Dopo la gara di Monza, la distanza tra Hamilton e Vettel è tornata ad allargarsi: a sette gare dalla fine la sfida per il mondiale piloti non è decisa, ma ora il tedesco non può più sbagliare
Trenta punti tra Lewis Hamilton e Sebastian Vettel: 5 in più del valore di una vittoria, e 5 in più rispetto a quelli che separano Ferrari da Mercedes nel mondiale costruttori. Nulla rispetto a un anno fa, quando la rossa era a - 62, ma tanto considerando la SF71H la miglior macchina di questa stagione.
La Ferrari ha fame e la Mercedes – alla quale di certo non manca l’appetito – ha forse la tranquillità data dai mondiali, 4 piloti e 4 costruttori vinti di fila nelle ultime quattro stagioni.
Hamilton, cresciuto a suon di ruotate con rudi compagni di squadra quali Alonso, Button e Rosberg, adesso che ha a sua completa disposizione Valtteri Bottas, e può gestire il suo essere numero 1 con grande serenità. Splendido l’attacco a Vettel, al quale il ferrarista ha risposto in modo scomposto cadendo nel quinto errore evidente dopo quelli di Baku, Francia, Austria e Germania.
Hamilton fin qui è stato un perfetto calcolatore, mettendo in tasca punti pesanti nei momenti difficili per colpire quando le condizioni glielo consentivano. A Monza aveva un solo modo per vincere – prima magari di mettersi in versione Prost, il professore, e accumulare altri punti fondamentali per il campionato – ossia attaccare subito, come non mai quest’anno. L’ha fatto e ha vinto, aiutato dalla squadra e da Bottas. Vettel ha reagito da latino più che da tedesco, forse caricato troppo dal bagno di folla della settimana o forse indispettito per non aver fatto la pole o non essere riuscito subito, nonostante un attacco deciso, a superare Raikkonen.
30 punti sono tanti, ma anche 7 gare da disputare non sono poche. Non è che bisogna essere geni per capire che per vincere serve fondamentalmente una cosa: la perfezione.