Pregi e difetti dell'ultimo acquisto del Napoli, che sbarca in Serie A dopo una carriera accidentata in Francia
«In queste situazioni vedi se hai una mentalità forte o meno. Personalmente, so di averla. Sono un tipo che lavora molto, che non molla mai. È quello che ho fatto e ha finito per pagare». Quello a cui si riferisce Kevin Malcuit in questa intervista a So Foot di circa un anno fa è il momento in cui, durante la prima stagione al Saint-Etienne, non riusciva a rientrare tra i titolari. L’anno precedente era stato eletto nella Top XI della Ligue 2, quando giocava al Chamois Niortais, ma alla sua prima stagione (2015-16) nella massima divisione francese giocherà appena 12 partite in tutto, tra Ligue 1 e Coppa di Francia, poco più di 1000 minuti.
Una carriera in salita
Ma una stagione difficile non è niente in confronto alle difficoltà che ha dovuto affrontare Malcuit nella sua carriera. Ha cominciato a giocare nello storico club parigino del Racing Club prima di passare al Monaco, che nel 2009 decise di tesserarlo dopo una tripletta al Torcy. A quel tempo Malcuit giocava da punta e la sua carriera sembrava messa su un’autostrada verso il successo: il 5 maggio del 2010 viene chiamato per la prima volta in prima squadra, sedendosi in panchina in una partita contro il Lorient; il 18 settembre di quello stesso anno (nella stagione calcistica successiva, quindi) arriva il debutto da subentrato contro il Tolosa.
A quel punto, però, qualcosa inizia ad incepparsi: per il resto della stagione 2010-11 viene messo nella squadra riserve (che in Francia gioca nel campionato dilettanti); nella stagione successiva gioca appena due partite, per un totale di 74 minuti. «Firmare un contratto da professionista non significa niente, è solo un pezzo di carta», dice nella stessa intervista «La cosa importante è giocare». All’inizio del 2012, quindi, riesce a convincere il Monaco a mandarlo in prestito, al Vannes, in Ligue 2. Nemmeno in una dimensione così ridotta, però, riesce a trovare spazio.
Malcuit, giovanissimo, nella foto ufficiale del Monaco 2010/11 (in prima fila, il secondo da sinistra; foto di Valery Hache / Getty Images).
Quando in estate torna al Monaco, Ranieri e la nuova dirigenza russa del club gli comunicano la volontà di non prolungare il suo contratto: «In cinque minuti ti tolgono ciò per cui hai lavorato tutta la vita. Fa veramente male. […] Mi ricordo che chiamai mia madre per dirle che avrei smesso col calcio».
E invece Malcuit ricomincia da zero, quasi letteralmente. Dopo un periodo di prova passa al Fréjus Saint-Raphaël, nell’equivalente della nostra Lega Pro, dove rimane circa un anno e mezzo. È la scelta che gli cambia la carriera, nonostante appaia quasi come una battuta di arresto. L’allenatore del Fréjus Saint-Raphaël, Michel Estevan, ha una grande intuizione: dall’attacco lo sposta a fare il terzino, all’inizio addirittura a sinistra. «La prima partita in quel ruolo l’ho fatta contro le riserve del Marsiglia: dovevo marcare Jordan Ayew e, onestamente, ho fatto una grande partita».
Nel gennaio del 2014, dopo un anno e mezzo passato in Provenza, Malcuit torna in Ligue 2, al Chamois Niortais, come detto. Ma nella sua carriera il successo sembra essere sempre preceduto da un momento di difficoltà: così come al Saint-Etienne dopo, anche al Chamois Niortais dovrà passare una stagione interlocutoria prima di diventare uno dei giocatori più importanti della sua squadra.
Malcuit ha sempre avuto bisogno di due anni per ambientarsi, solo al Lille, dov’è arrivato dopo la grande stagione al Saint-Etienne, si è espresso da subito ad alto livello. Così, dopo un anno positivo anche se contraddistinto da diversi problemi fisici, che lo hanno costretto a saltare ben 15 partite in campionato, il Napoli ha deciso di puntare su di lui come compagno di ruolo di Hysaj, sborsando una cifra vicina ai 12 milioni di euro.
Malcuit è un terzino molto offensivo
Nonostante abbia abbandonato la trequarti offensiva da più di sei anni, ancora oggi il passato da attaccante è ben visibile nel bagaglio tecnico di Malcuit e ancora nell’ultima stagione ha giocato all’evenienza da esterno alto in un 4-3-3, senza mostrare troppi imbarazzi.
Malcuit ha una spregiudicatezza che raramente si vede in un difensore, tanto meno in un difensore esterno in una linea a quattro. Non sembra farsi troppi problemi nel prendersi dei grossi rischi e questo con il pallone si traduce innanzitutto in una spiccatissima vena creativa. Nonostante non abbia una tecnica di base d’élite, Malcuit ha una grande qualità nel trovare i compagni dentro l’area con il cross e nel bucare il pressing avversario con diagonali precise dall’esterno verso l’interno.
