GP Giappone: Konnichiwa, buongiorno dalla terra dei Samurai

Formula 1

Simone De Luca

Circuito di Suzuka (foto: Sutton Images)
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La storia del Gran Premio del Giappone e delle sue 32 edizioni. Michael Schumacher è in assoluto il pilota più vincente con 6 successi, tutti a Suzuka. Ma per lui e per la Ferrari sul circuito di proprietà della Honda non sono state sempre rose e fiori. Dal 2004 infatti una rossa non vince in Giappone dove da tre anni è dominio Mercedes. Si torna su una pista splendida con gli occhi e un pensiero sempre rivolto al cielo

La passione dei giapponesi per i motori è qualcosa di difficilmente comprensibile e pienamente afferrabile se non li si vede dal vivo. Per la MotoGP sicuramente, ma anche per la Formula1. Il tutto in un paese con limiti di velocità particolarmente stringenti, macchine che assomigliano più a dei cubi che a delle sportive di razza, e divieti per l’utilizzo di moto potenti che scoraggerebbero anche il più infuocato dei motociclisti. Ed allora ecco che il popolo giapponese sfoga le sue passioni motoristiche in pista o a bordo pista da spettatore. Ma per vederla dal vivo in casa, i Giapponesi devono aspettare la metà degli anni settanta. Quando la Formula1 approda per la prima volta nel paese del Sol Levante, infatti, la Honda dopo le 3 vittorie degli anni ’60 è ormai per lo più una casa di moto (e di mille altri prodotti in realtà) e i piloti giapponesi non sono certo i più considerati.

1976 - Fuji. L’esordio come gara finale di un mondiale incredibile con l’incidente di Lauda al Nurburgring, il suo rientro a Monza, la rimonta di James Hunt. Si arriva quindi in Giappone con l’austriaco della Ferrari ancora in testa al mondiale ma per soli 3 punti. La domenica mattina il diluvio si scatena sul circuito e le nuvole basse rendono la visibilità minima. La commissione piloti tra cui Lauda e Hunt si dichiara contraria allo svolgimento della gara. Ma sono i primi mondiali trasmessi dalla televisione, Bernie Ecclestone, l’organizzatore del mondiale e gli organizzatori locali non vogliono figure imbarazzanti alla prima edizione ed in più si vuole assegnare il titolo sulla pista. La partenza viene ritardata ma la gara si farà. Alle 15.09 il via: Hunt parte in testa seguito da Watson e Andretti, Lauda è decimo. Dopo due giri il campione del mondo in carica rientra ai box per ritirarsi: per lui gareggiare in quelle condizioni è troppo pericoloso. La Ferrari gli concede l’onore delle armi e Forghieri propone a Lauda di addurre come causa del ritiro un problema elettrico. Ma Niki non vuole nè cerca scuse e conferma ai giornalisti che è stato lui a ritirarsi: la sua vita vale più di un titolo mondiale. E poi c’è sempre la speranza che Hunt non riesca a fare i punti necessari. In gara succede di tutto: Brambilla che sul bagnato vola ma che torna ai box per una foratura, riparte e torna a volare passando Mass, Depailler, Regazzoni e Scheckter. Tra ritiri, pioggia, forature e incidenti si arriva nelle fasi finali di gara. Hunt è in testa e rallenta per non rischiare. Viene passato da Depailler e Andretti e pensa solo ai tre punti che servono per il mondiale. Ma, a quattro giri dal termine, arriva una foratura che lo costringe alla sosta ai box. Riparte quinto ma negli ultimi giri passa prima Alan Jones e poi Clay Regazzoni, compagno di squadra di Lauda, che non riesce a rallentarlo più di tanto. Mario Andretti vince la gara, Hunt, terzo, si porta a casa il suo unico, storico mondiale.

1987 - dieci anni dopo l’ultima gara al Fuji nel ’77, la Formula 1 torna in Giappone ma stavolta si corre sul circuito di proprietà della Honda, Suzuka, creato per mettere a dura prova le vetture sportive da testare. Ed infatti la pista nella prefettura di Mie, in una zona industriale certo non di particolare bellezza, è amata da piloti e tifosi perchè veloce, tecnica, da pelo e con le barriere vicinissime all’asfalto. E a casa sua la Honda, che fornisce i motori alla Williams, spera in una doppietta con Piquet e Mansell. Ma nelle prove l’inglese ha un incidente violento con contusioni multiple alla schiena che lo costringono a saltare le gare successive. Piquet, in lotta solo con il compagno per il titolo, è aritmeticamente campione con due gare di anticipo ed in qualifica non spinge al massimo. La pole se la prende Berger con la Ferrari e in gara, grazie ad una ritrovata affidabilità, va a vincere davanti a Senna sulla Lotus e a Johansson sulla McLaren. Quarto, con l’altra Ferrari, Michele Alboreto.

