Monza la mitica, Monza la magica, Monza la tragica

Formula 1

Simone De Luca

Il podio del GP d'Italia a Monza (foto: Sutton Images)
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Settantesima edizione del Gran Premio d’Italia con 69 gare corse a Monza e una sola, nel 1980, a Imola. Una pista che ha visto trionfare la Ferrari per 19 volte, l’ultima nel 2010, e Michael Schumacher vincere 5 gare tutte in rosso. Storia di una gara mitica dove vincere significa guardare tutti dall’alto del podio più bello del mondo

Monza la mitica, Monza la magica, Monza la tragica. Come usava ripetere un amico e collega di motori. Perché in queste tre parole è racchiusa l’essenza del GP d’Italia. Presente in tutte le edizioni del mondiale, dal 1950, tranne una: quella piccola macchia della gara del 1980 corsa ad Imola. Macchia che però toglie poco o nulla al tempio della velocità, una pista che i piloti adorano, che sembra semplice a vedersi da fuori, quasi facile e che invece è estremamente complicata. Dove un errore si paga con decimi pesanti che non recuperi più e dove il coraggio e gli attributi, come a Spa, contano ancora. 

Anni ‘50 (Monza la mitica) - Nell’anno del primo mondiale della storia della F1, di una Formula 1 molto tricolore, a Monza si assegna il titolo. Settima e ultima gara in stagione: Fangio, Farina e Fagioli possono ancora conquistare il mondiale. Il GP, e il titolo, lo vince Nino Farina su Alfa Romeo davanti ad Ascari su Ferrari e al suo compagno di squadra Fagioli. Nelle edizioni successive ancora tanta Italia con Ascari, quello della variante per i più giovani, che vince nel ’51 e nel ’52 regalando alla Ferrari i primi due successi, di 19 totali, nel GP di casa. Gli anni ‘50 si chiudono con due triplette: quella di Fangio su Maserati nel ’53 e su Mercedes nel ’54 e ’55 e di Stirling Moss anche lui su Maserati nel ’56 e poi su Vanwall e Cooper nel ’57 e ’59.

1961 (Monza la tragica) - Il Gp d’Italia è la penultima gara della stagione: in testa al mondiale ci sono le due Ferrari di Von Trips a 33 punti e di Phil Hill a 29. Stirling Moss è a 12 punti dalla vetta ma ancora in gioco. La pole position la fa segnare il tedesco della Ferrari. Al secondo giro l’episodio che segnerà la storia: Von Trips si tocca con la Lotus di Jim Clark, i due escono di strada ma la Lotus si ferma senza grossi danni. La Ferrari invece vola via e finisce sulle recinzioni e tra il pubblico. Von Trips e 14 spettatori perdono la vita. La corsa prosegue nonostante tutto e Phil Hill con la vittoria conquista anche il titolo mondiale.

1966 (Monza la magica) - Nel 1966 la Formula 1 cambia radicalmente con un nuovo regolamento sui motori che prevede atmosferici da 3000cc o sovralimentati da 1500. La Ferrari, che ha vinto solo in Belgio dopo un digiuno che durava da Monza ’64, è in difficoltà tecnica. Il campionato lo sta dominando Jack Brabham con la sua scuderia ma il GP d’Italia regala una magica doppietta: Scarfiotti, al primo ed unico successo in F1, chiude con poco più di 5 secondi di vantaggio sul compagno di squadra Mike Parkes.

