Alonso e l'addio alla Formula 1. Matteo Bobbi racconta: "Abbiamo condiviso una parte della carriera, resta il migliore"
Formula 1Matteo Bobbi, pilota e volto di Sky Sport racconta il periodo in cui ha vissuto con il pilota spagnolo all’inizio della carriera, quando correvano rispettivamente in Formula Nissan e in Formula 3000. "All’inizio vincevo io a ping pong, poi si è allenato e non ho mai fatto più di 5 punti. Ha la mentalità da campione". E sulla sua scelta dell'asturiano di lasciare la F1: "Col casco in testa resta il migliore insieme a Hamilton"
Lascia la Formula 1 per cercare di scrivere la storia. Lo farà a 37 anni, un’età in cui non avrebbe più molto da dimostrare dopo una carriera ricca di successi e soddisfazioni. Al termine del GP di Abu Dhabi Fernando Alonso saluterà il Circus dopo 2 Mondiali vinti e oltre 300 GP disputati, ma non ha alcuna intenzione di ritirarsi dal mondo delle corse. "La Tripla Corona non mi basta, voglio qualcosa di più", aveva detto in esclusiva ai microfoni di Sky Sport dopo le qualifiche di Monza. Ha già vinto il Gran Premio di Monaco nel 2006 e nel 2007 e la 24 ore di Le Mans con la Toyota TS050 Hybrid nel 2018. Manca solo la 500 Miglia di Indianapolis per "Il Triplete" dell’automobilismo: nel 2019 proverà a conquistarla a bordo della McLaren. Nuova sfida, nuovi stimoli per il pilota nativo di Oviedo, che sin da giovane mostrava una determinazione fuori dal comune nel voler primeggiare sugli altri.
Quella volta nel 2000...
"Abitavamo a casa di Adrian Campos, il manager di Fernando: lui correva in Formula 3000, io in Formula Nissan nel team dello stesso Campos. E’ stata una convivenza corta perché lui è andato a vivere da solo. Eravamo tranquilli, lui sicuramente più di me e questo ha fatto la differenza dal punto di vista dei risultati”. Sin da giovane Alonso ha sempre cercato di dimostrarsi il migliore, non solo al volante di un’auto da corsa: “La prima cosa che mi viene in mente pensando a lui è la sua voglia di vincere totale e completa. Mi ricordo che eravamo ragazzini e giocavamo a ping pong. Le prime volte che ci sfidavamo ero forte, riuscivo a batterlo. Poi lui si è messo lì, a testa bassa, a giocare con qualcun altro: quando è tornato 2 settimane dopo, non ho mai fatto più di 5 punti. Questo ti fa capire la testa, la psicologia di un campione".
Mentalità da campione, come Kubica
Mi ricorda molto Robert Kubica, hanno 2 mentalità molto molto simili: qualsiasi cosa facciano, dal giro in bicicletta alla corsa a piedi, fino all’allenamento in palestra, devono sempre essere migliori di chi hanno accanto. E’ una caratteristica stupenda che solo i campioni hanno. Un possibile ritorno non è escluso ma al momento non sembra essere nei pensieri di Alonso: “Magari se sarò disperato sul divano…”, ha scherzato nella conferenza stampa del giovedì ad Abu Dhabi.
E' ancora il migliore
Col casco in testa Alonso è ancora il migliore insieme a Hamilton, i suoi problemi sono nati quando il casco no lo indossava. Alcune scelte politiche non sono state le migliori, ma una volta che è in pista riesce sempre a fare la differenza. Lo ha dimostrato quest’anno: Vandoorne è un pilota forte ma lui lo ha demolito. Dal 2019 cercherà di fare lo stesso con gli avversari che incontrerà a partire dalla 500 Miglia di Indianapolis. L’obiettivo è scrivere la storia dell’automobilismo: per farlo non gli basterà eguagliare il leggendario Graham Hill, l'unico a riuscire nell’impresa di portare casa la Tripla Corona, aggiudicandosi il Mondiale di F1 nel 1962 e nel 1968 (con 5 successi nel GP di Monaco) la 500 Miglia di Indianapolis nel 1966 e la 24 Ore di Le Mans nel 1972. Fernando dovrà spingersi oltre e di questo è consapevole. Dovrà porsi nuovi obiettivi, sempre più ambiziosi. Sempre apparentemente più irraggiungibili. Non per lui, però, che al momento ha rinunciato solo al record di vittorie in F1 (91) e di Mondiali (7) di Schumacher. Quello sarà l’assillo di Hamilton, che dopo aver agganciato Fangio a quota 5 titoli, ha messo nel mirino proprio il tedesco. Tutto il resto è ancora alla portata dell’asturiano. Anche ciò che ancora non esiste, come un’ipotetica “Quadrupla Corona”. E non ci sarebbe da sorprendersi se ci riuscisse. Già ai tempi delle partite a ping pong gli indizi del suo talento e della sua determinazione c'erano tutti. Ed erano abbastanza per formare una prova. Alonso non si arrende, neanche a 37 anni, neanche dopo aver lasciato la F1. Neanche se si tratta di scrivere la storia.