Essere Lewis Hamilton: la "social-revolution" del leader giramondo
Formula 1È stato un anno di grandi cambiamenti per il nuovo campione del mondo: dalla conversione al vegan all'impegno "politico", il pilota britannico della Mercedes si fa interprete di una vera rivoluzione che va oltre i confini dello sport, candidandosi ad un ruolo di leader "globale" del futuro. Lunedì alle 18.00 su Sky Sport F1 lo speciale "Lewis IV"
Lewis Hamilton in realtà non esiste, è il prodotto della nostra immaginazione. La proiezione "social" dei nostri desideri più reconditi. Lewis che possiede il dono dell'ubiquità, essere sempre dove ogni comune mortale vorrebbe essere. Che sia il red carpet della Croisette a braccetto di Irina Shayk, alle Barbados con Rihanna, in discoteca con Neymar o contento come un bambino alla Stazione Spaziale della Nasa lui c'è, everywhere. La sua bacheca non è una collezione di nostalgici "trowback", "missing", lui era proprio lì, in quel momento, poi là: per carità, i suoi elicotteri saranno i più veloci del mondo (su questo non ci piove), ma la Nasa dovrebbe veramente studiare il fenomeno, la sua costante sfida alle correnti gravitazionali, neanche fosse Franco Battiato...
Power is nothing without control
Vorrei avere la vita di Hamilton, bella vita che fa Hamilton: sì, ma provateci voi a essere Lewis Hamilton! Godersela, tenendo il ritmo della concentrazione; vivere a 400 all'ora senza mai perdere il controllo. "Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo - ha confessato qualche mese fa a Rolling Stone - l'unica pressione che ho è quella delle aspettative verso me stesso, il resto non conta niente. Mi interessano i risultati che so di poter raggiungere, non c'è nient'altro che ha il potere di condizionarmi. Sono io che ho il controllo della situazione". Lewis campione di istantanee, che si perda dentro gli occhioni del suo bambolotto Darth Steve (è il "figlioccio") o nel "bacio" della "white tiger" o nell'abbraccio dei suoi amati cagnoloni Roscoe e Coco, l'inglese conserva uno stupore "controllato", come se ogni volta il suo "lavoro" lì fosse terminato, perché c'è già un'altra esperienza da vivere dio-solo-sa-dove, preferibilmente da un'altra parte del pianeta...
Social-Leader
Lewis corre più veloce del vecchio Bolt, rincorre le sue emozioni, ne ha mezzi e facoltà e va a prendersele. Donatella (Versace) o Giorgio (Armani) lo invitano alle sfilate di una nuova collezione? Che problema c'è. Ha il suo jet privato e va. E già che c'è si ferma a cena con Naomi Campbell, che per lui è una sorella maggiore. Scambia due chiacchiere a tavola con Mauro Icardi e si rivela fonte di ispirazione per i giovani che - come il capitano dell'Inter - hanno l'ambizione di diventare i numeri 1. Ha una parola buona per tutti, Lewis: oltre i confini culturali, sociali, generazionali. È un social-leader. Non cerca consensi, sono gli altri che lo hanno eletto a "guru", andante "icona". Allievo della migliore scuola, sulla scia di Alì, Ayrton Senna, Michael Jackson, Bob Marley o Lady Diana, i suoi modelli: nei confronti dei quali non perde mai occasione di esprimere riconoscenza con delle immagini, citazioni, che sono i principi-guida della sua esistenza.
Father and son
Quando Lewis guarda lo specchietto retrovisore vede quel bambino che è stato il primo "colored" ad aver guidato una macchina di F1 . Sventola orgoglioso la bandiera di Grenada, l'isola caraibica patria dei suoi avi, e non dimentica i sacrifici di "dad" Antony, che si faceva in quattro per sostenere il suo talento. "Mio padre mi ha sempre detto che io sia l'ultimo di una generazione. Ci sono persone piene di talento che non hanno opportunità di diventare piloti, perché non hanno i mezzi economici. Può essere che ci sia un ragazzino che vinca tutte le gare, ma se ce n’è un altro che è ricco, sarà lui quello che andrà avanti. Per questo io, oggi, guido per mio padre".
Superstar e... pirla!
