La crisi finanziaria della Force India ha portato a galla la mancanza di uno spirito di gruppo che da sempre caratterizza il mondo della Formula 1.
Si torna in pista per il GP del Belgio domenica 26 agosto con la gara live in esclusiva su Sky Sport F1 (canale 206) alle 15.10 (pre dalle 13.30)
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FORCE INDIA IN CRISI? UN PO' DI DOLCEZZA AI BOX
FORCE INDIA IN AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA
Negli anni ’80 per definire il paddock della Formula 1 fu coniata l’espressione “Il Circus”, ed in effetti sono molte le similitudini tra il campionato per monoposto più famoso al Mondo e l’attività itinerante che ha divertito generazioni di bambini. Ma sarebbe un errore associare al “Circus” l’idea di una comunità, di un gruppo compatto che ogni anno si sfida in ventuno weekend sulle piste di cinque continenti. Il paddock di Formula 1 è più simile ad un recinto di belve feroci, in cui i capobranco non fanno sconti a nessuno. Anzi, per assicurarsi più cibo possibile non esitano a mettere fuori gioco gli avversari in difficoltà, dando vita a faide che durano anche decenni.
L’ultimo esempio è il caso della Force India. La squadra con sede a Silverstone è da anni proprietà del discusso imprenditore indiano Vijay Mallya, sotto pressione da tempo per problemi con lo stato indiano. Negli ultimi mesi il team è stato colpito da una profonda crisi finanziaria che l’ha portato ad entrare in regime di amministrazione controllata. Una situazione allarmante. Ma dopo molti tentativi di acquisto da parte di potenziali acquirenti naufragati in difficili trattative con Mallya, la nuova situazione finanziaria consente alla squadra di poter essere messa sul mercato a favore di nuovi compratori.
Il tam-tam sparsosi lo scorso weekend nel paddock dell’Hungaroring riporta di almeno quattro potenziali acquirenti, tutti in grado (sulla carta) di poter garantire le dovute risorse finanziare indispensabili per pianificare un futuro sereno del team. C’è però un ostacolo ostico da superare, e riguarda il diritto ad essere inclusi nella suddivisione degli introiti che Liberty Media distribuisce a ciascun team, fondi provenienti dalla vendita dei diritti televisivi, dai contratti con i promoter dei circuiti e dagli sponsor ufficiali della Formula 1. Quando una squadra passa di mano, per mantenere il diritto ai contributi distribuiti da Liberty Media serve l’okay da parte di tutte le altre squadre, come previsto dal Patto della Concordia che regolamenta gli aspetti finanziari della Formula 1.
Un nuovo team che si affacciasse in Formula 1 (il caso più recente è la Haas) nelle prime tre stagioni di permanenza nel campionato non beneficia di questi contributi, perdendo almeno 50 milioni di dollari a stagione. I rappresentanti della Liberty, preoccupati per il futuro della Force India, hanno chiesto l’autorizzazione a tutte le squadre nel corso del fine settimana da Budapest in modo da poter rendere il team più appetibile il team sul mercato dei possibili acquirenti, ma tre squadre (Renault, Williams e McLaren) non hanno sorprendentemente concesso il nullaosta.
Non è un caso che si tratti di team che considerano la Force India un avversario diretto, ma stupisce come per interessi del tutto personali queste squadre siano disposte a vedere morire un avversario. Siamo alle solite, ed ancora una volta si registra l’assoluta mancanza di visione comune che oggi rappresenta il male maggiore in Formula 1. Per poter assicurarsi un contributo più alto (in caso di chiusura della Force India gli introiti sarebbero divisi per nove team anziché dieci) i rappresentanti di Williams, Renault e McLaren non si fanno problemi a rimpicciolire ulteriormente la griglia di partenza, che senza la Force India diventerebbe di sole diciotto monoposto. E non si fanno alcun problema a mettere a rischio licenziamento i quasi 400 dipendenti che oggi operano nella sede di Silverstone.
Se le parti in causa, come ci si augura, non faranno marcia indietro, sarebbe una pagina disonorevole per la Formula 1. E non è neanche comprensibile il concetto di ‘business is business’, perché dalla Haas, avversario diretto della Force India, è arrivato subito l’okay. Forse l’imprenditore statunitense Gene Haas, proprietario dell’omonimo team, non è ancora stato inghiottito dalla logica perversa che gestisce molti aspetti economici della Formula 1, in ogni caso, tanto di cappello per la sportività.
Se le posizioni rimarranno ferme, l’unica speranza è che tra i nuovi potenziali acquirenti della Force India possa esserci una cordata con una forza economica tale da potersi permettere un triennio inziale senza bonus, rinunciando ad un contributo complessivo di 150 milioni di dollari. Tanti soldi, ma le cifre vanno valutate sempre nel contesto economico di chi acquista. Sarebbe una notizia straordinaria per la Force India, che forse ha solo la colpa di aver lavorato egregiamente nelle ultime stagioni pur disponendo di un budget inferiore ai team che oggi stanno provando a condannarla.