L’ex terzino del Lille l’anno scorso è stato uno dei migliori difensori in Ligue 1 per assist (5, meno solo di Sidibé, Touré e Dani Alves), Expected Assist (3, alle spalle di Dubois, Alves, Lima e Sidibé) e passaggi chiave (1.3 per 90 minuti, dietro a Dani Alves, Dubois, Lima, Sarr e Sidibé).
Un bell’assist realizzato con la maglia del Saint-Etienne.
Malcuit sa associarsi bene con i compagni, soprattutto ali e mezzali, con cui dialoga per risalire il campo attraverso le catene laterali. Questo, però, non gli ha impedito di essere il difensore della Ligue 1 che l’anno scorso ha effettuato e tentato più dribbling (4.8 per 90 minuti, gliene riescono 2.8), persino più di giocatori super offensivi come Malcom, Fekir e Depay.
Nonostante abbia una progressione con il pallone molto esplosiva, ha anche una concezione barocca del dribbling, che di solito adorna con trick e finte. Se dal vostro terzino pretendete giocate scolastiche a rischio zero, insomma, Malcuit non fa per voi.
E in difesa?
Le più grandi incognite legate al suo gioco, com’è facile intuire, nascono nella fase difensiva, che poi è quella che verrà giudicata con maggiore severità dal pubblico italiano. Malcuit è un terzino molto aggressivo che tende a difendere sempre in avanti, cercando di anticipare l’avversario anche nelle situazioni in cui forse sarebbe più saggio aspettarlo alle spalle.
Nel video di skills pubblicato da Malcuit sul suo stesso profilo Twitter ci sono anche alcuni recuperi in scivolata, se volete essere tranquillizzati.
La situazione in cui sembra andare maggiormente in difficoltà, però, sembra la difesa dell’uno contro uno, quando deve decidere se attendere coprendo lo spazio o cercare di intervenire sul pallone. In effetti, essendo cresciuto come attaccante è una parte del gioco che ha dovuto imparare veramente da zero.
Malcuit non sempre sceglie bene e a volte cerca di andare in tackle anche a costo di aprire la strada verso la porta al suo diretto avversario. Insomma, alla luce delle sue caratteristiche, il terzino francese sembrerebbe più a suo agio in una squadra che cerca sempre di recuperare il pallone in avanti, accorciando il campo in verticale.
È difficile dire adesso se il nuovo Napoli di Ancelotti sarà quel tipo di squadra o se invece il tecnico emiliano preferirà optare per un’identità fluida che si lascia plasmare dal contesto delle partite e dalle caratteristiche dei giocatori in campo. In ogni caso, il profilo che arriva a Napoli con Malcuit sembra essere perfettamente complementare a quello di Elseid Hysaj, un terzino conservativo, molto difensivo, che con Sarri finiva per diventare una sorta di ibrido tra un terzo centrale e un laterale vero e proprio.
In questo senso, per quanto le gerarchie al momento siano ben definite, sarà interessante vedere se Ancelotti proverà ad utilizzare tutta la profondità tecnica della sua rosa. L’anno scorso una delle principali ragioni dell’appassimento offensivo del Napoli di Sarri era stata proprio la perdita di un fuoco creativo sull’esterno dopo l’infortunio di Ghoulam. La domanda che sorge spontanea a questo punto, alla luce delle condizioni ancora precarie del terzino algerino, è se Malcuit, che se necessario può giocare anche a sinistra, non possa magari avere quello stesso tipo di influenza.
Siamo nel campo delle ipotesi, ovviamente, ma nel caso in cui Ghoulam non dovesse dare garanzie fisiche durante la stagione, e il rendimento di Mario Rui dovesse rivelarsi ancora al di sotto delle aspettive, magari Ancelotti potrebbe spostare il baricentro difensivo della squadra, attaccando con Malcuit a destra e difendendo con Hysaj a sinistra (o magari provando Malcuit a sinistra, dove però negli ultimi anni ha giocato poco). Sotto questa luce, il suo acquisto assume una dimensione completamente diversa dalla semplice esigenza di dover comprare una riserva per Hysaj e avere almeno due giocatori per ruolo.
Certo, il suo gioco estroso e pieno di rischi dovrà essere testato in un campionato cinico come la Serie A, e in questo senso ci sarà sicuramente bisogno di un periodo più o meno lungo di adattamento, ma non è detto che l’acquisto di Malcuit non possa essere più utile di quanto non sembri al momento. Alla fine, non sarebbe la prima volta che il terzino francese riesce ad emergere contro ogni pronostico.