Il 17 giugno del 1945 nasceva in Belgio il corridore più vincente nella storia del ciclismo, trionfatore in 5 Tour e altrettanti Giri d'Italia, tre Mondiali, 33 classiche (tra cui 7 Milano-Sanremo). Epica la sua rivalità con Gimondi. La carriera, i record e tutte le curiosità sul campionissimo fiammingo
a cura di Alfredo Corallo
- Jules e Jenny Merckx gestivano un alimentari a Woluwe-Saint-Pierre, nella periferia di Bruxelles. La Guerra era alle spalle - il Belgio si era liberato dal giogo nazista nei primi mesi del '45 e proprio a qualche minuto di bici dalla loro bottega avevano persino celebrato un finto funerale a Hitler - ma non navigavano nell'oro: si erano trasferiti con i tre figli dalla vicina Meensel-Kiezegem e dormivano in cinque in una stanza. E, sebbene un piatto di waterzooi (la tipica zuppa fiamminga) non mancasse mai a tavola, il piccolo Édouard sembrava sempre affamato...
GRAZIE DEI FIOR
- Eddy andava sempre di corsa: in fuga dalla drogheria di famiglia, dalla scuola... sempre in sella alla sua amata bicicletta. Giochicchiava anche a calcio (tifoso dell'Anderlecht), ma il suo idolo era il campione belga Stan Ockers (iridato nel '55) e apparve subito chiaro che fosse un predestinato delle due ruote, già dalle primissime gare da dilettante. La prima vittoria il 1° ottobre 1961, a Petit-Enghien: Merckx percorse 62 km in un'ora e 40 minuti, premiato all'arrivo da una 'miss' dell'epoca con un mazzo di fiori. Pronto per (la) Sanremo!
IL RAGAZZO D'ORO
- Prima di sbarcare nella città dei fiori, il giovane Merckx vince l'oro ai Campionati del mondo su strada '64 di Sallanches (la sua foto campeggia al Museum van de Wielersport Roeselare), piazzandosi 12° nella corsa in linea dei Giochi di Tokyo: quella olimpica sarà l'unica medaglia mancante nel suo infinito palmarès.
CHE ACUTI A SANREMO!
- "Bisogna avere una grande fantasia per vincere 7 volte la Milano-Sanremo": parole e musica di Gianni Mura. Lo show di Merckx alla Classicissima cominciò nel 1966, fresco di passaggio al professionismo, con i colori della Peugeot-BP-Michelin: a soli vent'anni il più giovane vincitore della corsa. Il bis già l'anno successivo, quando bruciò in volata Gianni Motta, Franco Bitossi e Felice Gimondi, in uno dei primi confronti diretti con il rivale di Sedrina, stabilendo anche il record di velocità media: 44,8 Km\h.
BISOGNA SAPER PERDERE
- Gimondi e Merckx si erano già incrociati al loro primo Mondiale su strada da 'pro', nel 1966 al Nürburgring: 11° il bergamasco, 12° il belga. E "Nuvola Rossa" si era imposto sul fiammingo (e su Raymond Poulidor) anche al Lombardia con lo scatto fulmineo del Velodromo Sinigaglia. Eppure...
- "Dal 1965 al 1967 ero stato io il Cannibale - raccontava Felice - poi arrivò la cronometro del Giro di Catalogna: persi per 33" e mi crollò il mondo addosso. Rimasi sveglio fino all’una e mezza di notte per capire perché mi aveva battuto... Ci ho impiegato due anni a capire che era il più forte".
SUL TETTO DEL MONDO
- Nel 1967 si aggiudicò anche la Gand-Wevelgem e la Freccia Vallone, con la ciliegina del Mondiale di Heerlen (Paesi Bassi) grazie allo sprint sui tre compagni di fuga Jan Janssen, Ramón Sáez e Motta. Prima di lui, soltanto Jean Aerts e Hans Knecht erano riusciti nell'impresa di vincere la prova in linea in entrambe le categorie.
IL MATRIMONIO CON CLAUDINE
- Era la figlia di Lucien Acou, direttore della nazionale belga di atletica leggera. Iniziarono a frequentarsi nel 1965. Si narra che Eddy chiese al suo futuro suocero il permesso di sposare la ragazza in un omnium, nel vecchio Sportspaleis di Bruxelles. Sposati dal 1967, hanno due figli: Sabrina (nata nel 1970) e Axel (classe 1972), che proverà a seguire le orme del padre...
