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Milan-Como in Australia, Maignan: "Non capisco perché si giochi all'estero" 

Serie A

Dal ritiro della Francia, Mike Maignan ha detto la sua sulla scelta di giocare Milan-Como in Australia: "Perdiamo una partita casalinga. I nostri obiettivi sono ambiziosi, non bisogna lasciare nulla al caso". La nota del Como: "Non si tratta solo di una partita, è una dichiarazione di intenti, una missione comune per riportare la Serie A al centro del calcio mondiale e garantire un futuro più solido a tutti i club che la rappresentano".

COMO-JUVENTUS LIVE

Durante la conferenza stampa alla vigilia della sfida tra Islanda e Francia, tra le domande poste a Mike Maignan ce ne è stata anche una su Milan-Como, match di Serie A in programma a febbraio che dovrebbe giocarsi non a San Siro ma a Perth, in Australia. E il portiere dei rossoneri e della Francia  è sulle stesse posizioni del compagno di club e nazionale Adrien Rabiot: "Sono totalmente d'accordo con lui. Non capisco perché giochiamo all'estero. Oggi si dimenticano molte cose, si pensa molto all'aspetto finanziario. È una partita del campionato italiano, avremmo dovuto giocare in casa, quindi 'perdiamo' una partita casalinga. I nostri obiettivi sono ambiziosi, non bisogna lasciare nulla al caso". Sulla decisione, il primo a esprimersi era stato proprio Rabiot che, in un'intervista rilasciata a 'Le Figaro', aveva affermato: "Tutto questo è al di sopra di noi. È pazzesco fare così tanti chilometri per far giocare una partita fra due squadre italiane. Si parla molto dei calendari e della salute dei giocatori... Dobbiamo adattarci, come sempre".

L'appello del Como: "Non si tratta solo di una partita"

Il Como, in una nota sul sito, si è rivolto non solo a tutti i suoi tifosi ma anche a quelli delle altre squadre di Serie A definendo la gara col Milan a Perth “una missione comune per riportare la Serie A al centro del calcio mondiale e garantire un futuro più solido a tutti i club che la rappresentano. Siamo consapevoli che questo viaggio potrebbe richiedere sacrifici in termini di comodità, comfort e routine. Tuttavia, a volte il sacrificio è essenziale, non per il beneficio individuale, ma per il bene comune, per la crescita e, soprattutto, per la sopravvivenza della lega stessa”. “Non è una questione di avidità – prosegue l’appello del club -. Il nostro obiettivo è riportare la Serie A alla gloria di cui godeva negli anni ’90. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo evolverci. Non si tratta solo di una partita, è una dichiarazione d’intenti”. E poi l’iniziativa: invitare “50 tifosi a unirsi a noi in questo viaggio in Australia per stare al nostro fianco come ambasciatori del Como 1907 e della Serie A. Insieme mostreremo al mondo ciò che il calcio italiano rappresenta veramente: tradizione, cuore e speranza per il futuro”.

I benefici economici

La scelta di disputare il match tra Milan e Como a 13.700 km da San Siro (dopo un viaggio di circa 20 ore) ha delle motivazioni sia promozionali che economiche. Sarà la prima partita di Serie A giocata all'estero (fin qui all'estero è stata disputata solo la Supercoppa italiana), trasformandosi in una vetrina per il calcio italiano.  Sotto l'aspetto economico la sfida in Australia porta con sé ricavi importanti: 12 milioni circa seconto le stime fatte da Calcio e Finanza. Al netto dei costi per l’organizzazione del match, dovrebbero rimanere circa 8-9 milioni di euro che verranno distribuiti fra Milan (la fetta maggiore, anche per compensare il mancato incasso), Como e le altre 18 società di Serie A.

La posizione della Lega Calcio

Lo scorso mercoledì l'amministratore delegato della Lega Serie A, Luigi De Siervo aveva replicato alle preplessitù di Rabiot: "Si dimentica, come tutti i calciatori che guadagnano milioni di euro, che sono pagati per svolgere un'attività, cioè giocare a calcio. Dovrebbe avere rispetto dei soldi che guadagna e assecondare maggiormente il proprio datore di lavoro, cioè il Milan, che ha accettato e spinto perché questa partita si potesse giocare all'estero". E sulle complicazioni che una trasferta del genere porta con sé aveva aggiunto: "La sfida organizzativa è complicata, le ore di volo sono tante ma si viaggia in una business class dall'altra parte del mondo, cosa che le squadre fanno stabilmente. I calciatori di vertice, che hanno stipendi commisurati alla fatica che svolgono, dovrebbero capire meglio di altri che questo è un sacrificio che si può fare".

Infantino: "Servono regole precise"

A intervenire sulla questione anche il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che a margine dell'Assemblea Generale dell'Efc a Roma aveva affermato: "Vogliamo che tutti giochino dove vogliano, però servono delle regole". Infantino ha appoggiato la proposta della Lega Serie A, chiedendo però una regolamentazione precisa affinché tutto possa essere gestito nel migliore dei modi, soprattutto in ottica futura: "Nel calcio abbiamo una struttura di tipo internazionale e nazionale, è una struttura che ha reso il calcio lo sport numero uno al mondo, però è una sola partita, credo che le nostre riflessioni debbano essere più ampie. È stata una proposta della Lega taliana, però va regolato in ogni caso, la deregulation in questo campo non aiuta nessuno".

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