Da Roma a Roma, la chiusura del cerchio per il predestinato Chivu

Roma-Inter è un intreccio di storie e sentimenti. Un viaggio a ritroso nel tempo per Cristian Chivu. Alla vigilia di Roma-Inter sono arrivate anche le parole di ammirazione di Gasperini nei suoi confronti: "È un allenatore che ha dato subito un’identità diversa rispetto a Inzaghi. Ha dato una pressione più alta alla squadra e anche una capacità offensiva, ci lavora molto. Si vedono già differenze, mi piace molto quello che sta facendo. Non era facile entrare dopo Inzaghi. Sta lavorando con qualità e personalità". La storia parte da lontano, ed è la storia di un predestinato. La prima volta che vidi giocare dal campo Cristian Chivu aveva 23 anni e la maglia dell'Ajax addosso. Era la primavera del 2003. Rimasi folgorato dal suo talento e dal suo sinistro raffinato. Eravamo in Olanda, all'Amsterdam Arena. Accarezzava la palla come un trequartista. Quella sera il giovane Chivu riuscì ad annullare Inzaghi e Shevchenko, lasciandoli senza segnare. Rimasi incantato dal suo calcio totale. Sapeva fare tutto. Allora lavoravo per Stream, avevamo i diritti per trasmettere la Champions e mi inviarono lì per i quarti di finale di Champions League: Ajax-Milan finì 0-0, in mezzo a tante giocate splendide. Da bordocampo le sensazioni furono indimenticabili. Oltre a Chivu, in campo con l'Ajax vidi anche un giovanissimo Ibrahimovic lottare come un leone stretto nella morsa di una coppia mitica formata da Paolo Maldini e Alessandro Nesta. Milan che poi vinse quell'anno la sua sesta Champions League contro la Juve a Manchester. Eravamo all'Old Trafford per raccontare per Stream quella finale tutta italiana. Una serata storica. Era il 28 maggio 2003: 120' in cui successe di tutto, fino al rigore di Sheva che spiazzò Buffon. Con Paolo Maldini ad alzare la coppa al cielo come il papà Cesare 40 anni prima a Wembley. Sempre in quell'anno, il 2003, Chivu passò alla Roma per 18 milioni. Lasciò l'Ajax, dove aveva vinto tre trofei, dopo 142 presenze e 13 gol. Andai alla sua prima presentazione a Trigoria. Cristian in conferenza parlò in inglese, ma presto imparò l'italiano e la passione sempre accesa del nostro calcio. La prima stagione a Roma fu subito di grande classe, giocando accanto a Walter Samuel, 'The Wall'. Poi, dopo la cessione dell'argentino, con Philippe Mexès formò un'altra grande coppia, vincendo la Coppa Italia. Quattro anni a Roma, 124 partite e 6 reti. Poi qualche incomprensione e il volo privato con cui il presidente nerazzurro Massimo Moratti venne a prelevarlo per portarlo a Milano, dove ha vinto nove trofei. Nel suo futuro c'era scritto anche il 'triplete' con José Mourinho. Nel futuro c'è sempre scritto tutto. Qualche gesto di troppo, le scuse e le ripartenze. Nuovi capitoli tra adrenalina e passione. Predestinato da calciatore e poi in panchina, a scoprire talenti: settore giovanile dell'Inter prima, il Parma poi e oggi il post Inzaghi. Solo 20 panchine in totale in Serie A, ma tante idee. Compresa l'ammirazione sincera per Gasperini, avuto da Chivu per poco tempo come allenatore all'Inter: "Quasi tutti ci siamo ispirati al suo modo di aggredire e approcciare le partite", ha detto Cristian alla vigilia. "Gasperini gode di tutta la mia stima e ammirazione, così come l'aveva avuta quando io ero giocatore e lui allenatore. Aveva fatto una preparazione tale che mi aveva fatto stare bene come non mi capitava da tanti anni, aveva cambiato modulo e facevo il braccetto sinistro con Samuel e Lucio. Purtroppo i risultati non ci sono stati ed è stato anche mandato via presto. Negli anni seguenti ha mostrato le sue idee, la sua innovazione e la sua identità, diventando un big e un modello per noi allenatori giovani". Il momento è arrivato. Roma-Inter. Stadio Olimpico. È il prossimo esame, in un viaggio infinito e intrigante. Da Amsterdam in poi, da quella sfida Ajax-Milan, 22 anni dopo, di strada ne ha fatta tantissima Cristian Chivu.

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Angelo Mangiante