PADRONE DEL GIRO
- Nel 1968 passa alla milanese Faema, debuttando al Giro d'Italia da capitano al fianco di Vittorio Adorni (con cui condivideva anche la stanza). Fu un dominio assoluto. Epica l'azione di Merckx sulle Tre Cime di Lavaredo che gli regalò la prima Maglia Rosa in carriera: sotto la neve delle Dolomiti, in maniche corte... recuperò 9 minuti ai fuggitivi e staccò di quattro minuti Motta e di sei il solito Gimondi.
UN MERCOLEDI' DA LEONI
- Vincerà quattro tappe, chiudendo in trionfo all'Arenaccia di Napoli da leader graduatoria dei Gran Premi della Montagna e in quella a punti. Con il dorsale numero '21', in un'inconsueta tappa finale di mercoledì, era nata una stella: il degno erede dei connazionali Rik Van Steenbergen e Rik Van Looy. Ma i paragoni si sprecano...
IL NUOVO COPPI?
- Nel 1969 cala il tris alla Milano-Sanremo sferrando l'attacco sulle ultime rampe del Poggio, eguagliando Fausto Coppi. Epoche diverse, certo, ma l'accostamento all'Airone lo 'perseguiterà' a vita: chi fu davvero il più grande? Affidiamo la risposta allo stesso Merckx: "Le sue vittorie sono diventate romanzo, le mie cronaca". S'impone anche alla Parigi-Nizza, al Fiandre (dopo un'azione solitaria cominciata a 70 km dall'arrivo in una giornata da tregenda) e alla Liegi-Bastogne-Liegi, lanciatissimo verso un altro Giro da protagonista.
L'OMBRA DEL DOPING
- Merckx è in Maglia rosa a Savona quando, il 2 giugno, alla vigilia della 17^ tappa, viene escluso dalla corsa dopo essere risultato positivo alla fencamfamina (un anfetaminico). Costretto ad abbandonare il Giro, Eddy scoppia in lacrime davanti alle telecamere della Rai: intervistato da Sergio Zavoli nella sua camera d'albergo (la numero 11 dell'Excelsior di Albisola Superiore) parlò di una congiura contro di lui, giurando a tutti la propria innocenza.
- "Una trappola degli italiani", tuonò la stampa belga. Ma anche i colleghi vollero credere a Eddy: quel giorno Gimondi ereditò la maglia di leader e si rifiutò di indossarla, ma vincerà comunque quel Giro.
- Sospeso per un mese, viene scagionato da un'inchiesta dell'UCI: aveva agito in buona fede e può essere riammesso alle gare, giusto in tempo per il suo primo Tour... che domina, in modo quasi imbarazzante. Indossa la maglia gialla per 20 giorni e vince, in ordine sparso: sei tappe, la classifica a punti, quella combinata e la scalatori, il premio per la combattività e il titolo a squadre con la Faema. E, se fosse esistita la classifica dei giovani, riservata ai corridori di età inferiore ai 25 anni, il 24enne Eddy avrebbe vinto anche quella...
IL "CANNIBALE"
- In quell'edizione staccò Roger Pingeon e Poulidor - secondo e terzo classificato - di 17'54" e 22'13", stabilendo anche il record di scalata del Colle del Galibier. "Non ci lascia neanche le briciole!", replicò il francese Christian Raymond alla figlia 12enne, che aveva chiesto al babbo come stesse andando la corsa. "Ma allora è proprio un cannibale!». Ecco spiegata la leggenda del suo soprannome, di cui Merckx avrebbe fatto volentieri a meno...
LA PRIMA DOPPIETTA GIRO-TOUR
- Nel 1970 un'altra scorpacciata di coppe per "l’orco di Tervuren” (altro soprannome che non amava affatto): Gand-Wevelgem, Parigi-Roubaix, Freccia Vallone, Giro del Belgio e soprattutto la prima doppietta Giro-Tour, impresa fino ad allora riuscita solo a Coppi e Jacques Anquetil. Per non farsi mancare nulla... conquistò anche il suo primo successo nel ciclocross, ma dovette fare i conti anche con alcune cadute che lo condizioneranno nella seconda parte della sua carriera, soprattutto in salita.
I TRIONFI ALLA MOLTENI
- Nel 1971 Merckx sposa il progetto del team brianzolo e il suo strapotere è totale anche nel primo quinquennio degli anni '70. Alla sua già ricchissima bacheca aggiunge tre Giri, tre Tour, una Vuelta a España, due Mondiali, quattro Sanremo e quattro Liegi, due Lombardia, due Amstel Gold Race, per un totale di 246 successi nelle sei stagioni con la Molteni.
