Tragedie e fatalità: quando la morte colpisce la Formula 1

Formula 1
Marzo 2001, Melbourne: nello schianto di Jacques Villeneuve perde la vita un commissario di pista (Foto Getty)
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Nonostante le imponenti misure di sicurezza, quello del commissario canadese è il terzo decesso del millennio in F1. Tutti i casi hanno coinvolto persone a bordo pista: Monza, Melbourne e Montreal, riviviamo insieme quei drammatici momenti

Una tragedia, una fatalità, una semplice disattenzione. Sono bastati pochi secondi, una radio da raccogliere e la vita di un Commissario di gara del Gp del Canada si è spezzata ad appena 38 anni. Investito dal camion gru che trasportava la Sauber di Esteban Gutierrez, uscito di pista a 7 giri dal termine. "Impossibile festeggiare questo podio", ha detto Alonso, che su Twitter ha parlato di giornata molto triste. Già, perchè la Formula 1 torna a toccare con mano la dolorosa ombra della morte 12 anni dopo l'ultima tragedia. Se nello scorso millennio si moriva in pista (Gilles Villeneuve e Ayrton Senna, tanto per citare due miti), oggi invece i pericoli sono soprattutto dietro le transenne.
Nel settembre del 2000, a Monza, perse la vita Paolo Gislimberti, 33 anni, ucciso da una ruota di Frentzen volata oltre le reti di protezione alla Variante della Roggia in seguito ad un incidente nel primo giro del Gp d'Italia (guarda il video da Youtube).



La maledizione dei commissari proseguì l'anno dopo, quando Graham Beveridge morì, sempre a causa di uno pneumatico impazzito, nel Gran Premio d’Australia. A Melbourne fu fatale una collisione al quinto giro tra Jacques Villeneuve e Ralf Schumacher: una gomma e vari detriti schizzarono oltre le barriere, uccidendo il 51enne e ferendo altre sette persone (guarda il video da Youtube).



Da allora molto è stato fatto in termini di sicurezza: pneumatici e sospensioni più resistenti agli urti, maggiori protezioni per i commissari, regolamenti più rigidi per i piloti. Anche se contro il destino, le tragedie e le fatalità, non è stato ancora scoperto nessun antidoto.