Sparisce il nome Force India dal mondiale dopo 11 stagioni con sei podi e una pole position. Ecco la storia di un team che ha provato ad impensierire i top e che ha surclassato giganti come Williams e McLaren nelle ultime 4 stagioni
C’era una volta la Jordan, una scuderia capace di vincere 4 Gran Premi, segnare 19 podi e far esordire un certo Michael Schumacher. Fallita la Jordan, con buona pace del vulcanico Eddie, fu la Midland, poi la Spyker sempre nella sede a poche centinaia di metri dal cancello principale del circuito di Silverstone. Poi un bel giorno di fine 2007 a quella porta bussa un miliardario indiano, proprietario della più grossa compagnia produttrice di alcolici dell’India che ha, tra le altre proprietà, anche una compagnia aerea che porta lo stesso nome e lo stesso logo della birra da lui prodotta: la Kingfisher. Quel miliardario è Vijay Mallya, uomo che con business in mezzo mondo e forti ramificazioni a Londra, che rileva una morente Spyker e le cambia nome e colori. Mantiene un po’ di arancione e aggiunge il bianco e verde della bandiera indiana e così, in quel di Silverstone, nasce la Force India.
L’esordio è nel mondiale 2008 con una monoposto motorizzata Ferrari. Al volante il tedesco Adrian Sutil, pilota veloce con ottime doti da pianista, e il nostro Giancarlo Fisichella che dopo l’esperienza in Renault ha ancora qualcosa da dire nel mondo della F1. Il primo mondiale però comincia malissimo con un doppio ritiro. A Monaco Sutil entra in zona punti ma un incidente con Raikkonen lo toglie dalla gara. In realtà, nonostante le ire degli uomini Force India, per Sutil era in arrivo una penalità per un sorpasso in regime di bandiere gialle che gli avrebbe comunque tolto la gioia dei primi punti.
La stagione 2009 vede grossi cambiamenti. La motorizzazione diventa Mercedes, la scuderia si accorda con McLaren per la fornitura del cambio e del posteriore della monoposto e il balzo in competitività è evidente. Fisichella e Sutil però faticano a tradurla in punti anche perchè, per segnarli, devi ancora arrivare tra i primi 8. Sutil ci si avvicina in Cina e in Germania ma per l’aquaplaning a Shanghai e un incidente con Raikkonen al Nurburgring glielo impediscono. Ma poi, a due terzi di stagione, arriva il Belgio. E arriva una prima gioia di quelle che non ti saresti aspettato: pole position, la prima nella storia Force India con Giancarlo Fisichella che precede la Toyota di Trulli. In gara il romano si ritrova subito Raikkonen, partito settimo, alle spalle.
Un incidente toglie di mezzo Button, leader del mondiale, Hamilton, Alguersuari e Grosjean. Entra la safety car e alla ripartenza Raikkonen, grazie al Kers che la Force India non ha, passa Fisichella e va a vincere. La Force India, a 9 decimi dalla Ferrari, è a podio, seconda, per la prima volta nella propria storia. Fisichella esulta e Mallya ringrazia lasciandolo libero dal contratto per andare a correre le ultime gare della stagione, e della carriera in Formula 1, con la Ferrari. Al suo posto arriva Vitantonio “Tonio” Liuzzi che a Monza, all’esordio con la scuderia anglo-indiana, si qualifica settimo con il suo compagno addirittura secondo. In gara però è costretto al ritiro per problemi meccanici mentre Sutil chiude quarto e conquista anche il Giro Più Veloce in gara, il primo nella storia del team.
I due vengono confermati anche per il 2010, vanno a punti con una certa costanza e a Monaco arriva anche il primo doppio piazzamento tra i 10 con l’ottavo e il nono posto. I migliori risultati della stagione sono poi il quinto posto del tedesco in Belgio e il sesto posto dell’italiano in Corea.
Il team chiude settimo su 12 nel mondiale ad appena un punto dal sesto posto di una scuderia 9 volte campione del mondo come la Williams.
Nel 2011 Paul di Resta, scozzese di italianissime origini, prende il posto di Liuzzi e affianca Adrian Sutil. La stagione parte nel modo migliore con i doppi punti per il nono e decimo posto (SUT-DIR) arrivato grazie alla squalifica della Sauber. Ormai la Force India è ben consolidata a metà classifica e il mondiale la vede chiudere al sesto posto.
