Calciomercato Inter, acquisti e obiettivi dopo lo scudetto 2024

l'analisi
Luca Marchetti

Luca Marchetti

Come è stata costruita l'Inter campione d'Italia e come cambierà volto. Il lavoro del tridente nerazzurro fuori dal campo (Marotta-Ausilio-Baccin) nel programmare, cogliere le opportunità di mercato o cambiare in corsa le strategie per generare utili e al tempo stesso continuare a regalare a Inzaghi una squadra sempre competitiva 

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Quest’Inter, praticamente perfetta, che ha dominato il campionato è proprio da considerare l’Inter di Inzaghi. Eh sì, perché al di là dei meriti dell’allenatore nerazzurro sullo scudetto della seconda stella, quasi tutti i giocatori della rosa sono arrivati sotto la sua gestione. La dirigenza nerazzurra è riuscita a plasmare una squadra, anzi a trasformarla completamente, riuscendo in un’impresa nell’impresa: vendere e vincere. La situazione economica della società infatti ha obbligato Marotta, Ausilio e Baccin a dover non solo autofinanziare il mercato di questi ultimi 3 anni, ma addirittura uscire sempre in positivo. Già contribuire con le cessioni alla diminuzione del debito è una mission estremamente delicata da assolvere, ma addirittura continuare ad essere competitivi è il sogno di tutti. E di certo tutti non ci riescono.

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Stagione d’esordio di Inzaghi. La stagione in cui si eredita il lavoro di Conte, ma nella quale soprattutto arrivano le grandi cessioni: Lukaku, Hakimi e Politano. Già in quell’anno (con quasi 120 milioni di attivo, considerando anche il mercato di gennaio) Inzaghi avrebbe potuto vincere lo scudetto. A fine stagione festeggiò il Milan, ma la competitività era evidente fosse salva. Furono più il rammarici che le gioie, durante l’anno. Di quella stagione sono rimasti in 8 (più Sanchez), di cui 3 (Dimarco, Dumfries e Calhanoglu) praticamente nuovi acquisti.

Parametri zero e low cost

Da questa stagione Ausilio inizia la ricerca dei parametri zero o dei low cost. Con quelli ancora in rosa ci puoi fare una formazione per intero: Sommer; Cuadrado, Bisseck, Acerbi, Dimarco; Klaassen, Calhanoglu, Mkhitaryan; Thuram, Arnautovic, Sanchez. E non abbiamo nominato le due operazioni principe di queste estati di mercato: la cessione di Lukaku, con il ritorno in prestito e l’acquisto di Onana con la cessione a 50 milioni. E’ stata questa la grande impresa. Partendo da una situazione di necessità, anzi di urgenza, l’Inter ha saputo guadagnare per il bilancio e incrementare la qualità della squadra, grazie certamente anche al lavoro di Inzaghi.

L'ultimo mercato

Ad inizio estate in molti pensavano che le cessioni, stavolta, sarebbero state dolorose e non solo remunerative (peraltro non tutte). Perché veder partire Lukaku e Dzeko, Onana e Skriniar o aver sacrificato giovani interessanti come Fabbian e Mulattieri, non era scontato che desse questi risultati. Soprattutto in questo modo. In quest’ultimo mercato l’Inter non ha avuto bisogno di vendere tanto come gli anni passati: il cammino in Champions ha aiutato le casse nerazzurre. Ma la bravura è stata quella di individuare giocatori perfetti per lo stile di gioco di Inzaghi. Pur andando incontro a critiche, come la mancanza della quinta punta o della volontà di investire su un giocatore in difesa (Pavard) anziché su un attaccante (Sanchez o Arnautovic). L’Inter - nel frattempo - non ha avuto paura di mettere le sue fiches quando ha avuto bisogno (Pavard, appunto, o Frattesi). Ma soprattutto ha cambiato ancora. 13 giocatori nuovi (14 se consideriamo Sensi) compreso Buchanan arrivato a gennaio. Quasi metà squadra. Continuando a mettere valore tecnico e valore economico.