Se per Lewis il padre continua a rappresentare il più classico dei supereroi, Tony vede nel figlio una "superstar", ancora prima del driver. "L'ha detto Briatore, è la miglior cosa che sia mai capitata nel Motorsport - ha dichiarato a Newsweek - perché ha superato tutte le barriere e non si è limitato a essere un pilota, è un po' come una stella del cinema o della musica e ha avvicinato queste persone alla Formula 1". A dire il vero Briatore non si è limitato a questo... "Abbiamo solo una stella nel Circus ed è Hamilton. Michael Schumacher è stato un campione, ma Hamilton è una stella. Il Mondiale dell'anno scorso? Penso che l'abbia perso per fare il deejay, come un pirla...".
New style
Sarà anche per le parole di Briatore.... che nell'ultimo anno la sua vita ha avuto come un'accelerazione (e ce ne vuole), che lo ha accompagnato in una sorta di percorso parallelo. "Ho avuto un graduale processo di apprendimento della macchina - ha spiegato a Austin - e l'atmosfera creata nel team da Toto Wolff mi aiuta molto. Ma c'entra anche la mia vita privata. Negli ultimi mesi mi sono capitate cose belle che hanno contribuito a rendermi felice, facendomi godere di più anche il mestiere di pilota. Compreso un progetto per il futuro: top secret". Non è più un segreto invece la sua svolta "vegan", di cui ha parlato alla vigilia del Gp di Singapore: "Avevo smesso di mangiare carne rossa due anni fa. Quest'anno ho chiuso col pollo e sto tagliando anche il pesce. Finora non mi sento di aver perso qualcosa. Non voglio, fra 10 o 20 anni, avere il diabete o avere problemi di cuore o il cancro, che ha colpito la mia famiglia. E forse così potrò incoraggiare anche altre persone a farlo".
Music therapy
E poi c'è la musica, l'altra grande passione del britannico insieme alle auto (e alle donne). Per 7 anni è stato anche legato alla cantante Nicole Scherzinger, cui ha dedicato più di un verso. Lewis - che si definisce un "artista" più che un musicista - è musicalmente onnivoro, ascolta di tutto, dall'hip-hop al jazz. A spasso per il paddock non si separa mai dalle sue cuffie, anche prima del semaforo rosso. "È un ottimo modo per non sentire il rumore, troppo, che ho sempre intorno: il rombo del motore, i fotografi che vogliono scattare una foto, i fan, rumori meccanici, gente che parla. La cosa più importante è mantenere serena la mente - ha raccontato ancora a Rolling Stone - e la musica è un ottimo metodo. È molto meglio avere un solo suono nelle orecchie che mille suoni tutti insieme...".
L'impegno "politico"
Il nuovo Hamilton prende forma anche nel suo impegno "politico", inteso come salvaguardia dei diritti umani, che si è intensificato con la nascita del movimento anti-Trumpista e la protesta "black" dello sport a stelle e strisce, incarnata dall'inchino di Colin Kaepernick durante l'inno americano. Lewis aveva "contribuito" con un video - poi rimosso - in cui si vedeva un cane "saltellare" sul presidente degli States al ritmo di "Tu vuo' fa' l'americano" di Renato Carosone. "Non ho rimosso io il video, e non l'avrei fatto...", ma alla vigilia del Gp texano ha ingranato la retromarcia: "Se ne parla tanto, intendo dire della situazione negli Usa, e anche io ne ho scritto sui social. Conosco molti americani, bianchi e neri, e sostengo questo movimento che sta crescendo, lo considero straordinario. Ma sono qui per vincere e puntare al titolo, voglio evitare distrazioni. Se ho in mente di fare gesti in caso di vittoria? No. Però vincere qui è molto importante per me. Soprattutto per quello che sta succedendo nel Paese, mi capite?".
"Still I Rise"
Alla fine sul podio Lewis c'è salito con Usain Bolt, una scena che - con po' di fantasia, al limite della "blasfemia" - ha ricordato i pugni al cielo di John Carlos e Tommie Smith, paladini del Black Power alle Olimpiadi proprio di Città del Messico nel 1968. Già: conquistare il Mondiale qui, in Messico, ha una potenza simbolica certamente molto profonda: Lewis è l'uomo che i muri li abbatte, che non si pone limiti. Ce l'ha tatuato sulla pelle, è la sua missione, ha quasi un significato "biblico", qualcosa che ha a che fare con la resurrezione, oltre che un tributo al rapper statunitense Tupac Shakur: "I was born not to make it but I did. Still I Rise". Non sono nato per farlo, ma l'ho fatto. E sono ancora in piedi. Firmato Lewis Hamilton. Superstar.