Tra ricerca di plusvalenze e giocatori funzionali ai progetti, le grandi squadre di Serie A hanno trovato nella vendita a titolo definitivo con diritto di recompra una formula vincente per riuscire a coniugare entrambe le esigenze
In questo periodo, in cui bisogna guardare al bilancio (quasi tutte le società chiudono al 30 giugno), rispettare gli accordi con la Uefa e programmare il futuro, si parla molto di giovani e di riacquisto. In alcuni casi viene percepito come fosse una brutta parola, spesso un’abitudine negativa, giocare sull’equivoco. Invece la tipologia di trasferimento non solo è stata accettata dalla Federazione e normata (non può esistere un riacquisto più “lungo” di due anni) ma diventa una certificazione sull’interesse che hanno i club per i propri giovani (o meno giovani) di valore.
Le nuove manovre di mercato delle big
Per rimanere competitivi i club (soprattutto gli italiani) devono fare cassa, devono avere le mani il più libere possibile. E chi come Inter, Juventus e Roma (per rimanere sempre in Italia) ha avuto la bravura di investire nel settore giovanile e di scovare talenti in giro per poi tesserarli, cerca di sfruttare questo vantaggio. Ma non vuole poi mangiarsi il cappello (come faceva Rockerduck) se poi il ragazzo ceduto esplode e diventa un campione. Ecco quindi il riacquisto. Ho la possibilità di riprenderti, perché capisco che su di te è meglio questo tipo di percorso. Ma allora perché non prestarlo? Per due motivi: il primo è che difficilmente una squadra farà giocare un giocatore non di proprietà, difficilmente ci perderà tempo e lo farà crescere bene (se proprio non è un fenomeno da solo) senza incentivi economici. La seconda è che in alcuni casi bisogna fare di necessità virtù: prendete la Juventus che ora vuole tentare l’assalto a Cancelo per arrivare a farlo può vendere almeno due fra Sturaro, Mandragora e Cerri (tutti molto giovani) per cifre vicino ai 20 milioni di euro. O prendete la Roma che ha “sacrificato” proprio ieri Tumminello (attaccante della Primavera) vendendolo all’Atalanta per 5 milioni di euro ma con una recompra molto alta per i prossimi due anni. E la stessa cosa succede anche in nerazzurro dove il settore giovanile più vincente degli ultimi anni ingolosisce i club che vogliono puntare sui giovani. E così l’Inter può vendere senza il cuore pensate, come invece è successo in passato (vedi Bonucci o Ranocchia “riacquistato” o Destro inserito nella trattativa Milito, senza possibilità di mantenere il minimo controllo).
L’altro discorso sono le valutazioni. Qualcuno non le capisce, non ci si rende conto di quanto possa valere un diciannovenne (in alcuni casi anche meno). Ma il prezzo lo fa il mercato. E l’investimento per un ragazzo difficilmente è un cattivo investimento...