Luciano Spalletti, la carriera e le altre volte che è subentrato in corsa
la carrieraIntroduzione
Luciano Spalletti ha firmato il contratto che lo lega alla Juventus, torna ufficialmente in Serie A. Per lui è la nona squadra italiana da allenatore, la quinta da subentrato in corsa. Anzi, la sua carriera in panchina è iniziata proprio con un subentro, a Empoli. L'ultima volta quasi 10 anni fa alla Roma. Ripercorriamo la sua carriera in questa gallery, comprese le esperienze in Russia e sulla panchina della Nazionale italiana
Quello che devi sapere
Come è andata quando è subentrato
- Sono quattro i precedenti, il primo dei quali coincide proprio con l'inizio di carriera da allenatore di Spalletti. Già alla guida delle giovanili dell'Empoli, a sei giornate dalla fine della stagione 1993/94 fu chiamato in prima squadra al posto di Lombardi per tentare di raddrizzare una situazione così compromessa in C1. I toscani chiusero al penultimo posto, guadagnandosi i playout, dove poi sconfissero l'Alessandria nel doppio confronto e ottennero la permanenza nella terza serie italiana.
- Esonerato e richiamato all'interno dello stesso campionato ai tempi di Sampdoria e Venezia, fu coinvolto a stagione in corso anche nella sua prima volta con l'Udinese, quando subentrò a De Canio nella stagione 2000/01 dopo 23 giornate, con la squadra al 12° posto a 28 punti. Spalletti non riuscì a smuovere la situazione, lasciando i friulani nella stessa posizione a fine stagione e con altri due successi raccolti nelle 11 gare restanti di campionato.
- Anche l'anno successivo subentrò nel mezzo, prendendo il posto di Brini all'Ancona, in Serie B. Non solo riuscì a condurre i marchigiani alla salvezza, ma arrivò fino a un ottimo ottavo posto. Da lì in poi l'unica volta che gli è capitato di prendere una squadra in corsa è stato nel gennaio 2016, il momento del suo ritorno alla Roma. Sostituì l'esonerato Rudi Garcia e portò i giallorossi dal 5° al 3° posto in classifica, a 80 punti e con la qualificazione alla Champions centrata.
Gli inizi: il salto triplo a Empoli
Conquistata la salvezza al suo esordio sulla panchina dell'Empoli, Spalletti maturò per un altro anno tra le giovanili prima di essere 'promosso' tra i grandi, questa volta dall'inizio. E all'insegna delle promozioni fu il suo intero cammino alla guida dei toscani. A cominciare dalla prima stagione (1995/96), in cui l'Empoli salì in Serie B dopo l'1-0 inflitto al Como nella finale playoff (oltre a vincere la Coppa Italia Serie C). Ma il salto fu triplo perché dalla B si passò un anno dopo alla promozione diretta anche in Serie A, grazie al secondo posto finale alle spalle del solo Brescia. Un inizio di carriera straordinario per l'allenatore di Certaldo che non deluse le aspettative neanche al suo debutto nella massima serie. La squadra, infatti, trovò anche la salvezza fine anno e un dignitosissimo 13° posto conclusivo.
Le prime delusioni (e i primi esoneri)
Concluso il suo periodo a Empoli nel migliore dei modi, fu la Sampdoria a puntare su di lui per la stagione 1998/99. I blucerchiati erano reduci da 12 anni terminati almeno con l'ottavo posto in classifica, ma quella fu un'annata disastrosa. Con la squadra già fuori dall'Intertoto e dalla Coppa Italia e protagonista di appena tre vittorie in tredici giornate di campionato, Spalletti fu esonerato a metà dicembre per poi essere richiamato due mesi dopo e la Samp ormai relegata in zona retrocessione. Al mister toscano non riuscirà l'obiettivo salvezza e i blucerchiati saranno costretti a vivere l'incubo della B. Chi riuscì nella permanenza in A sarà, invece, il Venezia. E proprio ai lagunari Spalletti si unirà nella stagione successiva, rivivendo però la stessa annata complicata: mandato via dopo l'8^ giornata e una sola vittoria (contro l'Inter), tornò sulla panchina del Venezia tra la 12^ e la 20^ giornata, prima del definitivo esonero nel febbraio 2000. Finì male per lui e per la squadra veneta, retrocessa.
