Cavani rivela: "La scorsa estate dissi di no alla Juventus per non tradire il Napoli". Solo l'ultimo di una serie di rifiuti eccellenti in sede di mercato. Dalle bandiere come Totti e Zanetti a Pelé, dalle lacrime di Milinkovic-Savic al dribbling di Berbatov: storie di "no" che hanno fatto la storia
Cavani alla Juventus? Ci è andato vicinissimo, ma alla fine il Matador non se l’è sentita di “tradire” il Napoli. L’affare quasi fatto è della scorsa estate, quando i bianconeri sono a caccia di un centravanti e tra le varie opzioni valutano anche Cavani, liberatosi a zero dal Psg. Ora, a distanza di qualche mese e da giocatore del Manchester United, è lo stesso Cavani a rivelare di aver detto “no” alla Juve. E il bianconero lo veste ugualmente, quando indossa la terza divisa dello United. Solo l’ultimo di una lunga lista di rifiuti eccellenti passati alla storia
GIGI RIVA, “no” alla JUVENTUS
Restando in casa Juve, il più celebre rifiuto di sempre resta quello del bomber azzurro, che sposa la causa del Cagliari fino a diventare una bandiera del club. Nell’estate del 1970 ha appena trascinato i rossoblù alla vittoria di uno storico scudetto, quando la Juventus offre un miliardo di lire, cifra all’epoca astronomica. “Rombo di Tuono” dice “no, grazie, voglio rimanere per sempre in Sardegna”. E mantiene la parola
FRANCESCO TOTTI, “no” al REAL MADRID
Da una bandiera all’altra, il capitano della Roma avrebbe potuto arricchire la propria bacheca con una scelta “comoda”, cedendo al corteggiamento del Real Madrid nel 2002, ai tempi in cui Florentino Perez amava collezionare “galacticos”. Totti viene dallo scudetto con la Roma, a Madrid avrebbe vinto coppe e quasi certamente anche un Pallone d’Oro, trofei che però non ritiene barattabili con l’amore incondizionato di un popolo e una città
JAVIER ZANETTI, “no” al REAL MADRID
Un anno prima, nel 2001, era toccato a un’altra bandiera essere tentata dal Real Madrid. Per poi rifiutare e scrivere la storia con l’Inter: “Era quasi fatta”, raccontò anni dopo. “All’Inter si viveva un periodo difficile, ma la mia voglia di restare e di vincere con questa maglia era maggiore. Ed anche il fatto che la mia famiglia stesse bene a Milano ha pesato. È stata questa la ragione che ha spostato gli equilibri”
CRISTIANO LUCARELLI, “no” al TORINO
Diventerà il titolo della sua autobiografia: "Tenetevi il miliardo”. A tanto rinuncia l’attaccante del Livorno, cercato nell’estate 2004 dal Torino che mette sul piatto una cifra a cui è difficile dire di no. Lucarelli preferisce restare in B con il “suo” Livorno, dicendo: “C'è chi con un miliardo si compra lo yacht o la Ferrari. Io mi sono comprato la maglia del Livorno”
PAOLO ROSSI, “no” al NAPOLI
Rifiuto eccellente tornato d’attualità dopo la morte di Pablito, pochi giorni dopo quella di Maradona. Cosa sarebbe stato se l’attaccante che segnava a raffica col Vicenza avesse accettato e magari giocato anche con Diego anni dopo? L’anno del grande “no” è il 1979, rifiuto che a Napoli non viene preso affatto bene e che Pablito giustifica con il “timore” di una città troppo passionale per il suo modo di essere. Sceglierà il Perugia, fischiatissimo alla sua prima da avversario al San Paolo
ANTONIO DI NATALE, “no” alla JUVENTUS
Reduce da una stagione da record nel 2010 (capocannoniere con 29 gol), viene individuato dalla Juventus come rinforzo ideale dopo un deludente 7° posto. I bianconeri trovano l’accordo con l’Udinese, ma non con il giocatore che stoppa la trattativa. “È stato semplice dire no perché tutto è durato un minuto, il tempo di parlare con la mia famiglia e decidere di restare a Udine. Volevo continuare in questa squadra e in questa città dove sto bene”
SIMONE VERDI, “no” al NAPOLI
