L'ex difensore, che ha annunciato il suo ritiro, ha parlato al Daily Mail dell'amico centrocampista: "Non si sente amato come lo era alla Juventus. Ma non so cosa possa riservare il suo futuro". Poi sui problemi con Suarez nel 2011: "Non l'ho mai odiato. Chiesi di non punirlo, ma quella volta si comportò da razzista"
Patrice Evra ha annunciato da qualche giorno il ritiro dal calcio giocato, ma non ha perso la voglia di ridere e scherzare. Nemmeno quella di dare consigli, perché è sempre stato un leader e lo è pure fuori dal campo. Chi lo ascolta più di tutti, specie in questo momento, è Paul Pogba, il cui futuro è ancora incerto. Compagni di squadra con la maglia di Francia e Juventus, il Manchester United come tappa in comune della propria carriera. Il terzino ci ha vinto tutto, il centrocampista invece vuole andarsene: "Non so cosa possa riservare il futuro di Paul - ha spiegato lo stesso Evra in esclusiva al Daily Mail - so solo che si è sentito davvero amato alla Juventus e che non ha mai percepito quello stesso sentimento a Manchester. Ci dimentichiamo sempre di cosa è fatto un calciatore. Quando gioca male, allora lo si può anche criticare, ma se gioca bene è necessario concentrarsi solo su quello e su nient'altro. Invece, quando acquisti belle macchine e una grande casa, crei odio e gelosia nella gente. Pogba è l'esempio lampante di questo meccanismo. Per questo gli dico sempre di fare ciò che vuole ma, se dovesse rendersi conto che tutto questo finisce con l'influenzare il suo gioco, allora deve fermarsi, senza cercare di essere un guerriero che combatte contro tutti e tutto". Consigli da amico, chissà a cosa porteranno.
"Non ho mai odiato Suarez"
Nel corso della sua lunga intervista al Daily Mail, Evra è tornato anche indietro nel tempo. Fino all'ottobre del 2011 quando, in occasione di un Liverpool-Manchester United, Luis Suarez gli rivolse frasi poi giudicate razziste (l'uruguaiano si beccò otto giornate di squalifica dalla FA. Nella gara di ritorno non strinse la mano all'avversario): "Ho ricevuto molte lettere di morte - ha raccontato - per mesi ho chiesto un'auto di sicurezza davanti a casa mia per 24 ore al giorno. Non è stato facile per la mia famiglia, ma sono cresciuto in strade difficili, quindi per me è stato come qualcosa di normale. Non so se Suarez sia un razzista. Non conosco la sua famiglia. Non conosco il suo passato. Ma quel giorno ci furono abusi razzisti. Quando siamo andati all'udienza, ho detto che non volevo che lo punissero perché non lo conoscevo abbastanza per dire che è razzista. Ma ha usato toni discriminatori. Per quanto mi riguarda non lo odio. Non l'ho mai odiato. Volevo dargli un pugno in quel momento, ma per me odiare qualcuno è impossibile. Non ho odio nel mio cuore. Posso reagire ma l'odio è una parola forte per me. Quando mi è stato chiesto di scegliere una squadra dei miei giocatori migliori, ho nominato anche. Era il miglior attaccante in quel momento. Perché non dovrei riconoscere il suo talento anche se non è una brava persona? Non so nemmeno se è una brava persona. A quel tempo, non sarei andato in vacanza con lui ma non posso odiarlo".