1988 - A Suzuka si corre la penultima gara del mondiale. Senna al primo anno in McLaren-Honda è in testa al mondiale con 87 punti, tre in più del compagno di squadra in una stagione dominata dalla scuderia di woking che ha già vinto tutte le gare tranne Monza che ha visto il trionfo Ferrari. La Honda non vuole fallire in casa propria come l’anno precedente e fornisce tutto l’appoggio tecnico alla McLaren per dominare. Senna in caso di vittoria sarebbe già campione e per cominciare nel migliore dei modi segna la pole davanti a Prost. In partenza però il brasiliano fa stallare la macchina ma grazie alla forte pendenza del rettilineo principale riesce a farla ripartire, viene evitato da tutti e passa alla prima curva in quattordicesima posizione. Al quattordicesimo giro comincia a piovere in alcuni tratti e il brasiliano ringrazia il cielo. La sua rimonta viene favorita anche dal traffico e da un problema al cambio che rallentano il suo avversario. Nel doppiaggio di De Cesaris Prost viene rallentato, Senna ne approfitta e lo passa. Con gomme slick su una pista ormai bagnata segnala ai commissari di fermare la gara ma la direzione corsa li fa proseguire. Il brasiliano vince davanti al compagno di squadra e conquista il primo dei suoi tre mondiali.

1989 - 1990 - Per due anni in fila i protagonisti sono gli stessi, le botte da orbi in pista quasi, gli esiti diametralmente opposti. Nell’89 è Prost ad arrivare a Suzuka, penultima prova del mondiale, in testa con 16 punti di vantaggio con 18 ancora in palio. Al via scatta meglio del compagno che partiva in pole e prende la testa. Ma Senna a Suzuka è speciale: rimonta e al 46esimo giro attacca Prost alla Triangle Chicane i due si toccano e finiscono nelle vie di fuga. Prost è convinto di aver centrato il titolo e scende dalla macchina ma Senna, spinto dai commissari di percorso riprende la via della pista. La sua McLaren però ha dei danni e il brasiliano rientra ai box con Alessandro Nannini su Benetton che prende il comando. Senna riparte e come una furia riprende Nannini e taglia il traguardo per primo. La direzione gara però decide che la spinta dei commissari ha dato un vantaggio illecito al brasiliano che viene così squalificato. Nannini vince la gara e Prost è campione del mondo per la terza volta in carriera. Un anno dopo si torna in Giappone a parti invertite: Prost, che nel frattempo è andato in Ferrari per cercare di riportare un titolo che non arriva dal ’79, insegue a 9 punti di distacco da Senna. Al via il brasiliano scatta dalla pole ma è meno veloce del ferrarista che lo passa. Alla prima curva il pilota della McLaren tenta un attacco disperato i due si centrano e finiscono nella via di fuga. È ritiro e, per Senna, secondo titolo mondiale. La gara vede ancora una vittoria Benetton con la doppietta Piquet-Moreno davanti al pilota di casa Aguri Suzuki ma praticamente tutti ricordano solo i primi incredibili metri.

1994 - Michael Schumacher e la sua Benetton arrivano a Suzuka, a due gare dal termine con 5 punti di vantaggio sulla Williams Renault di Damon Hill. I due sono appaiati in prima fila con il tedesco in pole sotto una pioggia torrenziale. La gara viene spaccata in due dall’incidente di Brundle che finisce contro le barriere ferendo un commissario. Schumacher quando viene sventolata la bandiera rossa conduce con 6,8 secondi di vantaggio su Hill. Ma alla ripresa della gara sotto una pioggia moderata è Hill a volare e a costruire un margine di 10,1 secondi. Sotto la bandiera a scacchi viene compilata la classifica aggregata e l’inglese è il vincitore con un margine di poco più di tre secondi. Si vola in Australia, per l’ultima gara della stagione con Schumi a quota 92 e Hill ad un solo punto di distacco.

1995 - 2004: L’era Schumacher - Michael Schumacher e Suzuka hanno avuto sempre un rapporto speciale. Smaltita la delusione del ’94 grazie alla vittoria del titolo in Australia, il tedesco si presenta in Giappone già da bicampione del mondo e centra, dopo un bel duello con Alesi nelle prime fasi di gara la sua prima vittoria a Suzuka. Vincerà altre 5 volte: nel ’97 grazie alla strategia Ferrari e alla collaborazione di Irvine che gli permette di centrare vittoria e testa del mondiale per un punto ad una gara dal termine. Poi nel 2000, 2001, 2002 e 2004 gli anni del grande dominio Ferrari. Nel 2003 per lui non arriva la vittoria ma, in una gara incolore, centra il titolo grazie al successo del compagno di squadra Barrichello che toglie punti preziosi a Kimi Raikkonen.