IL RECORD DELL'ORA
- Nel 1972, alla seconda doppietta Giro-Tour, allega un'altra perla: il 25 ottobre stabilisce il primato dell'ora, realizzato nel Velodromo olimpico di Città del Messico. In sessanta minuti, percorre sulla bici "Mexico Oro" Colnago 49,43195 chilometri, oltrepassando di 779 metri la distanza coperta nel 1968 dal danese Ole Ritter. Un record che resistette per oltre 11 anni, poi superato da Francesco Moser (con le celebri ruote lenticolari) nel gennaio del 1984.
IL GIRO SENZA SENSO DEL 1973
- Già, perché il fiammingo indossò per venti giorni, dalla prima all'ultima tappa, la Maglia Rosa. Come solo Costante Girardengo e Alfredo Binda (raggiunti nel 1990 da Gianni Bugno).
LA TRIPLETTA GIRO-TOUR-MONDIALE
- Non poteva mancare nel suo repertorio. Ma se Tour e Mondiale li agguantò a mani basse, per il Giro del 1974 dovette sudare e non poco. Merito di un giovanissimo Gibì Baronchelli ("Tista" per gli amici, "Gianbattista" solo per il mitico Adriano De Zan), eroico nel suo inseguimento impossibile a José Manuel Fuente sulle Tre Cime quanto sfortunato nel distacco finale da un Merckx in crisi, ma capace di resistere al sorpasso del bergamasco conservando la Rosa per la miseria di 12 secondi!
IL (LENTISSIMO) "DECLINO"
- Complice diverse cadute e degli assurdi imprevisti (come nel Tour del 1975, quando venne colpito all'addome da uno spettatore a bordo strada), negli ultimi anni della sua carriera il belga dovette placare - diciamo così - la sua fame di vittorie: nessun Grande Giro in bacheca ma altre due Milano-Sanremo, il secondo Giro delle Fiandre, la quinta Liegi e il bis all'Amstel Gold Race. Da sbadigli per lui, un palmarès da urlo per tutti gli altri...
LA RIVINCITA DI GIMONDI
- Entrambi, Eddy e Felice, erano inevitabilmente sul viale del tramonto. Ma il lombardo ha un ultimo scatto d'orgoglio: strappa la Maglia Rosa all'astro nascente Francesco Moser, resiste sulle Alpi e resta attaccato in classifica al nuovo leader Johan De Muynck. Nella sua Bergamo, la rivincita di una vita: batte allo sprint il suo rivale di sempre e si lancia alla conquista del suo terzo Giro d'Italia a 33 anni suonati!
L'ULTIMO MERCKX
- Il fiammingo, sempre più condizionato dagli infortunati e bloccato da un'altra sospensione per doping - stavolta a causa dell'abbaglio di un medico - vinse la sua ultima corsa nel 1977 al Giro di Svizzera (la 6^ tappa Fiesch-Bellinzona) e disputò l'ultimissima gara su strada il 19 marzo del 1978 (l'Omloop van het Waasland a Kemzeke), ritirandosi ufficialmente dalle corse un paio di mesi più tardi.
DOPO IL RITIRO
- Nel 1980 fonda la sua casa di produzione di biciclette da corsa: la Eddy Merckx Cycles. Dal 1986 al 1996 è stato commissario tecnico della Nazionale belga, vincendo due ori (con Rudy Dhaenens e Johan Museeuw). Insignito del titolo di barone dal Re Alberto II, nel 2000 viene premiato "Ciclista del secolo" dall'Unione Ciclistica Internazionale.
LA GIOIA OLIMPICA PER IL FIGLIO AXEL
- Da commentatore televisivo, uno dei momenti più emozionanti della sua vita: quando alle Olimpiadi del 2004 il figlio Axel conquistò a sorpresa il bronzo nella corsa in linea maschile (vinta dal nostro Paolo Bettini), dedicando al padre - a due passi dal traguardo - la vittoria della medaglia.
POGI: L'ALTRO... EREDE
- Con il trionfo all'ultimo Mondiale di Zurigo, Tadej Pogacar ha eguagliato Merckx (1974) e Stephen Roche (1987), capaci di vincere nello stesso anno Giro, Tour e, appunto, la Maglia Arcobaleno. In quell'occasione, Pogi incassa l'incoronazione definitiva: "Ho sentito dire tante volte 'questo è il nuovo Merckx' - dichiara il belga - ma con Tadej penso che stavolta ci siamo davvero. Forse è più forte di me". Salvo poi, rivedere il giudizio e sottolineare che "lui ha solo due avversari, io ne avevo cinque o sei".
