e da manager, in una stagione nata sotto la cattiva stella di una serie imprevista di sconfitte e finita in trionfo: la prima e unica volta in cui il club rossonero vincerà scudetto e Champions League. E’ anche la prima della sua storia con quel nome perché le altre, alzate nell’era Sacchi e prima ancora nel ’63 e nel ’69, erano Coppe dei Campioni. Il successo del 1994 allo stadio Olimpico di Atene è ancora la vittoria più larga in una finale di Champions League. Ma questo è solo uno dei tanti piccoli dettagli che rendono unica quell’avventura e urgente raccontarla, trent’anni dopo. Quell’atmosfera di euforia, di iperbole permanente, di “volere è potere” così distante dalla fragilità di questi tempi in cui le emergenze si rincorrono senza tregua, si respira tutta nel documentario che racconta quella stagione entrata nella storia del calcio, ma soprattutto nella storia d’Italia.

Milan 1994: più che una squadra

Si chiama “Milan 1994: più che una squadra”, e se il titolo, didascalico, chiarisce subito il chi e il quando, il sottotitolo invece apre quella scatola di cioccolatini di tutti i gusti, compresi quelli meno dolci. Quel Milan diventa qualcosa di più che una semplice squadra, perché lentamente si trasforma in un veicolo di consenso politico, più o meno consapevolmente per chi scende in campo con una implicita missione che va ben oltre lo sport. Ma quel Milan si consacrerà come qualcosa di più che una semplice squadra forte, anche perché per battere il “mas que un club”, il Barcellona del Profeta del gol, Joahn Crujff, con Stoichkov, Romario e Guardiola in campo, servirà qualcosa di straordinario. Il talento, certo, “il Genio” di Savicevic che per il documentario è tornato a Milano e si è raccontato, ma soprattutto qualità morali che vadano oltre le comuni doti di tanti magnifici giocatori guidati da un grande allenatore. Sarà necessario sentirsi una famiglia, non solo una squadra, e allo stesso tempo considerare l’eccellenza come standard e la dedizione totale come missione aziendale quotidiana. Anche perché il Milan, che aveva costruito lo scudetto esaltando la miglior difesa del mondo, si ritroverà ad affrontare la finale di Atene senza i due centrali e sostituirli diventerà uno snodo chiave di quel trionfo. Uno è il capitano Franco Baresi, leader di una linea che non aveva bisogno di parlarsi per capirsi, l’altro Alessandro Costacurta, da una vita accanto a lui. Proprio “il nostro Billy” ci accompagna nel racconto, in una prospettiva unica, quella di chi faceva parte di quel gruppo mitico, ma che alla fine ha guardato la partita di Atene esattamente come qualunque tifoso. Ecco, a bordocampo, vicino a Van Basten, magari non proprio come qualunque tifoso. 

Tassotti, Galli, Maldini. Bertinotti e Paolo Mieli: gli aneddoti

Un aneddoto, fra tanti. Gli altri sono quelli dei protagonisti più simbolici di quell’impresa, Tassotti, Galli e Maldini, ma anche dei cronisti, che allora facevano un lavoro ormai consegnato all’archeologia, perché forse non esiste più. Seguivano i giocatori come ombre, appuntavano i loro respiri, registravano le loro dichiarazioni molto meno filtrate e abbottonate rispetto ad ora, sapevano interpretare i loro eloquenti silenzi e trasformarli in storie. Era giornalismo, ma oggi ci appare come letteratura dello sport. Se il racconto dei cronisti è così prezioso ed efficace è anche grazie all’incredibile repertorio di Telepiù che arricchisce ogni passaggio di quella stagione: abbiamo aperto il nostro archivio, ancora una volta come quella simbolica scatola di cioccolatini di Forrest Gump, film visionario che non a caso è del 1994, senza sapere cosa potesse capitarci e le sorprese sono state tante.  Tutto questo sullo sfondo di un momento cruciale per il Paese, la fine della Prima Repubblica e l’illusione di tanti che la Seconda potesse essere migliore. Di tanti, ma non di tutti. Non di Fausto Bertinotti ad esempio, che in quello stesso anno diventa segretario di Rifondazione Comunista, ovvero quanto di più lontano dalla visione politica e soprattutto sociale di Berlusconi, eppure insospettabilmente legato a lui dalla stessa passione: il Milan, che è memoria e colori nelle sue confessioni. Il dilemma di tanti tifosi “rossi” e “rossoneri” è qualcosa che abbiamo provato a indagare, perché poche cose e poche persone sono state divisive come il presidente di quella squadra incredibile, diventata parte dell’ingranaggio di quell’enorme “sognificio” che era l’impero di Sua Emittenza. Un uomo che sapeva costruire. Ce lo ha spiegato Paolo Mieli, allora direttore del Corriere della Sera, chiarendo perché una parte dell’opinione pubblica e degli addetti ai lavori, compreso lui, sottovalutò quell’onda che arrivava: la capacità di costruire cose visibili. Nulla è più materiale di una città, nulla è più visibile della televisione. Il Milan vincente di quegli anni è stato la sintesi di tutto questo. 

Una squadra di piedi, teste e cuori fuori all’ordinario

Ma è stata soprattutto una squadra di piedi, teste e cuori fuori all’ordinario. Risentirli ora, vederli chiacchierare fra loro, con una confidenza e un’intesa che sono esclusiva di pochi spogliatoi, li fa sembrare piume trasportate per caso da una brezza, arrivati a noi da un altro pianeta più che da un’altra epoca e non ci resta che stare seduti, su una panchina, ad ammirarli. Non è una scorciatoia della mente a mostrarceli così, quella retrospettiva rosea che fa sembrare tutto ciò che è passato un po’ più bello, un po’ più dolce: quei ragazzi sono stati davvero più che una squadra, perché sono stati sogno, emozione, dedizione, genio, rigore, serietà, esempio. E quanto ne abbiamo bisogno, oggi, di buoni esempi.

Due episodi in onda martedì 7 e sabato 18 maggio

Appuntamento da martedì 7 maggio con Milan 1994, più che una squadra, in onda su Sky, in streaming su NOW e disponibile anche on demand. La nuova produzione in due episodi da un’ora ciascuno – entrambi in onda su Sky Sport Calcio, il primo episodio alle 19 di martedì 7 maggio, la seconda puntata alle 14.30 di sabato 18 maggio. Inoltre, su Sky e NOW è disponibile on demand Aspettando Milan 1994: Billy&Diego: una divertente anteprima con una chiacchierata speciale su cinema, passione calcistica e politica, tra Alessandro “Billy” Costacurta e un super tifoso testimone di quegli anni: Diego Abatantuono.