La svolta di Udine
Il viaggio di andata e ritorno ha caratterizzato spesso la carriera del 66enne di Certaldo e tra queste tappe rientra anche Udine. Dopo le deludenti esperienze con la Samp e il Venezia, ci furono le già citate brevi parentesi da subentrato con l'Udinese e l'Ancona, ma quella friulana era una storia appena cominciata. Il club lo ingaggiò di nuovo, questa volta per cominciare dall'inizio e non nel mezzo. E fu una storia destinata a sbalordire, per la qualità del gioco e i risultati in campo. Udine tornò a sognare come alla fine degli anni '90 e in tre stagioni Spalletti conquistò sempre la qualificazione in Europa. 6° posto il primo anno, 7° in quello successivo e addirittura 4° nel 2004/05, piazzamento che garantì ai friulani l'accesso alla fase a gironi di Champions League.
Il primo salto in una big (e i trofei)
A quell'edizione della Champions League, però, non parteciperà. Nel frattempo, infatti, era arrivata la chiamata della Roma - reduce da un anno disastroso con 4 allenatori diversi - e l'occasione di un nuovo grande passo. Messo da parte qualche tentennamento iniziale, furono paradossalmente gli infortuni a far svoltare il percorso dei giallorossi: Totti fu messo prima punta e la squadra riuscì al primo anno a centrare le 11 vittorie consecutive in Serie A (record di allora) e arrivare in finale di Coppa Italia, battuta dall'Inter in uno dei primi atti di una rivalità che avrebbe caratterizzato quegli anni. Contro i nerazzurri si aprì anche la stagione successiva, in Supercoppa Italiana: un 4-3 subito in rimonta che rimandò anche la conquista del primo trofeo. Il riscatto sarebbe arrivato a partire dall'anno dopo, con due Coppe Italia vinte in fila e una Supercoppa nel mezzo, sempre con l'Inter come avversaria. Il campionato saranno una serie di secondi posti, qualche rimpianto e grandi notti europee, con la Roma per due volte ai quarti di finale di Champions League. La macchina si guasterà nella stagione 2008/09 e dopo due sconfitte nelle prime due nell'annata successiva, Spalletti si separerà dai giallorossi.
La campagna in Russia
Alla Roma la conquista dello scudetto l'aveva solo sfiorata, obiettivo che invece riuscì a mettere a segno nella sua unica avventura all'estero. Nel 2010 iniziò, infatti, la sua esperienza in Russia da allenatore dello Zenit. Un'esperienza sicuramente vincente: pronti, via e al primo tentativo regalò il titolo alla società di San Pietroburgo (più una Coppa di Russia e una Supercoppa), replicando il trionfo anche nella stagione successiva. Il tris non riuscì, perché a primeggiare in campionato nel 2012/13 fu il Cska per due punti in classifica, ma erano i primi segnali di una crisi che si consumò l'anno dopo, quando Spalletti venne esonerato reduce da una sola vittoria nelle ultime 13 partite.
Il ritorno a Roma
Chiusa l'esperienza in Russia, l'allenatore di Certaldo rimase quasi due anni fermo. Ma nel gennaio 2016 si rifece sotto ancora la Roma, con cui aveva un conto in sospeso (lo scudetto). Nei primi mesi post-Garcia, come scritto, riportò i giallorossi verso una tranquilla qualificazione alla Champions. A differenza della sua prima volta nella capitale, diverse erano certamente le disponibilità economiche dei proprietari e la squadra era già reduce da due ottimi secondi posti: erano le premesse ideale per far sognare i tifosi e, in effetti, la stagione successiva la Roma chiuse con 87 punti, record nella sua storia in Serie A, ma davanti trovò una Juve capace di farne 91. Ma i problemi erano anche altri...
