Francesco Moser a Casa Sky Sport: "Ciccone ha potenzialità. Mi piace Valverde". VIDEO

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Francesco Moser è stato ospite a 'Casa Sky Sport': "Ai nostri tempi per essere un campione non bastava vincere il Giro. Il record dell'ora? Siamo partiti da zero, non avevamo nemmeno la bici. Il calendario 2020 è stato necessario, siamo in emergenza. Il corridore preferito? Valverde, ma Ciccone ha grandi potenzialità". Non perderti on demand il documentario “Moser. Scacco al tempo”, primo appuntamento della serie #SkyBuffaPresenta

Francesco Moser è stato ospite a 'Casa Sky Sport', nel giorno della messa in onda del documentario “Moser. Scacco al tempo”, primo appuntamento della serie #SkyBuffaPresenta. L'ex campione del mondo a San Cristobal 1977 e recordman dell'ora nel 1984, 273 vittorie in carriera, ha parlato del cambiamento del ciclismo: "Ai nostri tempi per essere un campione non bastava vincere il Giro - ha detto -. Bisognava vincere ovunque per essere considerato un fuoriclasse. Le differenza con il mio ciclismo sono tante. Le squadre sono più numerose, le gare sono organizzate diversamente e anche la diretta televisiva influisce. Noi cominciavamo ad andare forte quando partiva la diretta tv. Il corridore è spesso telecomandato dall'ammiraglia, mentre noi avevamo potere decisionale. Non so se mi adatterei adesso a questo tipo di ciclismo". Moser e l'equipe Enervit hanno rivoluzionato i metodi di allenamento nel 1984, battendo il record dell'ora a Città del Messico con l'uso anche delle ruote lenticolari: "Una decina di anni prima avevo assistito a un tentativo di record, fallito per 300 metri. Poi mi hanno chiesto di provarci, ho cominciato a settembre con i primi test - ha detto -. Non avevamo nulla, nemmeno la bici". 

 

Moser: "Il Tour? Con sponsor italiani sceglievo il Giro"

Il ciclismo attuale è ricco di tecnologia: "Bisogna evolversi e ce ne dobbiamo fare una ragione - ha detto Moser -. Con la tecnologia puoi allenarti al meglio, ti aiuta a trovar la miglior condizione. Bisogna però saperla utilizzare nel modo migliore. Una volta c'erano le cabine, poi sono arrivati i cellulari. E' l'evoluzione". Moser spiega perché é andato al Tour de France solo una volta in carriera: "Sono andato nel 1975, ma ho sempre avuto sponsor italiani e ho scelto sempre il Giro - ha detto -. Un paio di volte ci abbiamo provato, ma c'era poco tempo per recuperare e avevamo anche pochi corridori. Non amavo molto le corse a tappe". Moser, tre Roubaix consecutive vinte, ha avuto tanti avversari prestigiosi in carriera: "E' una corsa speciale - ha detto -. Ne ho vinta una da campione del mondo e una da campione italiano". Nel Mondiale del 1978 Moser è stato beffato: "L'ho perso io, pioveva e ho sottovalutato l'avversario". 

Moser: "Il mio corridore preferito? Valverde"

Ma cosa pensa Moser di questo ciclismo del 2020: "E' un'emergenza e bisogna adattarsi - ha detto -. Speriamo che riescano a fare un po' di corse. Era necessaria la sovrapposizione, altrimenti bisognava eliminare alcune corse. I corridori hanno fame di corse". Moser parla del suo corridore preferito: "Valverde è un corridore che mi piace, lotta in tutte le corse. Ha ancora voglia ora che ha 40 anni, forse anche troppo. Ci siamo anche sfidati una volta in una Gran Fondo, ha vinto lui ma io ero in fuga...". L'importanza della famiglia è stata fondamentale per la carriera di Moser: "Mio fratello mi ha spinto sulla bici, avevo 18 anni ed è stata la settimana in cui l'uomo è andato sulla luna". Infine un parere su Giulio Ciccone: "Ha dimostrato di avere potenzialità, però deve ancora crescere nei prossimi 2-3 anni. Ha già fatto grandi cose al Giro e al Tour, deve anche essere supportato dalla squadra". 

"Moser, scacco al tempo" su Sky Sport e on demand

Va in onda alle 22.30 su Sky Sport Uno “Moser. Scacco al tempo”, primo appuntamento della serie #SkyBuffaPresenta.  Un documentario inedito che si concentra su Francesco Moser, il ciclista italiano con più vittorie di sempre. Una leggenda nata e cresciuta in Trentino, ma conosciuta in tutto il mondo: un vero e proprio orgoglio italiano. Uno sguardo per raccontare non solo il campione, ma per disegnare un ritratto inedito dell’uomo, della famiglia e della comunità di Palù di Giovo dove è nato e sempre tornato, arricchito dalle testimonianze di alcuni dei suoi più grandi rivali di sempre: Eddy Merckx, Giuseppe Saronni, Bernard Hinault.