Il valore della rosa

Perché l’altra grande impresa dell’Inter è che, nonostante le cessioni importantissime, la squadra continua ad avere un grande valore. E potenzialmente ha tanti giocatori importanti appetibili sul mercato: Lautaro Martinez, Barella, Bastoni, Dumfries, Dimarco, Thuram o gli stessi Pavard e Frattesi appena arrivati. Ha innescato un circolo virtuoso e lo ha fatto in pochissimo tempo. I risultati dell’Inter non sono solo sul campo. E non sono solo in questa stagione. Per carità, la vittoria dello scudetto è ovvio che impreziosisca il lavoro, anzi lo nobiliti. Ma i risultati di questo triennio se visti sotto questa angolazione, sono eccezionali. Uno scudetto, 3 supercoppe italiane, 2 coppe Italia, una finale di Champions. Con una squadra sempre rimodulata e un guadagno (complessivo) dal mercato di quasi 150 milioni.

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Il ‘caso Scamacca’

Aver saputo scegliere i parametri zero significa aver programmato con attenzione le mosse, senza farsi prendere dalla frenesia. Ma non serve solo programmazione, come per esempio nel caso di Thuram, seguito fin da prima dell’infortunio. Serve saper cogliere le opportunità anche per creare delle valide alternative. O saper modificare le proprie strategie visto che il mercato è imprevedibile: prendete la vicenda Scamacca. Il testa a testa con l’Atalanta l’Inter non è riuscita a vincerlo. E nel giro di 7 giorni ha chiuso per Arnautovic e Pavard, cambiando le carte in tavola e sapendo redistribuire le risorse secondo altri parametri.

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Tridente fuori dal campo

All’Inter non ha funzionato soltanto l’equilibrio in campo, creato da Inzaghi con i suoi interpreti. Ma ha funzionato anche l’equilibrio fuori. Una divisione di ruoli e di competenze che ha permesso alla società di poter davvero rendere al meglio. Beppe Marotta da amministratore delegato ha dimostrato (qualora mai ce ne fosse bisogno) ancora una volta le sue grandi capacità. Non solo nella diplomazia, nella politica sportiva dell’Inter e nella gestione del club. Ma anche nella fiducia totale a Piero Ausilio e al suo braccio destro Dario Baccin. Liberi di trovare soluzioni nell’ambito delle necessità economiche societarie, liberi anche loro di poter lavorare sul campo. Un tridente, anche questo, che già sta lavorando per la prossima stagione.

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Il mercato che verrà

Già bloccati Taremi e Zielinski, altri due parametri zero, tanto per cambiare. Ancora una volta la rapidità di esecuzione, idee chiare per continuare a rendere competitiva la squadra per le prossime stagioni. Al netto di quello che succederà sul mercato. Già più che impostato il rinnovo di Lautaro Martinez, capitano nerazzurro che ha già dichiarato più volte di non aver problemi a mettere la sua firma. Già trovato (in inverno) Buchanan, il potenziale sostituto di Dumfries che invece non rinnoverà ed è destinato a partire. Ci sarà magari da lavorare in difesa, per abbassare l’età media e dare nuove certezze ad Inzaghi. E non sono assolutamente da dimenticare tutti i giovani di proprietà dell’Inter (o in qualche modo controllati grazie alla “recompra” che possono tornare buoni sia per completare la rosa sia per avere un valore in più sul mercato. Fabbian (Bologna, con riacquisto), Agoumé (Siviglia), Satriano (Brest), Valentin Carboni (Monza), Vanheusden (Standard Liegi), Oristanio (Cagliari), Zanotti (San Gallo), Filip Stankovic (Sampdoria), Sebastiano Esposito (anche lui alla Samp), Pio Esposito (Spezia), Fontanarosa (Cosenza). Sono tanti e sono forti, alcuni si sono messi in mostra nella nostra Serie A, alcuni in B, altri all’estero. Ma l’Inter ha un altro capitale in giro e che (ancora) non veste la maglia nerazzurra.