Calciomercato amarcord, "affaracci" di gennaio: Esnaider, il vice Del Piero che non faceva gol

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Vanni Spinella

Nel gennaio del 1999 la Juventus cerca un sostituto di Del Piero, fermo per un grave infortunio. Sceglierà l'argentino, caratteristiche totalmente diverse e scarso fiuto del gol. Ma in realtà la prima scelta di Moggi era un altro...

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Lo chiamano “mercato di riparazione” non per caso. Quando l’8 novembre 1998 Alex Del Piero conosce l’infortunio più grave della sua carriera (crociato del ginocchio sinistro, stop di 9 mesi quando la stagione era appena iniziata), in casa Juventus si pensa immediatamente a come tamponare. Sul mercato non c’è stoffa pregiata quanto quella di Pinturicchio, per cui è chiaro che si tratti di andare alla ricerca di una buona toppa. Di quelle che chissà, magari a fine stagione si rivelano anche un buon acquisto. Non è questo il caso. 

Il primo obiettivo

Bello, tenebroso quanto basta, il capello ingellato all’indietro e lo sguardo di chi ne ha viste e passate tante, Juan Eduardo Esnaider sbarca a Torino il 14 gennaio 1999, scelto da Moggi, Bettega e Giraudo per sostituire Del Piero che ha da poco iniziato il suo lungo cammino di riabilitazione. “Era il nostro primo obiettivo”, dichiarerà Moggi mentendo spudoratamente. “Sono qui per dare una mano”, prometterà l’attaccante argentino di origini tedesche illudendo i tifosi. Tipica prima punta, forte di testa, carattere caliente, grande propensione al sacrificio e a quel tipo di lavoro che serve a far salire la squadra, nella Liga si è scoperto anche un discreto uomo-gol con le stagioni all’Atletico Madrid (1996/97, 16 reti) e all’Espanyol (14 nel biennio 97-99), dopo essere cresciuto nel Real senza troppa fortuna.

Quell'accordo con Hakan Sukur

Niente a che vedere con Del Piero, dunque, ma proprio perché in giro un altro Del Piero non c’è, la Juventus non cerca un sostituto con le stesse caratteristiche e adotta una strategia diversa. In rosa ci sono già attaccanti come Inzaghi, Fonseca e Amoruso, per cui si tratta di trovarne uno che si possa sposare bene con tutti, garantendo a Lippi una varietà di soluzioni per chiudere degnamente un campionato già compromesso (Juventus nona  a 11 punti dalla vetta al termine del girone d’andata) e provare a sognare in Champions (squadra ai quarti dopo aver vinto il proprio girone). Esnaider, dunque. Ma quasi per caso. Perché in quella sessione di mercato, in realtà, la Juventus andò a tanto così dal riportare a Torino il turco Hakan Sukur, flop granata nel 1995 tornato bomber implacabile non appena rimesso piede in Patria. Con lui e il suo agente, Cellaletin Bilgic, la dirigenza bianconera ha trovato l’accordo nel corso di un incontro segreto a Zurigo, conclusosi con una stretta di mano e la promessa di rivedersi qualche giorno dopo per le firme.

Chi troppo vuole...

Al nuovo appuntamento, però, il “Van Basten del Bosforo” – così l’hanno ribattezzato dalle sue parti – ha la pessima idea di presentarsi con altri due nuovi intermediari, di fatto una coppia in stile “il gatto e la volpe” che l’ha convinto a tentare il colpaccio, ridiscutendo tutti i termini dell'accordo e avanzando nuove richieste. Persino Bilgic, all’oscuro della decisione del suo assistito, è costretto a scusarsi con la delegazione Juve quando sente Hakan chiedere un contratto di 4 anni con tutto il dovuto (11 miliardi di lire) versato in anticipo, oltre a svariati benefit e a strani accordi sui diritti d’immagine. Moggi, sceso al mercato per comprare una toppa e di certo non un mantello tempestato di diamanti, quando si trova di fronte alle fantasie dei due imbonitori sorride, alza i tacchi e se ne va. Trattativa immediatamente interrotta, il giorno dopo i dirigenti bianconeri sbarcano a Barcellona e nel giro di poche ore trovano l’accordo con il meno pretenzioso Esnaider, che era finito anche sui taccuini di Milan e Fiorentina. Dodici miliardi all’Espanyol, 2,2 all’anno all’argentino che in bianconero riuscirà nell’impresa di non segnare neanche un gol in campionato, nonostante Lippi, dopo l’esordio contro il Venezia  con ingresso nel secondo tempo, lo lanci titolare in 6 delle successive 7 partite.

Nel frattempo, oltre a Del Piero, si fa male anche Inzaghi...

Ad ogni modo, raggiunto il suo “primo obiettivo di mercato”, la Juventus si concentrerà sul secondo, un francesino ribelle che in Patria chiamano Titì, che l’Equipe definisce senza giri di parole “un bimbo viziato” e che sui giornali dell’epoca viene presentato avvertendo che “non si tratta affatto di una prima punta”. “Segno poco perché non sono egoista - dice lui di sé - ma se sarà necessario cercherò di cambiare”. Cambierà, eccome se cambierà Titì Henry: ma all’Arsenal.

Ecco chi era il vero "vice Del Piero"!