RedBull, quelli che per vincere mettono le ali

Formula 1
RedBull, i successi nella F1. E non solo...

LA STORIA. Il dominio assoluto nella Formula 1, ma anche un marchio che continua a collezionare successi in molti altri sport. Tutto iniziò negli anni Novanta, in Superbike

di Lucio Rizzica

A metà degli anni Novanta sui circuiti del mondiale Superbike un giovane pilota austriaco –Andreas Meklau- mostrava fiero il suo sponsor personale esibito sulla Ducati 888: un prodotto energetico ambrato, gasato e brillante proveniente dall’azienda di un suo connazionale, Dietrich Mateschitz, che scopertolo in Asia si ostinava a volerne espandere la commercializzazione in tutto il mondo. Oggi quell'azienda impiega più di 8.000 dipendenti, è presente in 164 paesi e ha un fatturato stimabile in più di 4 miliardi di euro. E lega il suo nome a imprese leggendarie e oltre i limiti (come gettarsi da 39mila metri a 1.300 km orari in caduta libera), a qualcosa come mezzo milione di atleti in un centinaio di sport diversi, a una compagnia telefonica, un canale televisivo, riviste sportive e investimenti per mezzo miliardo di dollari l'anno nello sport. Dove brilla nella F1.

Un dominio assoluto da quattro stagioni a questa parte, legato soprattutto alla coppia Vettel-Newey. Il primo talentuoso e incisivo. Il secondo (già McLaren) ingegnere, aerodinamico, progettista e direttore tecnico della scuderia: in una parola sola, un genio. L'azienda non appiccica marchi ma entra di forza nello sport, alleva talenti, investe energie e sinergie. La scuderia ripaga con visibilità e successi. Un’immagine forte e vincente, cool nel paddock, modaiola negli eventi, di rottura nella filosofia. A Fuschl am See, 1500 abitanti che vivono a est di Salisburgo, ancora faticano a spiegarsi il miracolo. Mateschiz, che lavorava nel marketing di un’azienda di dentifrici, ora ha il sorriso sempre splendente del vincente. Perché nel suo Dna partecipare non è la cosa più importante, ma è fondamentale per entrare in gara e vincere.