Calciomercato Story, acquisti illimitati

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Giorgio Sigon

Nel 1992 a Parma arrivò Tino Asprilla che ben presto divenne un idolo in città (Getty Image)

Continua il nostro viaggio sulla storia del mercato degli stranieri dalla riapertura delle frontiere ai nostri giorni. Nel 1992 cambia tutto: nessun tetto per i comunitari ma a referto si possono iscrivere solo in tre

Montreux è una bellissima cittadina svizzera. Potete ammirare il Lago di Ginevra e fare romantiche passeggiate. A Montreux Freddie Mercury passò gli ultimi anni della sua vita e a due passi dal Lago c’è una statua eretta in memoria del leader dei Queen. Che c’entra tutto questo con il pallone e con la storia del calciomercato? Dovete sapere che il 19 settembre 1991 fu firmato proprio qui l’accordo UEFA-CEE che prevede, a partire dalla stagione 1992-1993, la possibilità di tesserare unnumero illimitato di calciatori a patto che arrivino da paesi membri della Comunità Europea.

Per gli extracomunitari il tetto massimo è di due per squadra. Attenzione però perché pur potendo comprare (ipoteticamente) 11 stranieri, non si sarebbero potuti schierare tutti in campo. Le regole di allora prevedevano infatti che a referto si potessero iscrivere tre stranieri (risultanti dalla somma tra comunitari e non). Oltre a ciò si potevano aggiungere due “assimilati”: calciatori non italiani che però fossero nel nostro paese da cinque anni e con almeno 3 stagioni passate nel settore giovanile.

Cambiarono anche le regole per il mercato di riparazione relativo agli stranieri: i nuovi arrivati non potevano essere ceduti prima della scadenza del primo anno di contratto.

Tutto ciò comportò un numero di nuovi stranieri da record. Nel campionato 1992-1993 l’esterofilia dei vari presidenti costò parecchio in termini di spesa totale. Arrivarono 37 nuovi volti stranieri. Quelli rimasti erano 36: il totale fa 73. Record per la storia della Serie A. Dicevamo anche dei soldi spesi per questi magnifici 37: in lettere erano centocinquantasei (!!) miliardi di lire. Frantumato il primato precedente di 97

L’Ancona fece arrivare Glonek, Ruggeri e Zarate (il fratello maggiore di Mauro); l’Atalanta scovòMontero mentre il Brescia puntò tutto sulla Romania: Hagi, Mateut e Sabau andarono a far compagnia a Raducioiu. All’aeroporto di Cagliari sbarcò Lulù Oliveira che ben presto si assicurò l’etichetta di simulatore. Dopo un paio di episodi (il più emblematico: un rigore inesistente guadagnato per un "non fallo" di Toldo) nessun arbitro credette più alle sue cadute in area. Il duo Roy-Medford si accasò a Foggia: Sammer e Möller andarono a rafforzare Inter e Juventus mentre l’Udinese si trasformò in “Udineski” visti gli arrivi di Kozminski e Czachowski.

Impossibile dedicare uno spazio più approfondito a due soli giocatori (bravi o scarsi che fossero) quindi le scelte di oggi coinvolgono più di un paio di protagonisti

  • Appena arrivato in Emilia entrò in un supermercato e comprò 100 rubietti da spedire a parenti e amici in Colombia. Era fatto così Faustino Asprilla, passato alla storia per aver posto fine alla striscia di gare utili consecutive del Milan. Di lui ci si ricorda sia dei gol che dei guai. In Colombia prese a calci un autobus e venne trovato con più di una pistola. Come tanti suoi colleghi non riusciva a star lontano dalle belle donne. Nel 1993 la sua love story con Petra Saharbach fece scalpore. La pornostar disse: "Vorrei spiegare a Scala e a Tanzi che non è colpa mia se non segna più". In pochi ci credettero

  • Un semisconosciuto urugaiano approdò al Torino per 7,5 miliardi di lire. Di Marcelo Saralegui restano negli annali: statistiche poco edificanti, una pettinatura a dir poco discutibile e un'indagine della procura di Torino sul prezzo pagato per il giocatore, ritenuto troppo alto se rapportato ai 2 miliardi spesi per Pato Aguilera. Vennero alla luce numerosi "magheggi". Tra i rinviati a giudizio ci furono Borsano e Moggi. La sentenza, datata giugno 1994, fu di non luogo a procedere.

  • Tutti e tre avevano un caratterino mica male ma è difficile trovare un comune denominatore tra Sinisa Mihajlovic, Paul Gascogne e Stefan Effenberg. Il difensore (a quel tempo) jugoslavo era diretto, schietto e a volte sopra le righe. "Gazza" era un problematico clown. Quello senza peli sulla lingua era Effenberg che una volta disse: "Müller è un coniglio, Beckenbauer un mafioso, Rummenigge un signorsì". E dire che Stefan non aveva capito perchè, in breve tempo, fosse diventato "il giocatore più odiato della Bundesliga". 

  • La Milano del pallone accolse sotto le guglie Dejan Savicevic e Darko Pancev. Del "Genio" i tifosi rossoneri sentono ancora la mancanza. Il suo unico problema fu la disciplina tattica di fatto semi inesistente. Pancev ebbe invece "qualche problemino in più". Ancora oggi ci si ricorda bene di lui ma con emozioni diametralmente opposte rispetto al Savicevic rossonero

  • Menzione d'onore per colui che ancora oggi resta sconosciuto al 99% dei tifosi: tecnicamenteDjair Kaye de Brito fu il primo brasiliano della Lazio dal 1980 a oggi. Il problema è che non mise mai piede in campo. I biancocelesti lo girarono al San Gallo. In Svizzera causò le dimissioni dell'allenatore e di due dirigenti ma questa è un'altra storia