Da un paesino di quattromila abitanti a uno dei tempi sacri del calcio, che di posti a sedere ne ha venticinque volte di più. Nel 2015 l'Ajax lo paga un euro e il Barcellona lo prende trent'anni esatti dopo un'altro olandese come Koeman, l'uomo che l'ha fatto esordire in nazionale. Ecco chi è De Jong, il cognome più comune d'Olanda per un calciatore fuori dalla norma
Senza giri di parole a Barcellona lo chiamano già il "nuovo artista", perché su Frenkie De Jong in Catalogna hanno puntato fortissimo, come dimostrano i potenziali 86 milioni sborsati nelle casse del club che hanno finalmente fatto felici i tifosi di casa. Loro non ne potevano più di aspettare, e non è un caso che il video presentazione dell'olandese, culminato con la stampa del nome sulla sua nuova maglietta blaugrana, sia stato preceduto da tutti i tweet dei catalani impazienti del nuovo colpo (Quando annunciate De Jong? Oggi è la volta buona? Vogliamo De Jong). Compresa una nonna rinchiusa in gabbia fino all'arrivo dell'ufficialità di Frenkie, un nome non nuovo da quelle parti.
"Annunciate De Jong e la libereremo", detto fatto, con il profilo dei catalani a riderci su. Anche Bartomeu ha consegnato a Twitter il suo benvenuto nel club al nuovo colpo, il cui cognome è il più diffuso d'Olanda (90mila persone lo portano sul passaporto) e significa "giovane", come la linea che intendono intraprendere i catalani con l'olandesino classe 1997, nato appena due giorni dopo la vittoria del Barça in Coppa delle Coppe con Sir Bobby Robson in panchina, curiosamente proprio in Olanda. "Sulla mappa" ci finisce invece un piccolo villaggio della zona meridionale del paese chiamato Arkel, di appena quattromila abitanti, ovvero circa venticinque volte meno la capienza del Camp Nou dove ora giocherà. Da quelle parti Frenkie sarà allora l'olandese numero venti a scendere in campo, ventiquattro contando anche gli allenatori come Rinus Michels e Johan Cruijff, maestri del Calcio Totale che ha dato vita alla filosofia all'olandese del Barça, più Van Gaal e il quasi omonimo Frank, Rijkaard, che nel 2006, quando Frenkie di anni ne aveva appena nove, portò i blaugrana sul tetto d'Europa.
Fin lì in alto spera di arrivarci anche De Jong, che sulla nuova maglietta non ha ancora un numero: nell'Ajax ha usato il 21, che attualmente è sulla schiena del giovane centrocampista centrale Carles Aleñà, lo stesso ruolo di un De Jong che all'occorrenza può fare anche il centrale di difesa. Già uomo fondamentale dei lancieri nonostante i 21 anni, che diventeranno 22 il giorno del suo arrivo definitivo a Barcellona. Centrocampista moderno, grazie alla sua interpretazione del ruolo può abbassarsi in fase di costruzione e giocare come vertice basso di centrocampo; né solo difensore né solo regista: De Jong sa fare praticamente tutto, e soprattutto lo sa fare bene. Chi lo conosce ai raggi X è Ronald Koeman, l'uomo che l'ha fatto esordire in Nazionale e che trent'anni esatti fa veniva anche lui comprato dal Barcellona, prima di far vincere ai blaugrana una finale di Champions che a Genova, sponda Samp, sfortunatamente ricordano ancora.
L'ennesimo talento del Barça, che nel tempo libero ama viaggiare, la musica e videogiochi, farà dunque ricche le casse dell'Ajax, con una plusvalenza da capogiro dopo le giovanili nel Willem II, da cui venne acquistato nell’estate 2015 alla cifra simbolica di un euro, ma con l'accordo del 10% riservato alla società di Tilburg del prezzo sulla prossima cessione. Calcolatrice alla mano sono quasi nove i milioni per la prima squadra di Frenkie, brava nello scovare questo talentino entrato di diritto tra i futuri campioni del calcio dallo scorso anno, quando, piano piano, inizia a finire nel giro dei titolari un po' in difesa e un po' a centrocampo, chiudendo l'anno con 26 presenze, un gol e nove assist. Poi l'esordio in arancione, e quattro partite giocate su quattro da titolare in Nations League, dove i Tulipani hanno staccato il pass per la fase finale chiudendo davanti a Francia e Germania. Dal prossimo anno sarà una stella del Barcellona, che non vede l'ora di mandarlo in campo. Lui, il ragazzo dal cognome comune ma dal talento fuori dalla norma.