2012 e 2013 sono anni di crescita senza che, però, si torni mai sul podio. Nico Hulkenberg viene messo al fianco di Paul di Resta e Bianchi è firmato come pilota di riserva. Nel 2012 miglior risultato è il quarto posto che arriva due volte con di resta a Singapore e con Hulk in Belgio confermando la tradizione favorevole alla Force India a Spa. La squadra chiude settima nel mondiale facendo un passo indietro rispetto al sesto posto dell’anno prima. Ma nel 2013, con il ritorno di Andrian Sutil e una macchina competitiva, il team di Vijay Mallya chiude di nuovo sesto.
La svolta vera però è nel 2014 e si chiama Sergio Perez. Il Messicano, dopo una stagione deludente in McLaren in cui ha mostrato troppi limiti caratteriali, si rimette in discussione firmando per la Force India. E con lui arrivano tutti gli altri podi, dopo quello di Giancarlo Fisichella, della storia del team.
Cinque piazzamenti ben distribuiti negli anni: il primo proprio nel 2014 in Bahrain poi quello del 2015in Russia che aiuta, anche grazie alla costanza di Hulkenberg, ritornato in squadra, a raggiungere uno storico quinto posto nel costruttori. Un piazzamento incredibile considerando che la squadra, per problemi economici, aveva saltato due delle tre sessioni di test invernali, presentandosi solo al secondo giorno del test 3 a Barcellona con una monoposto rivisitazione di quella dell’anno precedente. Solo da Silverstone Perez e Hulk hanno avuto a disposizione la versione B che ha permesso al messicano di centrare il podio, come detto, in Russia.
Nel 2016 i piazzamenti tra i primi tre sono addirittura due: Monaco, dove mai nemmeno la Jordan era arrivata a podio, e Baku. Questi risultati spingono il team al quarto posto nel mondiale alle spalle di mostri sacri come Mercedes, Ferrari e Red Bull.
Nel 2017 d’improvviso, un lampo di rosa. Nonostante i risultati la situazione economica della Force India è sempre in bilico: Vijay Mallya è condannato per bancarotta in India e costretto a non uscire dalla Gran Bretagna, unico Gp in cui fa la sua comparsa tra paddock e muretto box, e si cerca, senza nemmeno troppo nasconderlo un acquirente del team. Intanto i soldi per andare avanti arrivano da un sponsor austriaco che ha il rosa come colore principale. E rosa diventa tutta la monoposto scatenando la fantasia di tifosi e addetti ai lavori che ribattezzano subito la VJM10 “Pantera rosa”. Poco aggressiva nei colori forse ma competitiva in pista la macchina permette a Perez e a Ocon, arrivato nel team a sostituire Hulkenberg, di chiudere ancora quarto nel costruttori. Nonostante le lotte, le incomprensioni e gli incidenti tra i due facciano lasciare punti preziosi per strada come in Azerbaigian al via o in Belgio. Per Ocon in Spagna arriva anche il miglior piazzamento della carriera con un quinto posto.
Il 2018 non è più nemmeno storia: è cronaca. Una macchina mediamente competitiva, con cui Perez, sempre lui, va a podio in Azerbaigian, ma che soffre di mancanza di soldi e sviluppo. La squadra smette di ricevere gli stipendi finchè, prima delle vacanze estive, Sergio Perez non la porta in tribunale. Lo fa, afferma, per salvaguardare le persona che lavorano in fabbrica. Solo così si può costringere Mallya a vendere il team. E così, in effetti, succede. A rilevarlo è una cordata di imprenditori che fa capo a Lawrence Stroll, miliardario Canadese papà di Lance che corre in Williams, che rileva strutture, contratti in essere e personale compresi i piloti. Cambia il nome che però, per poter continuare a competere, mantiene, per la Federazione Internazionale, la dicitura Force India. Appare per la prima volta però il nome “Racing Point”. E sotto quell’egida arrivano costanti piazzamenti a punti che permettono al nuovo team, partito da zero dal GP del Belgio, di chiudere settimo nel mondiale con sole nove gare disputate su 21. Ma la storia della vera Force India, per statistici e puristi, si è chiusa quest’anno in Ungheria dopo 212 Gran Premi, 1 pole position, 3 prime file, 5 giri più veloci, 6 podi, 65 giri in testa e 1098 punti mondiali. E allora addio cara vecchia Force India, compagna di tante avventure, benvenuta Racing Point F1 Team.