Bahrain, i disordini continuano. Ecclestone: gara a rischio

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Terzo giorno di proteste in Bahrain per la rivolta sciita contro la dinastia sunnita che governa il piccolo stato alleato chiave degli Usa
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Non si spegne l'onda delle proteste con il terzo giorno della rivolta sciita contro la dinastia sunnita che governa il piccolo stato alleato chiave degli Usa. La situazione sta mettendo a serio rischio anche il Gran Premio che aprirà il Mondiale

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Non si spegne l'onda delle proteste in Bahrain, alle prese con il terzo giorno della rivolta sciita contro la dinastia sunnita che governa il piccolo stato alleato chiave degli Usa. A Manama circa duemila manifestanti hanno trascorso la notte accampati in piazza delle Perle mentre più di un migliaio ha preso parte, nel sobborgo di Al-Mahuz, al funerale di Fadel Salman Matrouk, un manifestante ucciso dalla polizia durante il funerale di un'altra vittima, morta il giorno precedente. La situazione sta mettendo a serio rischio anche il Gran Premio di Formula Uno previsto in Bahrein per il mese prossimo. "Il pericolo è evidente, o no?", ha detto al Daily Telegraph il patron del Circus, Bernie Ecclestone, "se queste persone volessero fare storie e ottenere un riconoscimento a livello mondiale, sarebbe dannatamente facile. Prova a creare problemi sulla griglia in Bahrain e otterrai una risonanza planetaria".

Malgrado la promessa di nuove riforme e le parole di ricrescimento per i due morti espresse dall'emiro Hamad in tv ieri notte, molti dimostranti hanno deciso di andare avanti ad oltranza. "Dormirò qui fino a che le nostre richieste non saranno esaudite", ha affermato Hussein Attiya, un manifestante di 29 anni accampato a piazza delle Perle, epicentro delle proteste. In piazza sono scesi anche i deputati sciiti, che hanno deciso di boicottare i lavori parlamentari. Il principale gruppo di opposizione, Wifaq, ha annunciato che oggi incontrerà il governo per iniziare dei colloqui. La riforma della Costituzione e le dimissioni del premier Sheikh Khalifa bin Salman al-Khalifa sono le richieste avanzate dai manifestanti, per nulla soddisfatti dall'annuncio del ministro dell'Interno, Rashed bin Abdullah al-Khalifa, il quale ha promesso una punizione per i poliziotti responsabili della morte dei due manifestanti se verrà provato un uso "ingiustificato" della forza.

Gli Usa, intanto, attraverso il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, hanno espresso "grande preoccupazione per le violenze avvenute durante le proteste in Bahrain".

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