La rottura tra Spalletti e Totti
Il secondo matrimonio tra Spalletti e la Roma fu, infatti, condizionato anche da quanto successe con Francesco Totti. Il rapporto - solidissimo durante il periodo 2005-2009 - tra lo storico capitano e l'allenatore non decollò mai (anzi!) in questa seconda avventura insieme: l'ultima di Totti, nel 3-2 contro il Genoa di maggio 2017, segnò anche l'ultima di Spalletti sulla panchina dei giallorossi, in rottura anche con parte dei tifosi. Una distanza che si è ridotta nel corso degli anni e che recentemente li ha visti anche protagonisti insieme di uno spot televisivo. Il 'Roma-bis' resta ad oggi ancora il periodo più performante in carriera per il mister di Certaldo, con i suoi 2.15 punti di media a partita.
La parentesi agrodolce all'Inter
Il break di Spalletti in questo caso durò il tempo di qualche settimana. Chiusa l'epoca romana iniziò subito quella milanese, sponda nerazzurra. E l'allenatore di Certaldo fu fondamentale per riportare l'Inter ai vertici: la squadra non giocava la Champions dall'edizione post-Triplete, mentre con Spalletti arrivarono due qualificazioni nel biennio grazie al 4° posto ottenuto due volte consecutivamente. In entrambe le occasioni si concretizzarono delle flessioni nella parte finale della stagione e il contemporaneo e deludente cammino nelle coppe convincerà la società a cambiare. Il toscano non verrà, dunque, confermato dopo la stagione 2018/19.
La fascia tolta a Icardi
Anche la parentesi nerazzurra ha visto al suo interno scatenarsi dinamiche complicate con i capitani. A Roma era Totti, all'Inter fu Icardi: a innescare i primi malumori furono i problemi sul rinnovo di contratto tra l'attaccante e la società, seguiti poi dai problemi sul campo. Una serie di vedute differenti portò allo scontro, poi la decisione improvvisa di revocare all'argentino la fascia di capitano, affidata da quel momento in poi a Samir Handanovic. Fu la sterzata decisiva a chiudere il rapporto tra Icardi e il suo allenatore, oltre a tutta la squadra. A fine stagione, infatti, come già accaduto si arriverà ai saluti finali con tutti: Spalletti non sarà confermato, per far posto a Conte, e Icardi sarà ceduto al Psg.
Il capolavoro di Napoli
Dopo l'Inter, Spalletti si prese un periodo sabbatico di due anni prima di ripartire. Nell'estate 2021 accettò la proposta di Aurelio De Laurentiis e firmò con il Napoli. Già l'inizio fu entusiasmante, con una partenza da 8 vittorie consecutive, ma era solo un piccolo assaggio di quello che sarebbe accaduto l'anno dopo. Col talento di Kvara e i gol di Osimhen, senza dimenticare tutti gli altri, Spalletti dominò la Serie A 2022/23 alla guida degli azzurri e riportò lo scudetto a Napoli 33 anni dopo l'ultima volta quando il Re indiscusso della città era Maradona. Un capolavoro di bel gioco e goleade che non lasciò speranze ai rivali e che entusiasmò il pubblico anche in giro per l'Europa. Il 4-1 al Liverpool, il 6-1 sul campo dell'Ajax e altri grandi partite in Champions, interrotte solo ai quarti di finale. Vinto il tricolore, però, il mister toscano decise di non continuare con gli azzurri.
Il flop Nazionale
Ma la pausa di Spalletti durò solo una manciata di settimane. Ad agosto un terremoto azzurro (questa volta quello della Nazionale) si tramutò nelle dimissioni di Roberto Mancini e il 66enne di Certaldo fu scelto come Commissario Tecnico dell'Italia. Sembrava l'occasione giusta per mettere la ciliegina sulla torta sulla propria carriera, sebbene il non semplice obiettivo fosse confermarsi campione d'Europa, ma il deludente cammino agli Europei si chiuse agli ottavi di finale per mano della Svizzera. A questo punto la missione (probabilmente più importante) era riportare la Nazionale ai Mondiali, obiettivo compromesso dopo il 3-0 in Norvegia dello scorso novembre che portò a un altro terremoto: Spalletti in panchina contro la Moldavia, seppur avesse già annunciato che sarebbe stata la sua ultima volta in azzurro.
L'ultimo capitolo, in attesa del nuovo che sta per cominciare: quello con la Juventus.
