Le ambizioni del nuovo Torino contro l'effetto Gattopardo

Il Torino vuole evitare ‘l'effetto Gattopardo’. Come nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sull'aristocrazia siciliana, dal quale il termine è preso per descrivere l'adattamento alle nuove circostanze mantenendo però i vecchi privilegi: "Cambiare tutto perché nulla cambi". Il Torino invece spera che tutto cambi sul serio. Il mercato è stato frizzante e rapido. Sono stati ceduti i due big Ricci e Milinkovic-Savic sistemando anche il bilancio. La rivoluzione era iniziata con il cambio in panchina da Vanoli a Baroni. L'ambiente spera in una sterzata storica per evitare un'altra stagione anonima. Va detto che la concorrenza è aumentata e il Torino non parte tra le favorite per un posto in Europa. Ma questo non è necessariamente un male e può dare stimoli ulteriori. L'entusiasmo e la fiducia possono fare miracoli. In più i granata hanno un vantaggio enorme: un popolo a cui basta una scintilla per infiammarsi e trascinare la squadra, nonostante anni di aspettative frustrate. Il primo problema da risolvere per Baroni è l'equilibrio che manca alla squadra. L'ipotetico undici titolare offre sprazzi di qualità, ma la rosa ha pochi ricambi all'altezza a centrocampo e in difesa. Cairo e Vagnati stanno lavorando per chiudere un regista e un esterno difensivo. Due innesti per aiutare il Torino a pensare a qualcosa in più che a un campionato tranquillo. Fattore Zapata e colpo Simeone Il mercato è stato fatto in modo funzionale e con tempi veloci, venendo incontro alle esigenze dell'allenatore. La scelta strategica è stata rinforzare l'attacco con l'inserimento di esterni offensivi e un centravanti puro come Simeone. Un ottimo colpo, purché legato alla permanenza di Adams. Se lo scozzese resta, allora l'operazione diventa l'emblema del ‘rinforzo’: invece di sostituire un giocatore con un altro, cioè, si aumenta la qualità complessiva del reparto. Baroni spera di contare presto anche sul vero Zapata al quale va dato tempo per crescere a livello agonistico. Il capitano non è solo un riferimento tecnico, ma anche morale del gruppo. A Zapata si potrebbe chiedere un contributo part time, almeno all'inizio. In prospettiva, comunque, la sua forza, il suo carisma, la sua capacità di essere pericoloso può essere determinante anche nell'ultima mezz'ora per mettere in crisi difese che non hanno la lucidità di inizio partita. Duvan è un gioiello che va lucidato e tutelato. Lo staff di medici e fisioterapisti ha fatto un lavoro incredibile e lui ha reagito con la consueta forza d'animo al grave infortunio al ginocchio sinistro di 10 mesi fa, lavorando senza sosta sui suoi muscoli e meritando il rinnovo del contratto fino al 2027. Un'investitura ufficiale da leader, guadagnata sul campo e nello spogliatoio. C'è molta fiducia anche nella stagione di Vlasic, che per la prima volta negli ultimi 4 anni ha potuto fare una preparazione completa senza inconvenienti. La pubalgia con la quale ha convissuto fino a pochi mesi fa è sotto controllo. La tendinite viene gestita con esercizi posturali e cure specifiche. Il numero 10 è pronto. Salta l'uomo, serve assist, gioca di prima: la sua tecnica accende il Torino. Da lui ci si aspetta che sia più determinante sotto porta: "Dieci gol sono il mio obiettivo" ha detto a Sky Sport dal ritiro di Prato allo Stelvio. Avrà la responsabilità di far girare l'attacco. Serve un regista La domanda centrale a cui dovrà dare una risposta Baroni è questa: si può giocare con due esterni offensivi più Vlasic e una punta? Il Torino può permettersi di supportare, senza annaspare, il 4-2-3-1 col tipo di giocatori che