1998 - 1999 - 2006 - Suzuka, però, non è stata sempre dolce per Schumacher e per la Ferrari. Nel 1998 il Giappone è l’ultima gara in calendario e il titolo è in ballo tra Schumi, che insegue, e Mika Hakkinen. Il tedesco è in pole ma al via ha problemi ed è costretto a partire dal fondo. La sua rimonta, con Hakkinen saldamente in testa, lo porta fino alla seconda posizione ma poi con l’esplosione di un pneumatico il suo sogno del primo mondiale in rosso svanisce. Il simpatico, talentuoso e veloce finlandese Mika Hakkinen è campione del mondo. L’anno dopo Schumi è in Giappone solo per aiutare il suo compagno Irvine nella rincorsa al titolo. Il nordirlandese è in testa al mondiale prima dell’ultima gara, appunto a Suzuka, per 4 punti. In partenza però Hakkinen supera Schumacher e va a vincere, Irvine chiude terzo ma non è mai in gara e il distacco è pesantissimo. Il finlandese della McLaren festeggia ancora e raggiunge Schumi a quota due mondiali. Nuova delusione nel 2006: Schumacher e la Ferrari condividono la testa del mondiale, a due gare dalla fine, con Alonso e la Renault. Il tedesco parte bene e sembra poter controllare la gare fino alla rottura del motore, la prima da Francia 2000, che lo costringe al ritiro. Alonso trionfa e ringrazia. Il mondiale verrà deciso solo all’ultima gara ma lui, ora, ha 10 punti di vantaggio.

2007 – 2008 - Si torna a correre al Fuji. Nel 2007, a 30 anni dall’ultima edizione sul circuito alle falde del vulcano più famoso del Giappone e forse del mondo, si corre sotto una pioggia battente. Un po’ come nel 1976. E un po’ come nel ’76 non è una gara fortunata per la Ferrari: in partenza la Federazione decide di obbligare i team a montare le gomme Full Wet, da bagnato estremo, ma la Ferrari non ne è informata e decide di partire con le intermedie. Così, poco dopo la partenza, le due rosse devono rientrare ai box per montare gomme da bagnato estremo distruggendo in pratica la loro gara. Dopo 40 minuti sotto Safety Car la gara parte con Hamilton davanti al compagno di squadra Alonso. In classifica i due sono in questo esatto ordine con l’inglese avanti di due punti a quota 97 e Raikkonen staccato di 13 lunghezze a tre gare dal termine. Alonso per cercare di tenere il ritmo di Hamilton esce di strada e va a sbattere costringendo la Safety Car ad uscire di nuovo. Ne approfitta allora Raikkonen che chiude terzo alle spalle di Hamilton e Kovalainen. La classifica ora vede l’inglese della McLaren in netto vantaggio con 15 punti su Alonso e ben 17 su Kimi Raikkonen quando a chiudere il campionato mancano solo Cina e Brasile. Da segnalare la gara di Vettel sulla Toro Rosso che sull’acqua vola: a lungo secondo, in testa per qualche giro e poi, quando è terzo dietro la safety car, disastroso nel tamponare Webber e costringere entrambe al ritiro.

2011 - Dopo la parentesi Fuji, la Formula1 è tornata stabilmente a Suzuka. Vettel con la Red Bull è in testa al campionato con 309 punti ben 124 più di Jenson Button con la McLaren e 125 più di Alonso con la Ferrari. Viene da tre vittorie consecutive (Belgio, Italia e Singapore) e può vincere il mondiale già in Giappone con 4 gare di anticipo. E il tedesco lo fa con una gara aggressiva all’inizio, quando in partenza stringe sul rivale Button, e poi in controllo. In testa dopo la prima sosta va l’inglese della McLaren mentre dopo il secondo giro di pit stop Vettel scivola in terza posizione alle spalle di Alonso. Finisce così ma per il tedesco della Red Bull è il secondo titolo mondiale consecutivo.

2014 - In Giappone imperversa il tifone Phanphone e Suzuka viene inondata dalle sue torrenziali pioggie. Alla domenica la visibilità è scarsa e la pista allagata. La gara è in programma alle 15 ora locale. Si parte sotto Safety Car ma dopo due giri viene dato uno stop di 20 minuti. Si riprende a correre in condizioni complicate e con poca luce. In testa la battaglia, caso nemmeno troppo curioso nell’era ibrida, è tra i due compagni Hamilton e Rosberg. Al 42esimo giro Sutil si ferma nella ghiaia alla curva Dunlop. Vengono esposte le bandiere gialle mentre un trattore-gru rimuove la Sauber del tedesco. Jules Bianchi arriva all’uscita di curva sette e va dritto per un errore. La sua Marussia si infila sotto il posteriore del trattore con una violenza tale da sollevarlo. La decelerazione è tremenda e appare subito chiaro che la situazione sia serissima. Jules viene trasportato in ospedale, le condizioni sono drammatiche: i danni cerebrali sono tremendi. Non si sveglierà più e il 17 luglio del 2015, nella sua Francia, se ne andrà a far compagnia a Senna, Ratzemberger, Rindt, Clark e tutti gli altri piloti scomparsi per inseguire un sogno e seguire una passione. Per la cronaca la corsa viene interrotta tre giri più tardi con la classifica valida ai due giri precedenti. Vince Hamilton davanti a Rosberg e Vettel ma la sua prima vittoria a Suzuka è una vittoria senza gioia.