Fiorentina, Dzeko: "Mi sento bene, testa e piedi quelli di sempre. Il ritiro? Lontano"
Al "CORSPORT"Il centravanti, tornato in Italia dopo l'esperienza in Turchia, al Fenerbahce, ha raccontato al Corriere dello Sport le sue sensazioni alla vigilia della prima giornata di campionato: "Non sarò velocissimo, ma testa e piedi sono quelli di sempre". Poi allontana l'ipotesi ritiro: "E' lontanto, ho ancora tanto da dare alla Fiorentina". Infine, anche il ricordo di una vittoria speciale
Edin Dzeko è pronto a tornare in Serie A, questa volta con la maglia della Fiorentina dopo gli anni alla Roma e all'Inter. Ritorna a 39 anni, "Ma non per fare il vecchietto che sta lì, leggero e spensierato", ha raccontato al Corriere dello Sport. "Io mi sento bene, la testa è quella di sempre, e anche i piedi. Non sarò velocissimo, ma non sono mai stato uno dai movimenti rapidi. Curo molto il mio corpo, l’alimentazione. Un tempo a 33, 34 anni uno era arrivato. Le cose sono cambiate. A 39 faccio ancora dieci, undici chilometri a partita". A Firenze ad affiancarlo ci sarà Moise Kean, uno dei protagonisti della passata stagione: "Lo conoscevo, abbiamo lo stesso agente, ci siamo affrontati in campo e anche incontrati a Milano. Diciamo che sono un po' meno esplosivo di Moise".
"Ho ancora tanto da dare alla Fiorentina"
Un ritorno che allontana l'idea del ritiro, come spiegato facendo anche un paragone con Totti, suo ex compagno alla Roma: "Francesco io oggi lo capisco. Lasciare quella che è stata la tua vita per più di vent'anni, gli allenamenti, i ritiri, i compagni, le partite negli stadi più belli del mondo, è doloroso, destabilizza. Io voglio arrivarci con la testa giusta, quando sarò contento di chiudere, staccherò. Mi sento ancora lontano da quel giorno. E sono orgoglioso di poterlo dire. So di non poter giocare tutte le partite, i tempi di recupero sono diversi rispetto a quando avevo vent’anni. Ma ho tanto da dare alla Fiorentina".
Leggi anche
Dzeko: "L'età non conta, darò tutto per Firenze"
Roma, Spalletti e quella vittoria... speciale
Il centravanti bosniaco ha poi parlato del suo periodo da calciatore della Roma, anni in cui tra le figure più importanti c'è quella di Luciano Spalletti: "E' uno dei migliori che ho avuto. Nei primi quattro, cinque mesi a Roma non giocavo tanto ed ero deluso... Spalletti è diverso dagli altri, ha un carattere particolare e va capito. Quando l'ho conosciuto meglio, le cose sono migliorate notevolmente. Lui sa entrare nella testa dei giocatori. Mi dispiace che non sia andato bene con la Nazionale, forse non era il lavoro suo. Spalletti deve stare in campo sempre, avere un contatto continuo con la squadra... Per gli attaccanti, poi, è il numero uno assoluto". E sugli anni in Italia, indimenticabili e segnati anche da una vittoria speciale, aggiunge: "Otto anni magnifici a Roma e Milano, i quattro figli sono nati tutti qui e l'intenzione mia e di mia moglie è quella di restare a vivere in Italia... A Roma abbiamo vinto una Champions", afferma, poi spiegando: "Il tre a zero al Barcellona, a quel Barcellona, dopo il 4-1, è stato come vincere la Champions", ha concluso.