ha? A oggi, no. In Coppa Italia col Modena, dopo un pessimo primo tempo, l'allenatore ha cambiato l'inerzia della partita inserendo Ilkhan e togliendo Aboukhlal per un 4-3-3 più logico e redditizio. Affidarsi a 3 centrocampisti classici può essere la scelta migliore per dare solidità alla squadra in una fase di costruzione nella quale bisogna trovare fiducia e aumentare l'autostima. Cairo era in tribuna col Modena e ha fotografato la situazione: "Ci serve un play, quest'anno vorrei divertirmi". Ovvero: serve un regista per evitare di disperdere quanto di buono fatto sul mercato e stappare l'attacco. Una soluzione che oltretutto permetterebbe di alzare la qualità dei cambi, a seconda delle esigenze della partita. Occhio alla possibilità delle due punte con il 4-3-1-2 che può lanciare la coppia Adams-Simeone davanti a Vlasic. Dovrà essere bravo Baroni a gestire l'abbondanza in attacco senza minare la serenità dello spogliatoio, affidandosi alle rotazioni. Una concorrenza sana è inevitabile se si vuole alzare l'asticella. Fase difensiva da sistemare Un centrocampista in più gioverebbe anche alla fase difensiva perché, rinforzato l'attacco, si è scelto di dare fiducia a un reparto che la scorsa stagione ha faticato a trovare i giusti meccanismi. Potrebbe essere un azzardo. Le difficoltà partono da lontano. L'estate scorsa c'è stato l'addio contemporaneo a Buongiorno, Rodriguez e Bellanova. L'infortunio di Schuurs dell'ottobre precedente è stato un duro colpo. Un anno fa ha salutato anche Dijdij che aveva avuto qualche acciacco in stagione, ma restava un'alternativa affidabile. Il livello medio della linea e la qualità del reparto si sono oggettivamente abbassati. L'ottima stagione di Milinkovic-Savic ha limitato i danni, ma i segnali sono stati inequivocabili. Ceduto anche il portiere, l'ultimo pezzo del muro granata si è frantumato. Israel ha buone referenze e ha giocato da protagonista in Champions League. Raccoglie un'eredità pesante e dovrà subito farsi sentire e dare sicurezza ai compagni. Molte delle speranze del Torino - in attesa del recupero del neo acquisto Ismajli fermo 3 settimane per una lesione muscolare - sono affidate alla coppia Coco-Maripan e all'efficacia degli esterni. Si punta sul miglioramento di Pedersen che alterna lampi di luce a coni d'ombra e sulla qualità di Lazaro, che però le cose migliori le fa in fase offensiva. Masina ha esperienza e potrà tornare utile, mentre a sinistra manca un'alternativa all'altezza di Biraghi. Però sarebbe fuorviante puntare l'attenzione solo sul reparto. Come apparso chiaro nel pre campionato, Baroni ha la necessità di trovare i giusti equilibri che permettano alla squadra di muoversi senza sbilanciarsi, in modo da sfruttare la qualità degli attaccanti e mascherare i limiti della fase difensiva ed eventuali errori individuali. La cessione di Ricci oltre all'aspetto tecnico ha aperto una questione tattica: l'azzurro era in grado di fare da diga e poi di rilanciare l'azione, qualità affinate con Juric e Vanoli. Oggi Baroni può contare su Casadei, Anjorin e Gineitis, ma aspetta ancora un innesto per mettere ordine là in mezzo. In generale serve una bussola che indichi la direzione in modo chiaro per camminare tutti insieme: squadra, società e tifosi, nonostante il malumore di buona parte della piazza nei confronti del club. Ma se l'ambiente è sfibrato resta pur sempre innamorato, non vede l'ora di accendersi sulla strada che porta all'Europa. Un cammino impervio, oltre che un ricordo lontano. Ma al Torino pensano sia arrivato il tempo di rinfrescarsi la memoria.

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Paolo Aghemo