Il francese è, insieme a Verstappen, uno degli esponenti di punta della Next Gen del circus. A punti in 10 dei primi 11 GP stagionali, ha dimostrato carattere e attributi nei testa a testa con il compagno Perez. Il suo sogno? Guidare la Ferrari come il suo idolo di gioventù
“Siamo ai livelli di Vestappen: questo ragazzo, un giorno, diventerà un campione”. Queste parole, che sanno di investitura ufficiale, le ha pronunciate Toto Wolff, uno che di Formula 1 e di potenziali fenomeni del volante, se ne intende. Sebastian Ocon ha davvero tutti i numeri per sfondare e diventare, insieme al monello Max, Stroll, Giovinazzi, Kvyat e Wehrlein, uno dei principali attori della Formula 1 dal 2020 in avanti. Sono loro i cosiddetti Next Gen, nati a metà anni Novanta e pronti a raccogliere l’eredità dei vari Hamilton, Vettel, Raikkonen e Alonso. Alla sua prima stagione intera nel circus, Ocon sta dimostrando di poter stare con i migliori: ha raccolto punti in 10 gare su 11, secondo solo ai due apripista del Mondiale, Lewis e Seb (11/11) e ha portato a termine tutti i 20 GP della sua carriera, un altro piccolo record. Il tutto condito da un caratterino che non avrà il risalto mediatico di Verstappen, ma che sta confermando come il 20enne della Normandia abbia attributi da vendere.
Inizio da predestinato
Classe 1996, nato in Francia da genitori spagnoli con il mito di Schumi in testa, Esteban scopre molto presto le quattro ruote, cimentandosi con i kart fin da bambino. La sua trafila lo porta nel 2012, ad appena 15 anni, alle monoposto. Sotto l’ala protettrice di Eric Bouiller, attuale team principal della McLaren, corre in Formula Renault e poi in GP3, diventandone anche campione europeo nel 2014, mentre l’anno seguente beffa l’italiano Luca Ghiotto, consacrandosi anche in GP3. La F1 gli mette gli occhi addosso: arrivano i primi test con la Ferrari (“E’ il mio sogno correre un giorno con la Rossa”) e con la Lotus, anche se alla fine è la Mercedes a opzionarlo, inserendolo nel programma Junior. Da Stoccarda viene prestato alla Renault nel 2016 in qualità di terzo pilota (senza tralasciare l’esperienza non proprio positiva in DTM), prima della chiamata della Manor, che in agosto gli assegna il sedile di Rio Aryanto sino al termine della stagione. Comincia qui l’ascesa di Esteban nel circus.
Dal sogno realizzato alla Force India
L’esordio di Spa lo fa entrare nel libri di storia, dove diventa il più giovane pilota francese a correre in Formula 1 a 19 anni e 345 giorni. In Malesia, resta davanti per la prima volta al compagno Wehrlein nelle qualifiche, centrando in Brasile il suo miglior risultato, un 12^ posto sotto la pioggia. Ocon porta il suo numero fortunato, il 31 (che aveva fin da tempi dei kart) in Force India, dove viene chiamato a rimpiazzare Nico Hulkenberg per il Mondiale 2017. Il debutto è incoraggiante, con tre decimi posti in Australia, Cina e Bahrain, compresa una spettacolare rimonta a Shanghai dalla 17^ piazza. Il francese, presa la confidenza necessaria con la sua Pantera Rosa, entra per la prima volta in Q3 a Sochi (partenza dalla settima piazzola della griglia), conquistando in Spagna il best result con un 5^ posto da incorniciare. A Montecarlo fallisce per la prima e unica volta l’accesso alla zona punti (12^, compreso un terribile botto nelle terze libere), ma resta davanti al compagno Sergio Perez, con cui comincia una serie di piccoli dispetti, sfociati in 2-3 episodi non proprio da libro Cuore. In totale sono 45 i punti di Ocon, che gli valgono l’ottava piazza del Mondiale, a -11 dal compagno messicano e a sole 22 lunghezze dal ben più celebrato Verstappen.
Perez, il primo avversario in pista
Sono tre gli episodi che hanno fatto sfociare la rivalità interna alla Force India. Si comincia a Montreal, quando Perez (5^) si rifiuta di cedere la posizione al compagno, sesto e nettamente più veloce del messicano, con discrete possibilità di podio. I team radio infuocati del Canada sono stati il preambolo a quanto accaduto a Baku, appena due settimane più tardi, quando una ruotata in partenza tra Sebastian e Sergio ha rischiato di pregiudicare la loro gara. In effetti, nonostante le dichiarazioni di facciata, quello azero è sembrato molto un regolamento di conti interno. Come se non bastasse, in Ungheria, ecco la terza puntata, con un altro contatto al via tra i due compagni, minimizzato dal Team Principal della Force India, Bob Fernley: “Sono cose che accadono”. Se tre indizi fanno una prova, ne vedremo ancora delle belle da qui a novembre…