Ronnie Peterson (Monza la magica, Monza la tragica) - il talentuoso pilota svedese lega indissolubilmente il suo nome alla pista di Monza. Vince per tre edizioni: nel ’73 conduce dal primo giro e chiude con un margine di appena 8 decimi su Emerson Fittipaldi, nel ’74 si ripete vincendo ancora con 8 decimi sul brasiliano dopo aver ereditato il comando della corsa per i ritiri di Regazzoni e Lauda e nel ’76 chiude davanti a Regazzoni e Laffite la sua personale tripletta italiana. Ma Peterson resterà legato a Monza anche perchè lì correrà l’ultima gara, quella fatale del 1978. In prova danneggia irreparabilmente la sua Lotus 79. Il Team ha un’altra monoposto aggiornata ma è assettata su Mario Andretti che con lui si gioca il titolo mondiale e Peterson è nettamente più alto. Così in gara parte con una Lotus 78  monoposto dell’anno precedente. Alla partenza la luce verde arriva con le macchina dalla quarta fila in poi che sono ancora in movimento e che, così facendo, si avvantaggiano arrivando sui primi con più velocità. I primi 4, Andretti, Villeneuve, Jabouille e Lauda sono già lontani ma Peterson è risucchiato in mezzo al gruppo anche per una partenza piuttosto lenta. Nella confusione Patrese scarta davanti ad Hunt che si sposta e tocca la Lotus 78 dello svedese. Si innesca una carambola che coinvolge 10 monoposto tra cui quelle di Brambilla, Reutemann, Pironi e Regazzoni. Peterson finisce nelle barriere e la sua Lotus si incendia prima di tornare in mezzo alla pista. Lo svedese è bloccato nella macchina ma Hunt, Regazzoni e Depailler lo liberano prima che possa ustionarsi gravemente. È seriamente ferito alle gambe con fratture multiple ma cosciente, il peggio sembra scongiurato. Hunt lo assiste e gli impedisce di guardare i suoi arti martoriati. Le preoccupazioni maggiori sono per Vittorio Brambilla incosciente dopo essere stato colpito in testa da una ruota. Peterson non sembra in pericolo di vita e viene portato in ospedale. Le fratture sono piuttosto gravi e i medici sono indecisi se operarlo subito per sistemare le ossa o meno. Viene portato in terapia intensiva dove però un embolia complica la situazione. Il mattino seguente i reni smettono di funzionare e alle 9.55 uno dei talenti più puri della F1 anni ’70 non c’è più. Mario Andretti è aritmeticamente campione del mondo in un modo in cui mai avrebbe voluto vincere.

Niki Lauda (Monza la mitica) - La storia e i successi di Niki Lauda si intrecciano con le sue vicende sulla pista brianzola: nel 1975 parte dalla pole ma a vincere è il suo compagno di squadra Regazzoni. La Ferrari fa doppietta ed il secondo posto basta a Lauda per vincere il suo primo mondiale davanti ad Emerson Fittipaldi. 1976: dopo il terribile rogo del Nurburgring di sei settimane prima, a Monza Lauda si presenta con ancora la testa fasciata, il volto sfigurato e le ferite aperte. È lì per tornare in macchina, per provare a giocarsi il mondiale fino alla fine. Finisce, eroicamente, quarto con la folla in visibilio. La lotta per il mondiale rimane una storia a due tra lui e James Hunt. Nel ’77 è in testa al mondiale, chiude secondo alle spalle di Andretti ed è a un passo dal titolo ma il giorno dopo la Ferrari annuncia che dalla stagione successiva lui non sarà più un pilota di Maranello. Nel 1978, nell’anno tragico di Peterson, Lauda vince e conquista l’ultimo successo in F1 per l’Alfa Romeo seppur solo come motorista della Brabham. Nell’84, anno del suo ultimo mondiale, arriva ancora una vittoria nel GP d’Italia davanti agli italianissimi Alboreto su Ferrari e Patrese su Alfa Romeo.

1979 (Monza la magica) - Magica perchè la Ferrari, in testa al mondiale con Jody Scheckter seguito da Villeneuve, domina il Gran Premio. I due compagni di squadra fanno una passerella con la loro 312 T4, Gilles potrebbe vincere ma non lo fa. Scorta il compagno fino al traguardo e al titolo mondiale. Per lui la lealtà al cavallino vale più di una vittoria. È un trionfo con la Ferrari che festeggia i due titoli con due gare di anticipo.

Nelson Piquet (Monza, ma anche Imola, la mitica) - Il tre volte campione del mondo brasiliano vince per ben 4 volte il GP d’Italia: tre a Monza (’83-’86-’87) e una a Imola in quell’unica edizione del 1980 non disputata sulla pista lombarda.

1988 (Monza la magica) - Magica perchè il 14 agosto se n’è andato, a 90 anni, Enzo Ferrari. Monza è quindi la prima gara Ferrari senza il suo fondatore, senza la sua anima, senza l’uomo che ha creato il mito. Magica perchè il 1988 è una stagione dominata dalla McLaren - Honda. Il campionato finirà con le monoposto di Woking vincenti in 15 Gran Premi su 16. Tutti tranne Monza appunto. E pensare che Senna quella gara la stava anche vincendo. Comodamente primo davanti ai due ferraristi Berger e Alboreto fino a due giri dal termine. Fino a che una chicane mobile chiamata Jean-Louis Schlesser non si mette sulla sua strada. Senna chiude così la sua Monza 1988. Berger e Alboreto fanno doppietta tra le lacrime del pubblico con gli occhi rivolti al cielo. Da lì su il commendatore da dietro ai suoi occhiali neri magari uno sguardo alla corsa, alle sue Ferrari, lo ha dato. E ha fatto bastare la benzina ai suoi ragazzi in pista evitando una terribile beffa negli ultimi metri.