Rifiuto per molti inspiegabile, quello dell’attaccante del Bologna che nel mercato invernale del 2018 viene scelto dal Napoli di Sarri, in piena lotta per il titolo, come il rinforzo ideale per fare il salto di qualità. Il giocatore riflette a lungo, poi temendo di ritrovarsi a fare tanta panchina sceglie la sicurezza del posto a Bologna, spiazzando De Laurentiis già pronto a staccare l’assegno da 20 milioni
FRANCESCO TOLDO E MANUEL RUI COSTA, “no” al PARMA
Estate 2001, una Fiorentina in grave crisi finanziaria ha bisogno di vendere i pezzi pregiati per ripianare i debiti. Il Parma si offre di “aiutarla” con un assegno da 140 miliardi di lire per i due campioni. Manca solo la firma dei giocatori, ma sia Toldo che Rui Costa si rifiutano perché non accettano la destinazione. La Fiorentina non può far altro che accettare la decisione, vendendoli qualche giorno dopo a cifre minori a Inter e Milan
PELÈ, “no” alla JUVENTUS
Gli è sempre stato “rimproverato” di non essersi mai misurato con il calcio europeo, e ne avrebbe avuto occasione se solo avesse accettato la corte della Juventus, che nel 1961 offre 900 milioni al Santos. “Quando vennero a realizzare in Brasile una fabbrica della Fiat, mi proposero di giocare nella Juventus. Non accettai l’invito di Agnelli perché mi trovavo molto bene nel Santos che per 12 anni è stata la migliore squadra del mio Paese”
KAKA’, “no” al MANCHESTER CITY
Nel gennaio 2009 gli sceicchi del City vogliono presentarsi con un grande colpo e mirano in alto: offrono 100 milioni al Milan per il brasiliano, uno dei migliori giocatori al mondo, trovando l’accordo con Berlusconi, pronto a “liberarlo”. La protesta dei tifosi rossoneri radunati sotto casa del Pallone d’Oro fa breccia nel cuore di Kakà, che alla fine decide di restare… fino a giugno, quando passerà al Real Madrid
MAREK HAMSIK, “no” al MILAN
Nel 2011, dopo 4 stagioni di altissimo livello a Napoli, il centrocampista slovacco riceve l’offerta del Milan fresco di scudetto. Hamsik però non se la sente di lasciare la città che l’ha adottato e l’affare, ben avviato, salta. Hamsik diventerà poi il capitano del Napoli, snobbando anche la Juve nelle sessioni di mercato successive
DOMENICO BERARDI, “no” alla JUVENTUS
Il 2016 sembra l’anno giusto per il grande salto del classe ’94, adocchiato giovanissimo dalla Juventus che vuole riportarlo a casa. Il Sassuolo sembra rassegnato a lasciarlo andare, ma il giocatore alla fine non se la sente di lasciare il club in cui ha trovato la sua dimensione ideale per continuare a crescere
SERGEJ MILINKOVIC-SAVIC, “no” alla FIORENTINA
Ha già la penna in mano per firmare, nella sede del club viola, quando un ripensamento dell’ultimo minuto lo fa scoppiare in lacrime, per uno dei casi di dietrofront più eclatanti della storia. Estate 2015, Lazio e Fiorentina si contendono “SMS” e la Viola sembra aver chiuso l’affare trovando l’accordo definitivo con il Genk. Lui però non se la sente di tradire la parola data a Tare, non firma e da Firenze prende un treno per Roma. Segnerà la sua prima rete in Serie A proprio contro la Fiorentina
NIKOLA KALINIC, “no” al TIANJIN
Il club cinese allenato da Cannavaro nel 2017 offre 40 milioni alla Fiorentina e un triennale da 12 milioni l’anno al giocatore. I viola non vorrebbero privarsene ma è impossibile rifiutare una somma del genere per un classe ’88. Il croato tentenna, ma alla fine prende la sua decisione e rinuncia a un ricco stipendio pur di rimanere in Italia
DIMITAR BERBATOV, “no” a JUVENTUS e FIORENTINA
Un “doppio no”, invece, non si era mai visto prima che il bulgaro del Manchester United si inventasse il dribbling di mercato più assurdo della storia. La mattina del 29 agosto 2012 sale su un aereo pagato dalla Fiorentina in direzione Firenze, fa scalo a Monaco di Baviera e lì si perdono le sue tracce. Poche ore dopo, Marotta, ad della Juventus, annuncia di aver raggiunto l’accordo con Berbatov, ma l’attaccante spiazza anche i bianconeri e in serata firma con il Fulham