Calciomercato, Cristiano Ronaldo e la clausola del Real Madrid: "Se valgo 100 milioni non mi vogliono"

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Il 33enne di Madeira si convinse a gennaio che la sua esperienza ai Blancos sarebbe finita al termine della stagione. Colpa di una clausola abbassata a 100 milioni che, secondo CR7, non rispecchiava il suo reale valore

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Quella che sembrava una semplice suggestione di mercato si sta lentamente trasformando in una trattativa concreta. Cristiano Ronaldo e la Juventus, un'operazione impossibile anche da pensare un anno fa, quando proprio CR7 distrusse le speranze di gloria in Champions della squadra di Allegri nella finale di Cardiff. Quei giorni in realtà rappresentarono l'inizio della fine dell'avventura madridista del portoghese. Fu in quel momento infatti che l'attaccante ricevette dal presidente la promessa di un adeguamento contrattuale, alla fine mai materializzatosi. Ronaldo fece spallucce per quel mancato rinnovo, continuando a offrire il suo massimo impegno nonostante un malessere stesse lentamente covando dentro di lui. Gli ultimi mesi del 2017 trascorsero senza grossi scossoni fino a quando, lo scorso gennaio, Cristiano decise di lasciare definitivamente il Real al termine della stagione. Il motivo che spinse il cinque volte Pallone d'oro ad abbandonare la casa blanca fu l'abbassamento della clausola rescissoria a 100 milioni. Il suo desiderio era infatti quello di concludere la carriera a Madrid, dove aveva trovato la sua dimensione ideale e aveva voglia di giocare fino ai 41 anni, un'età raramente raggiunta dai calciatori. Ma Ronaldo non è come gli altri e i suoi duri ritmi di lavoro a Valdebebas ne hanno abbassato l'età biologica, tanto da renderlo ancora decisivo ad alti livelli, nonostante l'avanzare degli anni, e un esempio formidabile per le nuove leve della squadra. Inizialmente quella clausola fu fissata a un miliardo di euro, una cifra irraggiungibile per qualsiasi club del mondo. Florentino Perez decise così di abbassarla pensando di fargli un favore e facilitare una sua eventuale partenza in estate.

"Se valgo 100 milioni, vuol dire che non mi vogliono"

Il patron, dopo una prima parte di campionato non all'altezza di quanto fatto vedere nelle stagioni precedenti, credette che la carriera del portoghese stesse per intraprendere il viale del tramonto, dimenticandosi che l'anno prima aveva effettuato un'altra partenza a diesel, con prestazioni al limite della sufficienza nella prima fase e poi da 10 e lode nel rush finale. "Non si ripeterà anche quest'anno" pensò Perez, dovendosi ricredere quando CR7 fu eletto miglior giocatore della Champions, vinta per il terzo anno di fila. Inoltre, ai tempi di quel ridimensionamento di clausola, nella testa della dirigenza era già forte la tentazione di provare il colpaccio Neymar. Il corteggiamento al brasiliano e la valutazione con la quale quest'ultimo si era trasferito al Psg, 222 milioni, convinsero Cristiano che il Real voleva sbarazzarsi di lui: "Se valgo 100 milioni, vuol dire che non mi vogliono". L'accordo della clausola, che il presidente non immaginò potesse avere le conseguenze di cui si chiacchera tanto oggi, prevedeva il pagamento di quella cifra ridotta solo da parte di squadre non rivali: né club spagnoli quindi e nemmeno il Manchester United, società nel quale lo avrebbe spinto volentieri la madre dopo la prima esperienza vissuta con i Red Devils tra il 2003 e il 2009. L'idea dello staff dirigenziale fu che Ronaldo potesse andare in Cina o negli Stati Uniti, sottovalutando la fame di successo che continua a ossessionare il fuoriclasse portoghese. E così si è arrivati alla situazione attuale. Ronaldo si è dimostrato nel corso della stagione ancora al top ed è dopo il tributo ricevuto dal pubblico dello Stadium che ha cominciato a nutrire una forte stima per i bianconeri. Una situazione che il club spagnolo non aveva previsto e ora forse è troppo tardi per correre ai ripari.