Scudetto Napoli, i numeri di maglia dei giocatori nella smorfia
Da 1 a 90: a ogni numero corrisponde un significato. È la famosa Smorfia napoletana, che abbiamo rivisitato giocando un po’ con i numeri di maglia dei giocatori del Napoli dello scudetto: Kim è 'a jatta, Di Lorenzo 'o pazz, Lobotka... 'a zuppa cotta
di Vanni Spinella
- Chi gioca al Lotto conosce bene la “Smorfia napoletana”: il nome deriverebbe da Morfeo (non l’ex calciatore, ma il dio dei sogni nella mitologia greca) ed è quell’usanza di interpretare sogni o eventi “traducendoli” in numeri fortunati da giocare in schedina.
- Una sorta di “dizionario” dei sogni, una tradizione intoccabile per i napoletani che ci perdoneranno se, per celebrare il terzo scudetto della loro storia, abbiamo usato per giocare un po’. Ma neanche tanto: metti che sogni Kvara che manda in gol Osimhen, non te li vuoi giocare il 77 e il 9?
- Il collegamento è immediato: campione d’Italia. Dopo diverse stagioni in cui era stato messo in discussione, dopo aver fatto il secondo a Ospina, dopo essere stato a un passo dalla cessione in estate, perché non era chiaro se il Napoli avrebbe puntato ancora su di lui. Un bel modo di riscattarsi. Ma l’Italia è anche la maglia della Nazionale, che grazie alla grande stagione con il Napoli ha vestito per la prima volta da titolare, lo scorso 16 novembre, contro l’Albania. E adesso chissà, si può anche sognare più in grande...
- Era arrivato senza fare rumore, come solo i gatti sanno fare: d’altra parte, quando ti dicono che prendi il posto di un monumento come Koulibaly… E sempre in silenzio si è messo a lavorare, convincendo tutti con il suo fisico imponente, ma senza rinunciare alla velocità… felina
- Se al giorno d’oggi gli accostamenti fatti al maiale non sono quasi mai felici, va ricordato che la tradizione popolare gli assegna un ruolo di tutto rispetto. Il maiale era l’animale in grado di sfamare una famiglia per un intero anno e rappresenta dunque l’abbondanza e la prosperità (che forma ha il vostro salvadanaio?). Con Demme in mezzo al campo non si butta via niente, ogni pallone può essere recuperato e riciclato. Gettandosi nella mischia come farebbe un maialino nel fango
- Poche presenze da titolare, in una stagione da comprimario, ma quando c’è stato bisogno di lui ha sempre dato una mano alla squadra facendosi trovare pronto. Con lui in campo da titolare (10 partite), Napoli mai sconfitto (9 vittorie e un pareggio) e appena 3 gol subiti!
- Traduciamo, per chi ancora non sapesse o non ci fosse arrivato. Il giro di parole serve a indicare l’organo riproduttivo femminile, ma identifica anche l’amore, la passione, il rapporto di coppia. Che può significare sei anni di fedeltà al Napoli o, se vogliamo parlare di coppie, la capacità di servire assist come pochi, facendo segnare Osimhen, Kvara e Simeone, ma anche Lobotka e Anguissa!
- Il numero “spirituale” per eccellenza, indica evoluzione, crescita, trasformazione. Come un vaso di creta, Elmas si è lasciato modellare da Spalletti, imparando a fare di tutto (anche il falso nueve!), soprattutto i gol: 6 in questa stagione, suo record in carriera. Come tutti quelli segnati nei precedenti 3 anni di Napoli. Ancora uno e sarebbe davvero perfetto
- Se per un attaccante ogni gol è come un figlio, la prole di Victor supera le 20 unità: tutti fortemente voluti, coccolati e celebrati. Mai come la sua Hailey True, la bimba nata nell’ottobre del 2022, a coronare un’annata indimenticabile dal punto di vista personale. E chissà quanti piccoli Victor verranno battezzati a Napoli in suo onore…
- Un lavoro costante, portato avanti senza sosta: ha rosicchiato le difese di mezza Serie A lavorandole ai fianchi e sfiancandole. E, alla fine, un pertugio lo trovava quasi sempre
- Non viene da Padova, il buon Amir. E neppure da Lisbona, dove il santo nacque (a Padova è morto). Amir da Pristina non verrà santificato, anche se certe sue chiusure sembrano avere del miracoloso. Dopo il successo contro la Lazio nella gara d’andata, il Napoli ne raccolse alcune in un video postato sui social, per mostrare come anche la difesa possa essere determinante
- Merita un applauso questo ragazzo che, approdato in estate a Napoli, ha avuto il coraggio di prendersi la maglia numero 17. Non tanto perché simboleggi la sfortuna, quanto per il fatto che per anni era stata la maglia di Hamsik. Dieci a parte, forse il numero di maglia più significativo, a Napoli. Battendo la scaramanzia, ci ha cucito su lo scudetto. Altro che “disgrazzia”
