
Un ritorno, quello di Neymar, che si auspicava. Un licenziamento, quello di Valverde, che non si aspettava. Messi al Barcellona ha avuto l'impressione di non essere più ascoltato, negli ultimi tempi. Complici le frizioni con i dirigenti, ha meditato l'addio. E il "taglio" del suo grande amico Suarez è stato l'ultima goccia
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Una frattura che si è aperta lentamente, con vari elementi che hanno contribuito, nel tempo, ad allontanare Leo Messi e il Barcellona. Un divorzio che pareva impossibile, per il legame che si era creato tra il campione argentino e il club che lo aveva accolto giovanissimo, e che adesso sembra certo dopo la richiesta dello stesso Messi di essere lasciato libero. Ma quali sono i fattori che l’hanno portato a questa decisione? Eccoli nel dettaglio

1. Il mancato ritorno di Neymar
I primi malumori di Messi hanno origini lontane, quando l’amico Neymar fu ceduto al Psg nell’estate 2017. Il brasiliano, pentitosi della scelta, lanciò messaggi al Barça (soprattutto la scorsa estate) nella speranza di essere riportato “a casa”, ma il club blaugrana non li raccolse, portando Messi a dubitare della strategia della dirigenza: “Onestamente non so se il Barça abbia fatto tutto il possibile per riportare Neymar”, disse deluso.

2. L’addio di Luis Suarez
Se Neymar rappresentava per Messi un amico e un compagno di squadra con cui si intendeva a meraviglia, Luis Suarez è qualcosa di più per la Pulce. I due si frequentano spesso fuori dal campo, vivono vicini, le mogli e i figli sono amici, fanno insieme le vacanze. Inutile dire che la scelta di Koeman di “tagliare” Suarez abbia rappresentato per Messi un ulteriore duro colpo. In campo, poi, Leo teme di sentirsi “solo”, senza più compagni in grado di capirlo

3. Il “caso” Griezmann
Se si parla di intesa sul campo, infatti, quella con il francese non è mai sbocciata. Anche perché la sua firma, in un certo senso, aveva chiuso le porte al ritorno di Neymar, visto l’investimento (120 milioni). Un colpo che Messi non ha mai perdonato al club, chiuso “mentendo” ai senatori blaugrana (che spingevano per il ritorno di Neymar), ai quali era stato detto che non esisteva alcun preaccordo con il francese. Poco dopo, arrivò la firma di Griezmann

4. Il licenziamento di Valverde
Dopo il durissimo ko in Champions contro il Liverpool nella passata stagione (4-0 che ribaltò il risultato dell’andata), il presidente Bartomeu era convinto che servisse dare una scossa alla squadra ed era deciso a licenziare Valverde, salvo poi consultarsi con i senatori e ripensarci. Tra i sostenitori di Valverde c’era anche Messi, che sottolineò pubblicamente la responsabilità dei giocatori in occasione di quel crollo. Così, quando a gennaio Bartomeu ha deciso sul serio di esonerare Valverde, Messi non l’ha presa affatto bene

5. Le frizioni con Abidal
Il licenziamento di Valverde si trasformò in un “caso” anche a causa delle parole di Abidal, intervenuto dicendo che molti giocatori si erano lamentati dell’allenatore ed erano insoddisfatti. Un’uscita che fece andare su tutte le furie Messi, poco incline a intervenire sui social, ma disposto a fare un’eccezione nell’occasione, smentendo Abidal su Instagram e chiedendogli di fare i nomi, “altrimenti si finisce con l'infangare tutti con cose che si dicono e che non sono vere”.

6. Lo scarso feeling con Quique Setien
Rimasto in carica, Abidal ha scommesso su Quique Setién come sostituto di Valverde, scegliendo un allenatore che non ha mai avuto rapporti con Leo e con il quale ha avuto frizioni nello spogliatoio più di una volta (così come con il suo secondo, Eder Sarabia)

7. I rapporti con la dirigenza
Il caso della riduzione salariale, richiesta dal club durante la pandemia portando ai giocatori blaugrana l’esempio virtuoso di club come la Juventus, è stata l’ultima goccia. Messi in realtà non ha mai perdonato alla dirigenza del club il cosiddetto "Barçagate", scandalo secondo cui il presidente Bartomeu e altri soci avrebbero ingaggiato un'azienda privata per screditare l'immagine di alcuni calciatori. In quel momento Messi iniziò a capire che il Barcellona non era più il "suo" Barcellona. Cominciando forse a meditare l'addio