ICONA POP
- William Fotheringham, un poeta del ciclismo, lo definì "metà uomo metà bicicletta". Una fermata della metropolitana di Bruxelles (sulla Linea 5, nel comune di Anderlecht) porta il suo nome e nel padiglione centrale della stazione è esposta la Mexico Oro Colnago utilizzata dal campione per il record dell'ora del 1972. È apparso nei fumetti di Asterix; Jacques Goddet, storico direttore del Tour, in un suo celebre editoriale su L'Équipe parlò dell'esplosione del "Merckxismo".
"CREDO..."
- Nel monologo improvvisato da Stefano Accorsi - alias Ivan Benassi - in Radiofreccia, film di Luciano Ligabue, il protagonista cita il fuoriclasse fiammingo: "Credo che la voglia di scappare da un paese con 20mila abitanti vuol dire che hai voglia di scappare da te stesso, e credo che da te non ci scappi neanche se sei Eddy Merckx".
525
- La bicicletta Eddy Merckx modello 525 è tra le più ambite dei collezionisti. Perché? Gli appassionati lo sanno, è la somma di due numeri: 80 (come le sue vittorie nelle categorie giovanili) e 445 (quelle tra i professionisti).
Il PALMARÈS DI MERCKX (1/2)
- 5 Tour de France (1969, 1970, 1971, 1972 e 1974)
- 5 Giri d'Italia (1968, 1970, 1972, 1973 e 1974)
- 1 Vuelta a España (1973)
- 3 Mondiali su strada (1967, 1971 e 1974)
- 7 Milano-Sanremo (1966, 1967, 1969, 1971, 1972, 1975, 1976)
- 5 Liegi-Bastogne-Liegi (1969, 1971, 1972, 1973, 1975)
- 3 Parigi-Roubaix (1968, 1970, 1973)
- 3 Freccia Vallone (1967, 1970, 1972)
- 3 Gand-Wevelgem (1967, 1970, 1973)
- 2 Giri delle Fiandre (1969, 1975)
- 2 Giri di Lombardia (1971, 1972)
- 2 Amstel Gold Race (1973, 1975)
- 2 Trofei Laigueglia (1973, 1974)
- 1 Giro del Piemonte (1972)
- 2 Omloop Het Nieuwsblad (1971, 1973)
- 1 Eschborn-Francoforte (1971)
- 3 Parigi-Nizza (1969, 1970, 1971)
- 1 Giro di Romandia (1968),
- 4 Giri di Sardegna (1968, 1971, 1973 e 1975)
ALCUNI RECORD DELLA LEGGENDA BELGA (1/3)
- L'unico ad essere riuscito a realizzare l'accoppiata Giro-Tour in tre occasioni (1970, 1972 e 1974)
- Primo per vittorie in una sola edizione del Tour (8, come Charles Pélissier e Freddy Maertens)
- Il solo ad aver vinto tutte le cinque classiche monumento almeno due volte
(2/3)
- Merckx è ancora oggi l’unico ad aver vinto 4 grandi Giri consecutivamente: il Giro e il Tour nel 1972, la Vuelta (che all'epoca si correva tra aprile e maggio) e ancora il Giro nel 1973.
- Il primo per vittorie nei grandi Giri (11: 5 Giri d’Italia, 5 Tour de France e un Vuelta)
- Recordman della Milano-Sanremo con 7 successi
(3/3)
- Primo per il maggior numero di maglie gialle (111)
- È uno dei sette corridori ad aver conquistato i tre Grandi Giri
- 25 tappe e 77 volte in Maglia Rosa al Giro: nessuno come lui
C'È UN SOLO MERCKX
- "Per anni ho cercato dentro di lui un bagliore di normalità", ha confessato Gimondi nella sua biografia Da me in poi (Mondadori), scritta con con Maurizio Evangelista. "L'uomo era, ed è, una persona molto per bene, corretta, rigorosa. Il corridore per contro, era tutto fuorchè normale. La sua fame di vittorie era ingordigia, bulimia. La sua forza prepotente diventava il calmiere delle ambizioni di noi mortali. Noi siamo noi. Lui è Merckx. Mettiamoci il cuore in pace".