Cala il sipario sul Mondiale, il palco è tutto di Hamilton
Formula 1Ha vinto il migliore, il pilota che più di tutti si meritava il titolo dopo una stagione sofferta: è estremamente semplice l'analisi dopo il GP di Abu Dhabi, ultima e tappa dell'anno. Rosberg paga i troppi errori e la fragilità nei momenti critici
Ha vinto Lewis Hamilton, ha vinto lo sport e finalmente la pista ha reso giustizia al migliore, al più completo fra i due colossi della Mercedes che fino alla fine hanno lottato per il titolo iridato della F1. Macchiare il successo con il dubbio del sospetto sarebbe stato grave, anche se la manovra doppiamente errata di Nico Rosberg a Monza dopo i fatti di Spa aveva lasciato pensare a un finale che avrebbe utilizzato la regola dei doppi punti come capro espiatorio, qualora altro si fosse verificato.
Invece Rosberg deve recriminare su come ha gettato via alcune chances per poter mettere da parte punti che gli sarebbero stati utili più avanti. Sbagliando tutto da solo. Mentre Hamilton è stato generoso, ha tenuto i nervi saldi, ha superato le difficoltà anche meccaniche e navigato a vista in un'atmosfera che si faceva via via più pesante mentre cresceva il partito del tedesco favorito sulla monoposto tedesca, e pure la voglia di pensar male.
Ad Abu Dhabi ha vinto anche la voglia di ritornare il più grande su una pista tecnica nella gara più complicata. Tutto torna, anche i problemi. Stavolta però li ha avuti Nico. Undici vittorie su diciannove gare, sette pole, 384 punti e la doppia iride nel palmarès. Psicologicamente più solido del suo rivale, Lewis ha fatto subito il vuoto, sin dal via. Riportando il titolo mondiale in Gran Bretagna, dopo l'ultimo successo di Jenson Button datato 2009.
Un titolo sofferto, come del resto lo era stato il primo (venuto dopo una stagione di crisi e polemiche, e che sembrava fosse già deciso a favore di Lewis e poi incredibilmente buttato alle ortiche a bordo di una McLaren tuttavia irregolare) all'ultima curva di Interlagos. Ma ha vinto un pilota vero, spettacolare, incredibile. E baciato oltre che dalla buona sorte, anche da una splendida compagna.
Hamilton è un pilota che ha lottato per una stagione intera, sempre al top della professionalità, contro tutto e tutti ed ha fortemente voluto il successo finale. Dinanzi al quale anche Rosberg -a freddo- finirà col levarsi il cappello senza amarezza, ma con rispetto…
Invece Rosberg deve recriminare su come ha gettato via alcune chances per poter mettere da parte punti che gli sarebbero stati utili più avanti. Sbagliando tutto da solo. Mentre Hamilton è stato generoso, ha tenuto i nervi saldi, ha superato le difficoltà anche meccaniche e navigato a vista in un'atmosfera che si faceva via via più pesante mentre cresceva il partito del tedesco favorito sulla monoposto tedesca, e pure la voglia di pensar male.
Ad Abu Dhabi ha vinto anche la voglia di ritornare il più grande su una pista tecnica nella gara più complicata. Tutto torna, anche i problemi. Stavolta però li ha avuti Nico. Undici vittorie su diciannove gare, sette pole, 384 punti e la doppia iride nel palmarès. Psicologicamente più solido del suo rivale, Lewis ha fatto subito il vuoto, sin dal via. Riportando il titolo mondiale in Gran Bretagna, dopo l'ultimo successo di Jenson Button datato 2009.
Un titolo sofferto, come del resto lo era stato il primo (venuto dopo una stagione di crisi e polemiche, e che sembrava fosse già deciso a favore di Lewis e poi incredibilmente buttato alle ortiche a bordo di una McLaren tuttavia irregolare) all'ultima curva di Interlagos. Ma ha vinto un pilota vero, spettacolare, incredibile. E baciato oltre che dalla buona sorte, anche da una splendida compagna.
Hamilton è un pilota che ha lottato per una stagione intera, sempre al top della professionalità, contro tutto e tutti ed ha fortemente voluto il successo finale. Dinanzi al quale anche Rosberg -a freddo- finirà col levarsi il cappello senza amarezza, ma con rispetto…