- Si dice che quello buono non mente. E a lui, nelle vene, scorre quello argentino, lo stesso del papà Cholo, da cui ha ereditato determinazione e grinta, trasportate in area di rigore, dove lotta come pochi altri nel suo ruolo
- Beh, chi potrebbe dargli torto se gli scappasse una risata, ripensando al salto in classifica che ha fatto nel giro di un giorno... Dalla zona retrocessione con la Sampdoria alla vetta, semplicemente con la firma di gennaio, unico rinforzo invernale (oltre al secondo portiere Gollini, necessario dopo l’addio di Sirigu) voluto da Spalletti per perfezionare una rosa già perfetta
- Difficilmente lo vedrete scatenarsi o lasciarsi andare. Lui alle feste è quello che balla sul posto, muovendo un po’ le spalle. Prendete il gol di Raspadori al 93’ in casa della Juventus, quello che in pratica significava scudetto. Mentre tutti corrono ad abbracciare l’autore del gol, pazzi di gioia, lui semplicemente si lascia cadere sul prato, con le braccia aperte. Capisce che quel momento tanto atteso (settima stagione al Napoli per lui) è arrivato e vuole goderselo intimamente: lui fa festa così
- La smorfia suggerisce di giocarsi il 21 qualora si sogni una donna senza veli: la donna nuda in sogno è oggetto del desiderio, e i desideri si inseguono ma non sempre si riescono ad acchiappare. Giocava nell’Inter di Conte quando Conte poneva le basi per costruire la squadra da scudetto: nell’anno dei nerazzurri, però, lui è al Napoli, che arriva secondo. Poi un terzo posto, sempre guardando la sua ex squadra da dietro. Finché il desiderio non diventa realtà
- “Alzerò lo scudetto da capitano, dopo Maradona: sarà strano e incredibile”. Lo ha realizzato veramente solo dopo la vittoria della Juventus, quando persino lui, sempre così posato e misurato nelle parole, si è lasciato andare. Megafono in mano, testa fuori dal finestrino del pullman e via con “Un giorno all’improvviso” insieme ai tifosi
- C’è da diventare scemi dopo essere stati sballottati così per anni. Ancora giovanissimo, la sua carriera l’ha visto partire dal Gozzano, in Serie D, per passare al Napoli nel gennaio 2017. Zero presenze in una stagione e mezza, e lì si accende il frullatore. Lui ci finisce dentro: Viterbese, Cesena, Pro Vercelli, Frosinone. Cambia una maglia all’anno, tra C e B. Finché non torna al Napoli, nell’anno giusto
- “Avanti, prego, entrate! Sistematevi vicino al caminetto!”. Anno 2083, nonno Karim accoglie i nipotini e inizia a raccontare la sua favola preferita. Quella di quando era un giocatore, e con la maglia del Napoli fece parte dello storico gruppo che vinse il terzo scudetto. Una manciata di minuti in campo dovrebbe bastare per non essere accusato di inventare storie
- Quella napoletana può fare miracoli, facendo sciogliere anche un norvegese. Lui ha conquistato i tifosi, che cantavano dopo una vittoria sul campo dell’Atalanta, con una passerella in mutande (era novembre) salutando il pubblico con un sorriso largo così. Chi ha detto che i nordici sono gente fredda?
- Poco più di una riserva, prima che arrivasse Spalletti in panchina. Che con ingredienti semplici e genuini, se vogliamo anche “poveri”, ma dosati nel modo giusto, ha illustrato come si possa preparare un piatto da re. In cui tutto gira attorno a lui, l’ingrediente che era già in casa e andava solo valorizzato. Come nelle minestre migliori
- È tornato a casa in estate, dopo una stagione passata ad aiutare la Cremonese a salire in A. È tornato a casa, nel suo Napoli che l’aveva allevato e lanciato tra i grandi appena 19enne. È tornato a casa e immediatamente si è accorto che qualcosa era cambiato: questo Napoli non era più una casa, era cresciuto, diventando grosso e imponente. Praticamente Reale
- Non dovete immaginare quel grosso Diavolo col forcone. Quello è il simbolo del Milan. Nell’immagine popolare, i diavoletti sono più delle specie di folletti dispettosi, sempre pronti a punzecchiare e dar fastidio. Provate un po’ a marcare Kvara per un’intera partita e vedrete se la sensazione non è la stessa
- Spalletti l’ha coltivato con pazienza, preservandolo durante i mesi più freddi per poi vederlo sbocciare definitivamente nel momento più importante: è il 93’ allo Juventus Stadium…
- Fuori per un pelo dalla Smorfia, visto che i numeri arrivano fino a 90, Ndombele con il suo 91. Ma anche Gollini (95) e Anguissa (99). Oltre il 90, oltre “’a paura”.