Michael Schumacher (Monza la mitica) - Il rapporto tra Michael Schumacher e Monza comincia nel 1991 con quinto posto, poi un podio nel 1992 e un ritiro nel 1993. Ma negli anni dei titoli non arrivano i successi: nel 1994 Schumi non partecipa per la squalifica rimediata a Silverstone e nel 1995 si ritira dopo 23 giri per un contatto con Damon Hill. Bisognerà arrivare allora al 1996 al primo anno in Ferrari per vederlo trionfare in quella che sarà la sua patria adottiva. Ma nel ’96 la Ferrari certo non è favorita a Monza. Sono arrivate già due vittorie, è vero, in Spagna e in Belgio la gara prima, ma la Williams che ha Damon Hill in testa al mondiale, sembra poter controllare la gara. È il Gran Premio della chicane fatta con le gomme, gomme che Schumi urterà in gara, facendo fermare il cuore dei ferraristi, ma senza particolari conseguenze. È la gara in cui Hill si gira da solo alla variante Goodyear facendo battere a mille il cuore dei ferraristi. È la gara in cui Schumi festeggierà lì in alto sul podio con la marea rossa sotto di sè. “Mai nella mia vita ho provato una sensazione del genere” dirà commosso e coccolato dall’abbraccio dei suoi tifosi. Quell’abbraccio che ritroverà da vincitore anche nel ’98, nel 2000, nel 2003 e nel 2006. E che proprio in quell’ultimo anno in Ferrari sarà ancora più forte perchè lui, il kaiser, l’imperatore, nella sua Monza da vincitore e vincente annuncia il ritiro.

2008 (Monza la magica) - Magica come la pioggia che al sabato inonda il circuito. Più di un normale acquazzone di metà settembre. La pista è allagata, i team mettono sacchetti di sabbia davanti ai box per impedire all’acqua di entrare. Lewis Hamilton, che guida il mondiale con due punti di vantaggio sulla Ferrari di Massa, naufraga in prova. Il ferrarista si qualifica sesto. In pole, per la prima volta c’è una squadra italiana giovane giovane, erede di quella Minardi che ha scritto un pezzo di storia della Formula 1: la Toro Rosso. In pole, per la prima volta nella propria giovane storia, c’è un ragazzetto dal grande talento e dal possibile brillante futuro: Sebastian Vettel. Sull’acqua guida da maestro tanto al sabato quanto alla domenica ancora sotto una pioggia torrenziale. Chiude con 12 secondi di vantaggio sulla McLaren di Kovalainen e sulla BMW Sauber di Robert Kubica. È il più giovane vincitore di un Gran Premio a 21 anni e 73 giorni. Sotto il podio i meccanici Toro Rosso cantano l’inno a squarciagola con i visi bagnati non dalla pioggia ma da lacrime di gioia.

2010 (Monza la magica) - Magica come la vittoria di Fernando Alonso, ultima di una Ferrari nel GP d’Italia. Magica come l’hat trick del ferrarista, il primo della stagione, che mette a segno Pole, vittoria e giro più veloce in gara. Magico come il duello con Jenson Button. L’inglese parte meglio di Alonso al via e prende la testa della corsa. In Ferrari capiscono che bisogna giocare di strategia e confidare nelle doti del loro pilota: Button entra per primo ai box nell’unica sosta prevista quando è in vantaggio di meno di un secondo. Il giro dopo è la volta di Alonso. All’uscita della pit lane lo spagnolo accelera quando vede arrivare Button negli specchietti lanciato verso la prima variante. I due sono affiancati ma Alonso è all’interno, tiene giù il piede, mantiene la posizione e va a vincere davanti all’inglese e ad una folla in delirio: è la prima vittoria della Ferrari in casa dal ritiro di Michael Schumacher.

2012 (Monza la magica) - Magica non solo per la vittoria di Hamilton (la prima delle tre in Italia) ma soprattutto per le rimonte, sovrannaturali di Perez e Alonso. Perchè se Hamilton ha gara facile, lo stesso non può dirsi del messicano e dello spagnolo: Perez parte tredicesimo con la sua Sauber-Ferrari mentre Alonso è decimo perchè in Q3 un dado della barra antirollio allentato rende la sua monoposto inguidabile. Ma strategia e una condotta di gara perfetta portano entrambi i piloti sul podio con Alonso che riesce anche a gestire un contatto con Vettel, poi penalizzato, che lo spedisce sull’erba alla Curva Grande. Sul podio lo spagnolo si improvvisa cameraman per riprendere la marea rossa. La classifica dopo la gara recita: Alonso primo con 179 punti, Hamilton secondo a 142, Raikkonen a 141 e Vettel a 140. Nessuno può ancora immaginare che il tedesco andrà a vincere le successive quattro gare e poi con un finale in gestione e con un po’ di fortuna il suo terzo titolo mondiale.