Red men walking: la delusione del popolo di Maranello
Formula 1Migliaia di persone si sono date appuntamento nella piazza principale di casa Ferrari, dove l'euforia iniziale ha presto lasciato il posto all'amarezza per una sconfitta imprevista. Ma, alla fine, c'è anche l'applauso a Vettel. GUARDA LE FOTO
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di LORENZO LONGHI
da Maranello (Mo)
Quando Sebastian Vettel è passato sotto la bandiera a scacchi, dalla sinistra del maxischermo è partito anche un applauso: timido e poco convinto, ma sportivo quanto basta nell’atmosfera decisamente mesta di una piazza che poco a poco veniva avvolta dalla nebbia. Una piazza che, nemmeno venti minuti prima dello start di Abu Dhabi, era stata galvanizzata dall’ottimismo di uno storico e attempato tifoso ferrarista del luogo: “Questo gran premio è nostro al 90%. Anzi, al 93%”, le sue parole scandite al microfono. Boato. Sventolio di bandiere rosse, cori da stadio. Dire che non è stato buon profeta è un eufemismo…
A casa Ferrari infatti la domenica è stata segnata da una cocente delusione: circa 5mila persone - ma il Comune parla addirittura di 8mila - provenienti da diverse zone d’Italia, si erano date appuntamento in piazza della Libertà a Maranello, dov’era stato per l’occasione allestito il maxischermo con la diretta dell’ultimo Gran Premio della stagione. Se ne sono andate mestamente, al termine, gran parte senza nemmeno attendere la cerimonia del podio, qualcuno con le lacrime agli occhi. Alonso, l’idolo, non ce l’ha fatta (“Non ci ha neanche provato”, la critica di molti) e, a parte il sussulto al momento dell’uscita dal pit stop, con l’asturiano davanti a Webber, la piazza è andata via via realizzando che non sarebbe finita in gloria. Tutt’altro.
Un’amarezza che si ripete: due anni fa quasi esatti, questa stessa piazza visse l’esplosione di gioia per il trionfo mondiale di Felipe Massa, durata però nemmeno un minuto, giusto il tempo di gridare, abbracciarsi e realizzare poi che in realtà il campione del mondo era Hamilton, giunto quinto con un sorpasso a Glock all’ultimo giro, e non il brasiliano. Questa volta è mancato anche il brivido della speranza, e le emozioni del popolo rosso sono andate lentamente spegnendosi di fronte al “nemico” numero uno, quel Petrov che Alonso non riusciva proprio a sorpassare. Tutti a casa, con lo sciame rosso a defluire pacifico e mesto. Ma con una certezza chiarita nella sintesi di un venditore ambulante: “Tanto l’anno prossimo siamo ancora qua”. Che poi la frase si concludesse con il più classico improperio dialettale emiliano (reso celebre da una battuta di Gino Cervi ne Il compagno Don Camillo), alla fine è solo folklore.
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Quando Sebastian Vettel è passato sotto la bandiera a scacchi, dalla sinistra del maxischermo è partito anche un applauso: timido e poco convinto, ma sportivo quanto basta nell’atmosfera decisamente mesta di una piazza che poco a poco veniva avvolta dalla nebbia. Una piazza che, nemmeno venti minuti prima dello start di Abu Dhabi, era stata galvanizzata dall’ottimismo di uno storico e attempato tifoso ferrarista del luogo: “Questo gran premio è nostro al 90%. Anzi, al 93%”, le sue parole scandite al microfono. Boato. Sventolio di bandiere rosse, cori da stadio. Dire che non è stato buon profeta è un eufemismo…
A casa Ferrari infatti la domenica è stata segnata da una cocente delusione: circa 5mila persone - ma il Comune parla addirittura di 8mila - provenienti da diverse zone d’Italia, si erano date appuntamento in piazza della Libertà a Maranello, dov’era stato per l’occasione allestito il maxischermo con la diretta dell’ultimo Gran Premio della stagione. Se ne sono andate mestamente, al termine, gran parte senza nemmeno attendere la cerimonia del podio, qualcuno con le lacrime agli occhi. Alonso, l’idolo, non ce l’ha fatta (“Non ci ha neanche provato”, la critica di molti) e, a parte il sussulto al momento dell’uscita dal pit stop, con l’asturiano davanti a Webber, la piazza è andata via via realizzando che non sarebbe finita in gloria. Tutt’altro.
Un’amarezza che si ripete: due anni fa quasi esatti, questa stessa piazza visse l’esplosione di gioia per il trionfo mondiale di Felipe Massa, durata però nemmeno un minuto, giusto il tempo di gridare, abbracciarsi e realizzare poi che in realtà il campione del mondo era Hamilton, giunto quinto con un sorpasso a Glock all’ultimo giro, e non il brasiliano. Questa volta è mancato anche il brivido della speranza, e le emozioni del popolo rosso sono andate lentamente spegnendosi di fronte al “nemico” numero uno, quel Petrov che Alonso non riusciva proprio a sorpassare. Tutti a casa, con lo sciame rosso a defluire pacifico e mesto. Ma con una certezza chiarita nella sintesi di un venditore ambulante: “Tanto l’anno prossimo siamo ancora qua”. Che poi la frase si concludesse con il più classico improperio dialettale emiliano (reso celebre da una battuta di Gino Cervi ne Il compagno Don Camillo), alla fine è solo folklore.