Il tragico primato di Rindt, re dopo le lacrime

Formula 1
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Il 4 ottobre 1970 il pilota austriaco diventava Campione del mondo di Formula 1, un titolo ferocemente inseguito ma che non ebbe la possibilità di festeggiare

Per ricordare Jochen Rindt bisogna tornare indietro fino a sabato 5 settembre 1970 e fare tappa sul circuito di Monza. Si tratta della nona gara in calendario, cinque sono già state domate e dominate. I 45 punti in classifica (9x5) lo ricordano a tutti, così come i 26 di vantaggio su Ickx che guida una Ferrari tornata competitiva. Per il pilota 28 enne tedesco dopo anni con monoposto così così, finalmente la Lotus 72 è la macchina giusta per emergere anche in F1. Il biondo va forte, fortissimo. Ha umiliato tutti in Formula2 dimostrando di potersi mettere dietro, tra gli altri, Hill, Clark, Stewart. Ha uno stile aggressivo, cattivo, irruento. Guida tutto di traverso. È uno spettacolo vero in pista.

L'incidente -
Alle 15.25 alla staccata della Parabolica nella Lotus cede qualcosa, forse l'alberino del freno destro. La monoposto schizza verso le barriere a sinistra in piena velocità. Il rail è montato un po' alto (allora non c'era esperienza di protezioni), la 72 vi si infila sotto e il destino non perdona. La ruota anteriore sinistra si incastra in una maledetta buca scavata da qualcuno di notte per entrare in pista di nascosto e il palo di sostegno delle reti fa il resto, strappando il muso della 72 che finisce la sua corsa nella sabbia della via di fuga della parabolica. Per Jochen Rindt non c'è niente da fare.

Bernie e il titolo - Il senso della tragedia si diffonde immediatamente in autodromo e arriva presto ai box quando Bernard Ecclestone, futuro padrone della Formula 1 all'epoca manager di Rindt, rientra portando con sè il casco bianco del povero ragazzo. Dopo Monza la stagione prosegue senza di lui, come aveva già fatto dopo le perdite di Courage e McLaren. Ickx e la Ferrari vanno forte ma si fermano a 40 punti, cinque in meno di quelli del ragazzo di Magonza. Il 4 ottobre 1970 Jochen Rindt diventa l'unico campione del mondo della F1 a non aver potuto festeggiare il titolo.