Formula 1, Marc Gené racconta Alonso: "E' un simbolo della Spagna"

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Il pilota e collaudatore della Ferrari, volto della F1 su Sky Sport, spiega cosa rappresenta Fernando Alonso per la Spagna: "E' un'icona e lì sono certi che tornerà". E scopriamo chi è il Leone di Oviedo fuori dalla pista

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Marc Genè "spiega" Fernando Alonso. Lo fa da pilota e quindi da esperto di Formula 1, ma anche da connazionale del 37enne driver di Oviedo che ha deciso di chiudere la sua storia con il Circus. Gené  racconta a Sky Sport F1 come il bicampione del mondo sia considerato uno tra i più importanti sportivi nella storia della sua terra. Un'icona che, soprattutto negli ultimi giorni, occupa la prima pagina di tutti i media spagnoli in vista del suo saluto alla Formula 1. "È un simbolo - racconta il collaudatore della Ferrari - è il 6° pilota spagnolo nella storia della Formula 1. Io e Pedro De La Rosa eravamo rispettivamente il 4° e il 5°, e nessuno aveva mai ottenuto un risultato migliore del 5° posto in Campionato prima di lui. Con la vittoria di quei due titoli (2005 e 2006, ndr), ha fatto parlare di sé in tutto il mondo. In Spagna si è cominciato a trattare sempre più la Formula 1 e i Gran Premi, iniziando a commentarli ogni lunedì post gara".

In Spagna scommettono sul ritorno

Abu Dhabi non è stato solo teatro dell’ultimo atto mondiale, ma anche quello dell’ultimo Gran Premio di Alonso nella massima serie. "Nonostante non ottenga podi da molto tempo- continua Genè- in Spagna si parla ancora tanto di lui e il suo addio alla Formula 1 viene considerata un'ingiustizia. In molti credono in un suo ritorno e lo credo anche io. Non esiste altro sport nel motorsport che come la Formula 1 ti dà il giusto feeling con la guida. Penso che, tra qualche anno, tornerà. Dovrà farlo, però, con una macchina che non solo gli dia modo di vincere un mondiale ma che lo faccia anche divertire. Lui non lo ammette, ma negli ultimi anni non si è divertito.”

Le imprese in Formula 1

Alonso è entrato nella storia del Motorsport per le sue imprese in pista. Due, le più formidabili, quelle che lo hanno portato a divenire il Principe delle Asturie, fatte sotto l’ala di Flavio Briatore in Renault: nel 2005, chiude il Mondiale con due gare d’anticipo sbaragliando i principali contendenti in McLaren Montoya e Raikkonen; il secondo titolo lo conquista l’anno successivo, riuscendo a battere la Rossa e il suo kaiser, Schumacher, dopo un’annata senza esclusione di colpi in cui la differenza l’hanno fatta i piazzamenti e la meccanica.

Fuori dal circuito

Nelle sue amate Asturie, Fernando è considerato un idolo. Nel 2015 ha inaugurato un museo interamente dedicato a lui. Una struttura di due piani a La Morgal, vicino a Oviedo, sua città d’origine, che ospita tutte le vetture che ha guidato nel corso della sua carriera, a partire dai kart. Oltre alle quattro ruote, sono esposte anche le sue tute e i suoi caschi; il tutto accompagnato da un circuito omologato per i kart disegnato dallo stesso pilota spagnolo prendendo spunto dalle curve e dai rettilinei delle sue piste preferite, con lo scopo di aiutare tutte le giovani speranze del motorsport a costruire una carriera di successo.

Il futuro

IndyCar e Wec. Questi sarebbero i programmi di Alonso per il 2019, e stando alle sue ultime dichiarazioni, non avrebbe intenzione di partecipare all’intera stagione della categoria a stelle e strisce ma solo alla 500 Miglia di Indianapolis. In tanti vivono nella convinzione che quello del bicampione non sia un addio definitivo alla Formula 1, ma un arrivederci. Un anno sabbatico, forse, che sicuramente potrebbe far ritornare in lui lo stesso spirito combattivo di quel Alonso che esordì con la Minardi 17 anni fa.